Salvate la soldatessa Giorgia Meloni.
Firmate appelli in difesa della libertà di pensiero, in nome di Giorgia Meloni.
Intestatevi petizioni on line, affinché Giorgia Meloni sia libera di dire quello che pensa, libera di pensare quello che dice, libera di fare quello che fa, e di chiedere quello che chiede: le elezioni anticipate, di solito.
Giorgia Meloni, politicamente parlando, non è il nostro tipo ideale. E anteponiamo l’ovvio, a quello che stiamo per scrivere, perché non fa mai male ripeterlo per gli immemori e gli smemorati che sono sempre tanti. E ci sono sempre stati.
Ma oggi ci vien da scrivere in sua difesa, esterrefatti che nessuno sinora lo abbia fatto. Nessuno, per intenderci, appartenente alle congregazioni del libero pensiero, del politicamente corretto, delle differenze di genere, dei nemici del totalitarismo altrui, dei volterriani e degli sciasciani, se proprio vogliamo etichettarli in qualche modo, che affollano le redazioni dei giornali e delle televisioni.
Costoro tacciono.
La prendono alla lontana.
Non si espongono in prima persona.
Mentre ci si aspetterebbe, proprio da loro, una mastodontica campagna contro quel proverbiale conflitto di interessi che da trent’anni provoca piaghe civili e politiche spaventose nella vita democratica del nostro Paese e in nome della libertà di opinione. E dire che ne avrebbero ben donde.
Veniamo al dunque. Nelle reti televisive Mediaset circolerebbe la messa al bando della Meloni dalle trasmissioni di intrattenimento che parlano di politica e da quelle di politica che, già che ci sono, spesso finiscono anche con l’intrattenere.
Dopo la pagina turbolenta delle elezioni quirinalizie, lo spappolamento del centro destra, i piatti in faccia fra Meloni e Salvini, e l’ira berlusconiana per il troppo casino, sarebbero state cancellate, all’ultimo momento, le ospitate della stessa Meloni e di altri appartenenti ai Fratelli d’Italia.
Adoperiamo il condizionale perché il condizionale, quando il cavaliere Silvio Berlusconi (che sarebbe poi l’ispiratore della messa al bando della scomoda concorrente; e ricaschiamo anche noi nel condizionale) sembra farla troppo grossa, sta diventando la forma verbale diplomatica da usare per il rispetto che da noi è dovuto a un grande statista.
Si, insomma.
In casi del genere, i giornali non scrivono: Berlusconi ha dato l’ordine di cacciare Giorgia Meloni dai programmi Mediaset. Come fu ai tempi dell'"editto bulgaro". Oggi sarebbe troppo dirompente per i lettori di giornali, meglio il condizionale, per cui l’editto c’è e non c’è, fa fumo, ma sfuma, se ne scrive, mentre lo si smentisce.
L’interessata (la Meloni) sembra crederci, avendo replicato che se fosse andata a mangiare “pane e porchetta” a un raduno di talebani avrebbe totalizzato meno “fatwe” di quelle che, invece, sta subendo in Italia. L’immagine che le è venuta spontanea è quella del “pane e porchetta” al raduno dei talebani. Pazienza.
Ma almeno lei, commentando l’accaduto, non sembra nascondersi dietro il condizionale.
Concludendo.
Vi sembra normale che una bella schierata di televisioni private possano arbitrariamente decidere censure e ostracismi, proibizioni interdetti e scomuniche, nei confronti di chi si ritrova a vestire gli scomodi panni di avversario politico del loro Padre-Padrone?
Immaginate se Berlusconi, anche grazie all’appoggio sbandierato dalla stessa Giorgia Meloni, fosse diventato il nostro Capo dello Stato. Persino la televisione pubblica si sarebbe dovuta adeguare.
Ecco perché dobbiamo difendere sino in fondo Giorgia Meloni.
Purtroppo.
Foto © Imagoeconomica
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La rubrica di Saverio Lodato
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