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Aspettiamo di vederli alla prova. Giudicheremo dai primi fatti di governo. I pregiudizi ideologici non conducono da nessuna parte. Il fascismo non è alle porte. Non assisteremo a una riedizione della marcia su Roma. L’adesione alla Nato è garantita e fuori discussione. Gli impegni presi con l’Europa saranno rispettati. Il diritto all’aborto non sarà messo in discussione. La destra ha vinto le elezioni. Governerà bene. Stupirà tutti con effetti speciali. E governerà per cinque anni.
Sembra di assistere a un film dell’istituto Luce, durante il ventennio fascista.
Retorica a piene mani e strumentalizzazione propagandistica e faziosa della realtà. Sbigottiti dal posto in cui si trovano, impacciati dalle luci di una ribalta accecante, i vincitori delle elezioni si danno man forte, nei talk televisivi, descrivendo la bellezza del governo che verrà.
“Giorgia” - così la chiamano ormai confidenzialmente tutti gli associati - è l’unica che può farcela.
Giorgia tirerà diritta per la sua strada. Giorgia non subirà pressioni né ricatti. Giorgia garantirà il buon nome dell’Italia, in Italia e all’estero.
Giorgia girerà per sempre le spalle al fascismo. Giorgia girerà per sempre le spalle al sovranismo. Giorgia non farà del Parlamento un bivacco per i suoi manipoli.
Adesso, però, arriva Lui.
Silvio Berlusconi, che apre piano la porta, e lascia tutti di sasso.
Dolcissime letterine a Putin, l’amico ritrovato. E bottiglie di lambrusco, in cambio di Vodka.
Lista dei ministri già pronta.
Sbattuta in faccia al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e alla stessa Giorgia Meloni.
Quotidiano capovolgimento degli impegni sottoscritti il giorno prima - così almeno dicono i suoi denigratori - con quelli che dovrebbero essere i suoi alleati di governo.


la linea della palma 820

Magari ci staremo anche dirigendo verso il migliore e più duraturo dei governi possibili, come raccontano i film dell’Istituto Luce che in questi giorni scorrono in prima serata.
Ma certo che la strada imboccata, e “Giorgia” ne converrà, al momento si presenta alquanto bizzarra.
Ignazio La Russa, presidente del Senato.
Lorenzo Fontana, presidente della Camera.
Benito Mussolini che, come un eterno fantasma del palcoscenico, ricompare all’improvviso nelle pinacoteche delle sedi istituzionali.
Sono facce che scorrono sullo schermo della politica italiana in queste ore. Tutto qui.
Non certo - lungi da noi il pensarlo - facce concatenate l’un l’altra.
Ma l’effetto finale del montaggio è quello di vedere i Leoni minacciosi, scolpiti all’ingresso di una casa padronale per mettere paura ai malintenzionati.
Non sarebbe stato meglio se “Giorgia” avesse fatto ricadere la sua scelta su statue un po’ più rassicuranti, raffiguranti magari Angioletti di centrodestra? Ne avranno qualcuno, messo da parte.
Ma ecco che arriva Lui, Silvio Berlusconi.
A ricordarci che, da almeno trent’anni, tiene mezza politica italiana sotto scacco.
Un modo elegante per dire che conosce vizi privati e pubbliche virtù di tutti quelli che, dopo averlo eternamente osannato in tutte le maniere consentite, costruendo così le loro odierne fortune, oggi pretenderebbero di affrancarsi da decenni di schiavitù.
Irrompe Silvio Berlusconi.
E irrompe nella sala da ballo, fra “uommene scicche e femmine pittate”.
Sempiterno “Zappatore” - indimenticabile Mario Merola - per ricordare a tutti che “io pe ve fa’ signore, aggio zappato”.
E “nun se scorda a mamma”.
Un lavoro che si presenta assai difficile quello di “Giorgia”.
Ma aspetteremo, anche noi, di vedere il governo alla prova dei fatti. 

Foto © Imagoeconomica

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La rubrica di Saverio Lodato

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