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Ci vorrebbe il genio di Gabriel Garcia Marquez, per descrivere l’enormità di Matteo Renzi. Il suo essere fuori misura. Quel titanismo un po' così che sconvolge gli osservatori stranieri, stupefatti dall’esistenza in natura di simile creatura politica. Quell’eloquio scolpito su pietre ancestrali, per cui una parola dietro l’altra lava l’altra, ma tutte insieme, però, fanno il Gran Discorso.
Non siamo attrezzati, in Italia, a tenergli dietro. Lo riconoscano i suoi antagonisti, detrattori, invidiosi d’ogni parrocchia: Matteo Renzi è di misura diversa, di statura diversa, di categoria e di classe diverse, rispetto a loro. Figurine i De Gasperi e i Togliatti, i Moro e i Berlinguer, di fronte al Rottamatore sfasciacarrozze.
Ecco perché ci vorrebbero le penne riunite dei grandi latino americani della letteratura, visionari come sono sempre stati nelle mille Macondo di quello sterminato continente, per far capire davvero al grande pubblico italiano con chi abbiamo a che fare.
A che vale, a che serve, l’armamentario del politichese o della politica per quanto sopraffina, se si vuol dare conto e ragione di questo gigante dinoccolato, piovuto nel bel mezzo di un arengo parlamentare di piccoli nani?
Pazienza. Letteratura ci vuole, se se ne vuole davvero venire a capo.
Marquez, per esempio, in quel suo racconto intitolato: “L’annegato più bello del mondo” riesce a trovare il modo.
Ecco cosa dice Marquez delle donne del villaggio che, dopo aver trovato l’annegato sulla riva, lo presero in cura: “Non solo era il più alto, il più forte, il più virile, il più amato, che esse avessero mai visto, ma anche mentre lo stavano vedendo eccedeva la loro immaginazione. Non trovarono nel villaggio un letto abbastanza grande per allungarlo, né una tavola abbastanza solida per vegliarlo, né le camicie domenicali dei più corpulenti, né le scarpe del più piantato...”.
E solo dopo, le donne del villaggio "compresero quanto aveva dovuto essere infelice con quel corpo, madornale, se perfino dopo morto ne era impacciato. Lo videro condannato a vita a passare di traverso per le porte, a rompersi la testa contro gli architravi, a restarsene in piedi durante le visite senza sapere cosa farsene delle mani tenere e rosee da bue di mare, intanto che la padrona di casa cercava la sedia più resistente e lo supplicava, morta di paura, si sieda qui... per favore; e lui, appoggiato alle pareti, sorridendo: non si preoccupi signora, sto bene così…".
Basta. Non abusiamo di Marquez.
Ma s’ha da essere giganti, per poter fare i miracoli.
E come fate a non vedere i miracoli a catena fatti in pochissimi giorni dall'Uomo Gigante della politica italiana?
Ha fatto il miracolo di ricompattare, come mai era accaduto, lo sterminato arcipelago dei 5 Stelle.
Ha fatto il miracolo di far parlare medesima lingua al Nazareno piddino. E Dio solo sa se questo sia miracolo inferiore a quell’altro.
Ha fatto il miracolo di una bella fazzolettata di resurrezioni: da Mastella ai socialisti d’antan...
Ha fatto il miracolo di restituire all’aborrito Giuseppe Conte il pallino - che di minuto in minuto diventa palla sempre più grossa - della crisi politica che si è aperta.
Ha fatto, infine, il miracolo di fare alzare per lo stupore entrambe le sopracciglia a Sergio Mattarella, il capo dello Stato che avrebbe ora tutto il diritto di chiedere un supplemento di stipendio per l’“indennità Renzi”. Come finirà il voto in Parlamento? E chi lo sa.
Matteo Renzi è troppo fuori misura per gli italiani. Ma è certo che alla signora che benevolmente gli porgerà una sedia, dovrà abituarsi a rispondere: “Signora, non si preoccupi, sto bene così”.

Foto originale © Imagoeconomica

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La rubrica di Saverio Lodato

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