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Una ministra provocatrice. Una ministra che gioca allo sfascio? Una ministra convinta di passare alla Storia grazie alla balorda durezza delle sue posizioni? Una ministra che, complice la tragedia che stiamo attraversando in Europa, pensa di non dare nell’occhio con l’assoluta singolarità delle sue scelte? Non lo sappiamo.
Ma è certo che l’attuale ministra della giustizia, Marta Cartabia, ha deciso di andar di cozzo con l’antimafia, i suoi valori riconosciuti, ciò che resta - molto poco in verità - della linea della fermezza in materia di ergastolo ostativo per quei boss mafiosi e stragisti che tanti lutti seminarono in Italia e di carcere “duro”.
Inutile fare il riassunto delle puntate precedenti. Inutile ricordare il “caso Basentini”, le porte delle carceri italiane che improvvisamente si fecero girevoli, proprio per i boss - in tempi di pandemia - da rispedire a casa loro. Inutile ricordare che per le sue scelte più discusse, la ministra Cartabia ha sempre usato la stampella del ritornello “ce lo chiede l’Europa”, giustificando così spirito e contenuti di una riforma della giustizia che hanno sollevato perplessità, riserve e stupore da parte dei settori più avveduti della stessa magistratura italiana.
Ricordare tutto questo, alla luce di quanto sta accadendo in queste ore, è perfettamente inutile.
Andare a cercare fior da fiore, fra centinaia e centinaia di magistrati disponibili e all’altezza del compito, quello dal “curriculum filosofico” - chiamiamolo così - più controverso e divisivo per tesi sostenute, nel passato e nel recente passato, in materia di contrasto penitenziario alla mafia, lascia di sasso.
Sia chiaro.
Il magistrato Carlo Renoldi, che viene annunciato come futuro capo delle carceri italiane, su richiesta della Cartabia al CSM, è persona illibata, convintissima dei suoi punti di vista garantisti. Ma la sua candidatura, indipendentemente dalla sua volontà, si sta rivelando fattore scatenante di polemiche all’interno dello stesso governo del quale la ministra Cartabia rappresenta un ministero significativo.
I 5 Stelle e la Lega non ci stanno. Mentre ci stanno, invece, Forza Italia e il tesoriere del PD. Un quadro imbarazzante.


i nemici della giustizia cop 2

Renoldi scrive nel frattempo una lettera aperta al ministro Cartabia, per chiarire cosa intendesse dire quando parlava di un’antimafia “arroccata nel ricordo del sangue dei martiri”. Ci si lasci dire che, spesso, la toppa risulta più vistosa dello strappo. Quando si ingenerano “equivoci” di tale portata da spaccare un governo e l’opinione pubblica e sindacati di categoria, forse sarebbe meglio farsi elegantemente da parte, piuttosto che scrivere lettere aperte.
Non intendiamo dare lezioni.
Renoldi ha pensato che questa fosse la strada da preferire. Le scelte sono sue.
Però ora ci aspettiamo che la ministra Cartabia gli risponda pubblicamente, con analoga lettera aperta, sullo stesso quotidiano - La Repubblica - che ha aperto le danze e che, nelle more di una risposta, si è prestata all’esaltazione del “curriculum filosofico” del nuovo candidato alla direzione delle carceri. E mai si era visto un postino così solerte nel consegnare una “lettera aperta”, dopo averla commentata, pro domo sua, a ogni piè sospinto. Ma i tempi sono questi.
Per completare il quadro.
Ricordiamo, ad esempio, che potendo scegliere fra migliaia di avvocati disponibili, la Cartabia, nel dicembre scorso, aveva affidato la delega a occuparsi della “professionalità” dei magistrati, all’avvocato Paolo Sisto, difensore di Silvio Berlusconi, nonché parlamentare di Forza Italia, altra persona rispettabilissima sul piano personale, e del quale scrivemmo qui.
Ecco perché, di fronte a due indizi nominativi tanto singolari, sorge il legittimo sospetto che ci sia un forte contenuto provocatorio nelle scelte della ministra della giustizia. Questo non va bene.
Restano infine da capire quali siano le ragioni del pensionamento anticipato del magistrato Bernardo Petralia, che aveva preso il posto di Basentini, in forza - venne detto all’atto della nomina - dei suoi “indiscussi meriti antimafia”. E’ cambiato qualcosa in questi mesi e non ce ne eravamo accorti? O Petralia era eccessivamente “antimafioso” e non sufficientemente “garantista”?
In conclusione.
A sentire i giornali, la ministra Cartabia si muoverebbe in costante sintonia con il premier Draghi. Non abbiamo elementi per dirlo.
Capiremo nelle prossime ore. La palla, adesso, passa proprio a Mario Draghi.
Come non abbiamo dubbi che, in questo momento, persino il Quirinale stia monitorando come dovuto una situazione che a qualcuno sembrerebbe essere sfuggita di mano. Sono argomenti sui quali il nostro capo dello Stato, Sergio Mattarella, non ha mai dimostrato superficialità.

Foto © Imagoeconomica

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La rubrica di Saverio Lodato

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