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Il programma di Claudio Durigon, cancellare da una pineta i nomi di Falcone e Borsellino per esaltare invece quello di Arnaldo Mussolini, non è farina del sacco di Durigon. Il sottosegretario all’economia è stato catapultato nell'agone per misurare la temperatura degli italiani in tema di antifascismo e di lotta alla mafia. Non dovremo meravigliarci quando si verrà a scoprire che è stato Matteo Salvini in persona a mandare avanti l'utile idiota di turno, con lo scopo di intorbidare le acque, sollevare il consueto polverone estivo, far pesare la sua ingombrante presenza nell’attuale governo Draghi.
La provocazione è sofisticata. Può essere tradotta così: gli italiani sono nostalgici del fascismo, non disposti ad arruolarsi in questa guerra di cartapesta contro la mafia come fu concepita dai Falcone e dai Borsellino.
Perché è sofisticata?
Perché le cronache degli ultimi decenni sono state popolate da cialtroni filo fascisti e da cialtroni para mafiosi. Ma un cialtrone che fosse bifronte, metà mussoliniano, metà simpatizzante di Totò Riina, in natura ancora non si era visto. Adesso c'è.


il patto sporco 820 546

Un simile parto della fantasia politica può essere attribuito alle semplici forze del sottosegretario leghista Durigon? Abbiamo molti dubbi.
Sorgono, però, alcuni interrogativi giganteschi. La Lega fa il suo mestiere. Salvini difende spiritosamente il suo Durigon. I giornali portano e riportano la ghiotta notizia agostana.
Ma il governo che fa?
Draghi non dice una parola. La ministra Cartabia non dice una parola. Maria Falcone si fa carico di una forte denuncia, ma le sue parole, istituzionalmente, sono cadute nel vuoto. Marco Bellocchio è sconcertato. Brutto spettacolo.
Draghi sa che di essere filo fascisti e paramafiosi non ce lo chiede l'Europa. La Cartabia, fresca fresca di riforma della giustizia, dovrebbe avere i nomi di Falcone e Borsellino riprodotti a chiare lettere nella sua carta intestata, al ministero.


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Invece aspettano. Come tira il vento. Se Durigon si farà da parte. Se Salvini deciderà di mandarlo a casa. O se qualche mozione di sfiducia lo defenestrerà.
Draghi, Cartabia, certi giorni son cuor di leone, certi altri, pecorelle smarrite e silenziose.

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La rubrica di Saverio Lodato

Foto originale © Jacopo Bonfili

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