Caro Saverio,
con la mia intervista (a “Live Sicilia”) intendevo sollecitare la politica a tornare nei territori e a fianco della gente.
Nei confronti di Totò Cuffaro pongo la questione di fondo se egli, pur avendo espiato la pena, ha cambiato davvero stile politico, rispetto al suo passato; cosa che di fatto al momento non mi risulta e che ho lasciato intendere dal tono retorico della mia domanda. Purtroppo il titolo della mia intervista gioca sulla battuta di passaggio che dico e che ha un tono, per così dire, “concessivo”.
Non c’era, pertanto, nella mia intervista né un atteggiamento assolutorio nei confronti di Cuffaro (cosa che ha a che fare con la sua coscienza, se si confessasse), né tanto meno sostenitore, come se egli fosse il nuovo della politica, cosa che il titolo tendenzioso dell’articolo arbitrariamente lasciava intendere. Che dire?
Questo è il fatto giornalistico, al di là e al di qua della nostra amicizia.
Con affetto, Cosimo.
Caro Cosimo,
ci conosciamo da oltre trent’anni. Figuriamoci se mi ha mai animato la vis polemica nei tuoi confronti o, peggio ancora, la volontà di strumentalizzare il tuo pensiero. Alle tue parole di precisazione, non ho assolutamente nulla da aggiungere. Tutto chiarito.
E, anch’io, ti saluto con l’affetto di sempre.
Saverio.
N.B. Lagalla sindaco di Palermo grazie a Cosa Nostra? Non raccontiamo balle
Foto © Paolo Bassani
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La rubrica di Saverio Lodato
ARTICOLI CORRELATI
Ce la faranno i picciotti a riprendersi Palermo?
Roberto Lagalla, Cuffaro, Dell'Utri, e il nulla osta di Fiandaca
Lagalla sindaco di Palermo, la vittoria dei condannati per mafia