Sarà il tempo, se non gli italiani, a dare un giudizio ponderato dell’esperienza di Giuseppe Conte alla guida del governo all’epoca della pandemia. Il delitto è ancora troppo caldo, il cadavere ancora troppo fresco, perché autopsia e medico legale possano certificare - sempre politicamente parlando, s’intende - quali furono le vere cause del decesso.
Accontentiamoci, per il momento, di ricorrere ai nostri classici, visto che non ci aiutano molto giornali e dibattiti televisivi di questi giorni.
Vitaliano Brancati, - “Diario Romano”, 1947: “L’Italia è ormai il paese che si scandalizza di Croce, e Croce è il pensatore che scandalizza l’Italia…”.
E ancora: “La nostra società è quasi sempre conformista, ma in modo particolare quando si atteggia a rivoluzionaria. Da trent’anni a questa parte, le rivoluzioni italiane consistono in un colpo di mano per mettere sul trono un tirannico Luogo Comune... Tutti noi giovani abbiamo esercitato la nostra rivoluzionaria ignoranza nell’“attaccare” Croce (Conte?). Sotto il fascismo, ... si riunivano in congresso per ridere di Croce (Conte?); oggi (a fascismo finito n.d.r.) l’impopolarità di questo filosofo è più popolare che nel 1937; fascisti non convertiti e democratici progressisti (in quota “radical chic”?) sono d’accordo nel dir male di Croce (Conte). I sorrisetti ironici al suo indirizzo serpeggiano…”.
Infine: “Gli stranieri scrivono che l’Italia ha molto da apprendere da Croce (Conte?). Non è così. Tutta l’Italia ha qualcosa da insegnare a Croce. Si direbbe che questo filosofo sia il solo ingenuo, il solo ignorante il solo retrogrado che conti il nostro paese. Egli eccita stranamente i pruriti pedagogici di tutti gli sciocchi”.
Giuseppe Conte non è Benedetto Croce. Figuriamoci.
Ma quanto scritto sin qui, solo per dire che, se anche Conte fosse stato della medesima levatura di Croce, non per questo avrebbe avuto migliore sorte di lui. Essendo, la dittatura del Luogo Comune, rimasta in Italia sempre la stessa.
Foto originali © Imagoeconomica/Wikipedia
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La rubrica di Saverio Lodato
E dire che Giuseppe CONTE non è Benedetto CROCE
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