L’argomento più stucchevole, in questa campagna elettorale, è quello di affermare la presunta scorrettezza di Conte nella sua difesa a oltranza del reddito di cittadinanza.
Una gogna mediatica e politica alla quale stanno partecipando tutti. Se l’unico “campo largo” che può manifestarsi in Italia è quello contro i 5 Stelle, ciò significherà pure qualcosa.
In questa campagna elettorale nessuno sta parlando dei “poveri”. Eh già.
Quelli che in Italia secondo alcune statistiche si aggirerebbero intorno agli otto milioni.
Che ne facciamo dei “poveri”? Cosa vogliono farne le Meloni, i Salvini, i Berlusconi, i Calenda, i Renzi, i Letta? Non è dato sapere.
Tutti ripetono un unico mantra, quello del “campo largo”: il reddito di cittadinanza favorisce i poltroni da poltrone e sofà; li diseduca dal lavoro; sono un costo insostenibile per le casse dello Stato; ergo il reddito di cittadinanza va abolito e sostituito con l’immissione del poveraccio nella catena produttiva.
Cerchiamo di essere seri.
S’io fossi povero, farei questo ragionamento: il reddito di cittadinanza mi è stato dato e guai a chi me lo tocca; quando mi offriranno il lavoro allora sì che rinuncerò al reddito di cittadinanza. E mi alzerò da poltrona e sofà.
E’ così difficile da capire?
Quelli che in queste ore attaccano ferocemente Giuseppe Conte, accusandolo persino di “voto di scambio”, sono perfettamente in malafede. E sanno che dalle urne, con ogni probabilità, sarà questa la unica vera sorpresa elettorale che scaturirà: invece che scomparire, dopo il salto della quaglia di Luigi Di Maio, rientreranno in Parlamento. Con buona pace degli sfottitori seriali della “pochette” dell’“avvocato del popolo”.
Sino a qualche giorno fa giornali e tv additavano i 5 stelle al pubblico ludibrio per aver provocato la caduta del governo Draghi.
Quando ci si è resi conto che gli italiani non avevano abboccato alla panzana, la potenza di fuoco si è spostata contro il “reddito di cittadinanza”.
Altro errore tattico e strategico madornale. S’io fossi povero mi domanderei: ma allora tutti quelli che lo attaccano, con la scusa di volermi dare il lavoro, niente niente che sono solo interessati a togliermi il reddito?
Il reddito, insomma, è cosa che c’è.
Il lavoro è cosa che ci sarebbe. Bene che vada.
E stiamo parlando di almeno 2 milioni e mezzo di persone che percepiscono il reddito di cittadinanza. E siccome non saranno tutti single, è lecito supporre che riusciranno a sfamarsi, con questo sistema, almeno il doppio di persone.
Ora è di solare evidenza che dar da mangiare ai poveri sia, o almeno dovrebbe essere, il chiodo fisso di una sinistra che si ritenga tale. Ma come tutti hanno modo di vedere, la sinistra non abita più qui. E il PD appare ormai agli occhi dell’elettorato come il principale responsabile di una politica che ritiene invece vincente agitare il vessillo dell'"agenda Draghi". In altre parole, c’è una prateria immensa che è stata abbandonata.
Quei valori, quei contenuti, quelle istanze di uguaglianza sociale, oggi totalmente disattesi, stanno emigrando da un’altra parte. Resta da capire se i 5 Stelle, questa volta, saranno all’altezza della sfida.
Se saranno cioè capaci di garantire il “pieno” dove gli altri hanno provocato il “vuoto”.
Detto per inciso: come fanno i conduttori televisivi e certi giornalisti a non ricordare mai che i 5 Stelle sono l’unica forza che, grazie al limite dei due mandati, ha mandato in pensione la sua intera classe politica? Occhio perché gli elettori questo lo sanno.
Concludendo. Non crediamo che questa campagna elettorale si vinca con prese di posizione sulla guerra, in un senso o nell’altro; con il premio di “Statista più grande del mondo” conferito a Mario Draghi; con la minaccia dell’uso di “strumenti” (parole infelici) se il popolo non dovesse votare per il giusto verso, avanzata da una Ursula Von der Leyen un po’ su di giri.
Rino Formica, capitano di lungo corso di una politica italiana che non c’è più, oggi ha dichiarato in un’intervista al Riformista: “Forse siamo alla fine del vuoto. Quello che si capisce è che le vecchie oligarchie che hanno fatto quest’ultimo giro di valzer della formazione delle liste tra sei mesi saranno travolte”. Speriamo che la profezia di Formica si avveri davvero.
E non dimenticate mai, quello che diceva lo scrittore Cesare Zavattini: “I Poveri sono matti”.
Foto © Francesco Piras
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La rubrica di Saverio Lodato
ARTICOLI CORRELATI
Perché voterò per Roberto Scarpinato
S’io fossi povero, voterei per Conte
- Dettagli
- Saverio Lodato