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La gran truppa dei commentatori politici italiani, fatte salve le solite poche eccezioni, è già al lavoro.
Ma Elly Schlein di quante identità di genere, di nazionalità e patrie, di politica e religioni e ideologie è portatrice?
E si schiererà per la guerra, per la pace, o per la guerra e per la pace?
E come farà a occuparsi dei poveri, se viene da famiglia ricca e benestante?
E come farà a occuparsi dei lavoratori italiani, lei che non ha lavorato mai; e dei disoccupati, lei che il lavoro non lo ha mai perduto, non avendo mai avuto la necessità di trovarlo?
E come farà a tenere unite le due anime del PD, il diavolo e l’acqua santa?
Come farà a riscaldare quella che Achille Occhetto definì sempre la “fusione fredda” che generò il PD?
Non correrà il disperato rischio di quei giovani i quali, entusiasmandosi, come diceva il poeta Majakovsky, erano convinti di “poter riscaldare un gelato”?
E come farà ad affrancarsi dalla tutela di quei “padrini” che le hanno offerto tanta solidarietà interessata?
Ma come farà a dirigere il PD, lei che lo ha scalato essendosi iscritta appena il giorno prima?
E come potrà mai battere, nel faccia a faccia, la Giorgia Meloni, lei che non è una Rosa Luxemburg?
E poi, vuoi mettere?
La Giorgia è “leader donna”, la Elly è “leader femminista”.
Mah.
Sono cose che non capiamo sino in fondo. Obiezioni micragnose. Speculazioni tanto cavillose quanto interessate, sperando di poter continuare a lucrare in termini di rendite di posizione, visibilità, poltrone.
Intanto, la gran truppa dei commentatori, fatte salve le eccezioni che dicevamo, non avevano capito un bel nulla dello tsunami in arrivo dai gazebo.
Erano convinti che tagliatelle al ragù, piadine, ciccioli e rane fritte, dovessero continuare a essere, all’infinito, la location alimentare e la dieta base di un leader del Pd, rassicurante e pacioso amministratore di “scuola emiliana”, cortese e cavalleresco con l’avversario (vedi la Meloni), teoricamente solido e di postura ben piantata, come Stefano Bonaccini, che i circoli PD, nella partita di andata, avevano abbondantemente preferito alla Schlein.


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Invece, la sorpresa.
Sorpresa larga, non di misura.
Sorpresa che non è destinata a esaurirsi nello spazio di una prima serata. Sorpresa poi, va anche detto, che ha spiazzato i quartieri generali, persino quelli del Terzo Polo, di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che si sono prontamente proiettati la pellicola che, siccome la Schlein spezzerà il Pd in due tronconi, loro saranno nei paraggi con lo zatterone del “grande centro”, a recuperare i “naufraghi” in fuga dalla Schlein.
Sorpresa che però, a urne ormai aperte, i commentatori sanno spiegare benissimo: anche questo è stato, tanto per cambiare, un “voto antisistema”. D’accordo.
Verrebbe da dire che c’è una sola cosa che ancora non sappiamo di questa donna dai mille volti che sarà chiamata a dirigere il PD.
Ma cosa mangia la Schlein?
E’ l’unico aspetto della sua vita che i commentatori politici non hanno ancora sviscerato. Non è un caso. E invece crediamo sia importantissimo.
Parafrasando Marx, che a sua volta parafrasava il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, potremmo dire che non solo gli uomini, ma anche le donne, sono ciò che mangiano.
Pare che Churchill andasse pazzo per: il fagiano, il salmone fresco e affumicato, la trota e il paté de foie gras, l’anatra all’arancio, la spalla di agnello arrosto, ma anche le sogliole di Dover, i granchi e le aragoste, e via dicendo.
Tutta roba costosissima, da “ricchi”, direbbe il commentatore Italo Bocchino, per chi aspira a dirigere un partito degli ultimi.
Ma è altrettanto vero che Churchill dimostrò di saper fare sia la politica, sia la guerra.
Quindi ci sembra che Bocchino non veda molto lontano a tale proposito.
Ma qualche considerazione finale si impone.
Se dovessimo dare a Elly Schlein dei consigli (non richiesti) le diremmo.
Faccia tutti gli errori necessari, ma li faccia per le sue intime convinzioni, e con le sue mani.
“Tiri innanz”, di fronte alle sirene televisive, ai predicatori che introducono le serate, ai dispensatori di veleni che, nelle notturne rassegna stampa, riescono a dare il meglio di loro.
Diffidi di tutti quelli, dentro il partito, che le diranno “Elly stai serena”.
Quante ne dovrà vedere. In che guai si è andata a cacciare. Quante cose la corpacciuta classe politica italiana non le perdonerà mai.
Però, dalla sua parte, ha un grande asso nella manica, che naturalmente sfugge ai radar dei commentatori politici, di cui sopra.
Il punto dirimente, infatti, non è se dividerà in due quel che resta dell’elettorato del Pd, che comunque sta rivedendo “quota venti per cento”, il che ha una sua rispettabilità.
Ma quanti italiani, che ormai si astengono quasi per principio, lei riuscirà a recuperare al voto.
Spieghiamoci meglio.
Alle regionali di Lombardia e Lazio ha votato il quaranta per cento degli aventi diritto.
Il sessanta per cento non è andato a votare. Chiaro?
Se Elly Schlein, tante patrie, tante nazionalità, tante famiglie, tante culture, tante ideologie, e alimentazione fin qui sconosciuta, riuscirà a riportarne al voto anche solo il 10 per cento, lo sapete che significa?
Che terremoterà anche la politica italiana, dopo aver terremotato i gazebo. E si scoprirà che il 30 per cento del quaranta per cento dei votanti, che vota i Fratelli d’Italia, non è poi questa gran maggioranza nel paese.
Bisogna portare pazienza: alle amministrative, previste a maggio, inizieremo a capire se per il PD la carta Schlein è stata quella giusta.
A noi, per quello che vale, non dispiace per niente.

Foto © Imagoeconomica

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La rubrica di Saverio Lodato 

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