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È nato il governo Draghi-Salvini. Ci vuole molta pazienza.
Gli altri partners, portano il cero.
Chi avrebbe mai pensato che in questo momento, dall’oggi all’indomani, si sarebbe deciso di riaprire tutto?
Il 26 aprile, fra meno di due settimane.
La pandemia non è sconfitta, né fortemente ridimensionata. I bollettini quotidiani stanno lì a dimostrarcelo.
Continuiamo a navigare attorno ai quattrocento decessi giornalieri.
Continuiamo con una campagna vaccinale claudicante, a oggi solo un italiano su quattro.
Continuiamo con previsioni e stime future, e persino Draghi, in conferenza stampa, si è "allargato" al settembre prossimo, come il mese in cui dovremmo uscire finalmente dal guado. Inteso come en plein della popolazione vaccinata. Un’eternità.
Continuiamo, infine, su una linea di galleggiamento fra i dieci e i ventimila contagi al di’.
Eppure, il 26 aprile, l'Italia potrà riversarsi all’aperto.


la linea della palma 820

Con le mascherine, con il distanziamento sociale, con il senso di responsabilità dei cittadini dai quali dipenderà quello che lo stesso Draghi chiama senza - mezzi termini - l’Azzardo.
Inutile girarci attorno. Questo è.
Troviamo dunque sacrosante le parole pronunciate, ieri sera da Lilli Gruber a Otto e 1/2, dal professor Massimo Galli e dallo storico Tommaso Montanari, entrambi sbigottiti - almeno così ci è parso - da questa disinvolta politica delle porte girevoli, un giorno chiuse e un giorno aperte. In conclusione.
Guardate un po’.
Da settimane Salvini spara a zero contro il ministro della salute, Roberto Speranza, mentre la Meloni presenta contro di lui una mozione di sfiducia. È un po’ il gioco dei due compari. Tipo il poliziotto buono e quello cattivo. Entrambi sanno benissimo che a Speranza non può essere addebitato nulla. E che è ingeneroso prenderlo di mira in un momento come questo. Ma tutto fa brodo. Anche slogan un po’ sguaiati.
E Draghi che fa?


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Da autentico gentleman, difende Speranza, che, fra l’altro, è ministro del suo governo.
Da autentico esponente della realpolitik, invita gli italiani a abbandonare i rifugi antiaerei, mentre il bombardamento è ancora in corso, perché così chiede L’Uomo del Papete.
Per questo parliamo di governo Draghi-Salvini, mentre gli altri portano il cero. Un’ultima cosa.
Avrete ormai notato che Matteo Salvini, pur di andare in diretta nei tg, si attacca come un’ostrica alle conferenze stampa del premier, che anticipa e accompagna. Assomiglia sempre di più al mitico Gabriele Paolini, che da decenni si piazza, con i suoi cartelli e le sue smorfie, a orario tg, a beneficio di telecamere. Si.
Quello stesso Paolini che un giorno, il buon Paolo Frajese del Tg1, che aveva perso la pazienza, prese a calci in culo. Ma questa è un'altra storia.

Foto originali © Imagoeconomica

Rielaborazione grafica
by Paolo Bassani

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La rubrica di Saverio Lodato

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