Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

C’è un piccolo dettaglio che gli osservatori e i commentatori politici, i quali da giorni e giorni si esercitano in quella che sta diventando un’autentica macumba in vista della prossima elezione al Quirinale, tendono curiosamente a ignorare.
Il giro dell’oca, il giro cioè di ogni ragionamento che si dipana per andare a parare al nome che ciascuno preferisce, inizia inesorabilmente dal nome di Mario Draghi.
Lo teniamo dov'è?
Lo spostiamo più in alto?
Lo mettiamo un po' di qua e un po' di là, facendolo diventare un gran commis bifronte, capace cioè di giocare con più ruoli?
Inutile nascondere che, ben nascosto sotto il luccicante diamante della Corona (il nome di Mario Draghi), si nascondono canestri pieni di fichi secchi; valga per tutti lo spasmodico desiderio di non soffocare la legislatura a metà strada, con automatica polverizzazione di poltrone che in tanti, in questo momento, hanno ben garantita,  e se la tengono cara. Evitiamo di far l’elenco di ciascun partito, in quanto, per un motivo o per l’altro, tutti sanno che un valzer come l’attuale, difficilmente potrà replicarsi quando, il giorno che sarà, si tornerà alle urne. 
Ma il dettaglio che pare sfuggire a osservatori acuti non lo abbiamo ancora ben definito, e ci pare il seguente (ferme restando tutte le considerazioni appena esposte) : questa classe politica non è riuscita a esprimere un presidente del consiglio che provenisse dalle sua fila, sebbene l’emergenza sanitaria, che dura ormai da due anni, avrebbe dovuto far prevalere uno spirito collaborativo fra tutti in vista di un nome riconosciuto e condiviso.
Mario Draghi, insomma, è un diamante luccicante ( o per lo meno tale appare ai suoi incensatori), proprio perché non ha niente a che vedere con la classe politica italiana. Sono dovuti andare a ingaggiarlo in Europa, dal vertice della BCE, perché “come Draghi non c’è nessuno”. E quando fai tanta strada, vuol dire che, a portata di mano, non hai nulla.
Da questo apparente dettaglio, ne scaturisce un altro.
Questa classe politica, incapace di esprimere un proprio leader di governo, perché mai dovrebbe esprimere un Capo dello Stato all’altezza di Sergio Mattarella?
Non sono due domande da poco.
Il senatore del PD, Luigi Zanda, ha presentato un disegno di legge a sua firma, affinché sia modificata la Costituzione, impedendo per legge, in futuro, la rielezione di un Capo dello Stato. Vasto programma, come disse De Gaulle rientrando nella Francia liberata, dove si era imbattuto nella scritta: "A morte gli idioti".
Ma Sergio Mattarella, che idiota non è, è sembrato non gradire, leggendovi , nella proposta di Zanda, un voler mettere a posto le carte future per tenersi libere le mani di oggi. E ci riferiamo alle mani di Zanda, in questo caso.
In altre parole, invitare cordialmente Mattarella a restarsene, per ora, al suo posto, non complicando la vita a quei poveri disgraziati che vedono traballare le proprie poltrone.
Il senatore Zanda, e anche questo va detto, sembra insomma essersi convertito improvvisamente sulla via di Damasco (proibire per legge i Capi dello Stato che giocano al raddoppio) dal momento che fu proprio lui, con dovizia di argomenti, uno dei principali tessitori della trama che portò alla rielezione di Giorgio Napolitano, caso unico nella storia della nostra Repubblica.
Fermiamoci qui.
Trovare l’erede di Mattarella - e ne abbiamo scritto qualche giorno fa - sarà impresa ancora più complicata di come lo fu per Draghi.
I giochetti e i giochini non portano lontano.
E c’è poi quel benedetto profilo che ti impedisce di nominare candidati che provengono dalle fila dei servizi sociali;  dagli studi degli avvocati; dalle fila di chi mangiava i cannoli con il governatore di Sicilia che poi sarebbe stato condannato per concorso esterno alla mafia; dalle fila di chi sogna un definitivo Mezzogiorno di fuoco con la magistratura italiana; dalle fila dei catacombali che iniziarono in culla ai tempi della Prima Repubblica. Insomma.
Sarà molto dura trovare un degno erede di Sergio Mattarella. Staremo a vedere.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

La rubrica di Saverio Lodato

Foto originali © Imagoeconomica

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos