Il rettore Roberto Lagalla non è un mafioso, non è mai stato condannato per mafia, non è stato in carcere per mafia, dunque è libero di incontrare Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri.
Cuffaro e Dell’Utri sono stati in carcere per mafia, hanno scontato il loro debito con la giustizia, dunque sono liberi di incontrare il rettore Lagalla.
Palermo è piena di mafiosi che non sono mai stati condannati per mafia, non sono mai andati in carcere per mafia, dunque sono liberi di votare Lagalla.
Il che non significa che il Rettore Lagalla solleciterà il loro voto.
Disgrazia vuole che la vigilia di questa campagna elettorale sia venuta a coincidere con il trentennale della strage di Capaci.
Maria Falcone e Alfredo Morvillo hanno eccepito sul terzetto (involontario?) Lagalla-Cuffaro-Dell’Utri.
I giornali sono rimasti a guardare la querelle, senza sapere bene che pesci pigliare, e dopo oceani di inchiostro inconcludente, i giornali mettono adesso in archivio il trentennale.
Maria Falcone e Alfredo Morvillo dovranno rassegnarsi a non fare più notizia sino al prossimo anniversario. E’ la regola del calendario.
Lagalla, Cuffaro e Dell’Utri, continueranno invece a incontrarsi liberamente. I giornali daranno quotidianamente conto del loro “pensiero politico” antitetico al “giustizialismo”.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino continueranno a dormire sulla collina. Perché la politica non può arenarsi di fronte a simili ostacoli.
E questo, periodicamente, ce lo spiega, in maniera candida candida, il professor Giovanni Fiandaca.
Che il mondo lo conosce, quando dice: “Persone come Salvatore Cuffaro o lo stesso Marcello Dell’Utri hanno tutta la libertà, se lo ritengono, di continuare a impegnarsi politicamente”.
Rettore Lagalla, si può fare.
Foto © Paolo Bassani
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La rubrica di Saverio Lodato
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