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Merita di essere letta, dalla prima all'ultima riga, la lettera scritta da Giuseppe Conte al “Fatto Quotidiano” di oggi, nella quale il leader dei 5 stelle esprime la sua indignazione di fronte alle motivazioni della corte d’Assise d'Appello di Palermo che ha assolto, se non quasi beatificato, i carabinieri che la condussero.
Ragionamento - quello di Conte - che non fa una grinza. E che appare in piena sintonia con le prime tempestive prese di posizione di Nino Di Matteo e Roberto Scarpinato.
Chi vuole, vada a leggersela, la lettera di Conte.
Noi ne scriviamo qui per la semplicissima ragione che Conte, però, non è un magistrato antimafia. Non è, quel che si dice, un addetto ai lavori. Eppure dimostra di masticare assai bene l’argomento.
E proprio per ciò ci appare lodevole il suo tentativo di introdurre finalmente in questa campagna elettorale argomenti seri, gravi, ricchi di implicazioni per il presente e l’immediato futuro dell’Italia.


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Da anni, invece, Politica e Informazione hanno sigillato l’argomento Stato-Mafia sotto colate di cemento, come se fosse pericolosamente radioattivo per il sentire comune degli italiani. E forse anche nel goffo tentativo di nasconderlo all'Europa.
Solo che, così facendo, la Politica si riduce ad affare di bottegucce, in un fondaco in cui vanno in scena solo la caccia al collegio sicuro, le coalizioni degli opposti, i pastrocchi dei perenni cambia casacca, in altre parole, l'inverecondo spettacolo di questi giorni.
Cosa pensano di questa sentenza, che sembra giustificare l'alleanza dello Stato con la Mafia Buona contro la Mafia Cattiva, gli altri uomini politici?
Cosa ne pensano: Berlusconi, Salvini, Meloni, Letta, Calenda, Renzi, Bonino, Tabacci, Gelmini, Carfagna, Di Maio? Per far solo alcuni nomi.
Sin qui, non hanno detto una parola. Magari i loro rispettivi elettori sono interessati a conoscere il loro pensiero. Chissà.
O sono tutti pronti ad alzarsi in piedi, come un sol uomo, per ovazioni a ripetizione nell’eventualità’ in cui il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, dovesse ricordare, con apposito monito, che lo Stato non tratta e non c’è spazio per “zone grigie”, come, per altro, ebbe modo di dire per il trentesimo anniversario di Capaci?
Giuseppe Conte, per il momento, con la sua lettera ha fatto quello che si chiama un goal a porta vuota. Ha detto la sua. E gli va riconosciuto.

Foto © Imagoeconomica

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La rubrica di Saverio Lodato   

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