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di Saverio Lodato
Il contagio richiede igiene e isolamento.
Il contagio prescrive che il tuo prossimo stia almeno a un metro di distanza. Amerai il prossimo tuo come te stesso, ma a debita distanza.
Il contagio obbliga, per conseguenza, all’anaffettività, al deserto dei sentimenti. Strette di mano e baci, pacche sulle spalle e languide carezze, insomma il flusso caldo che ci regala la vita, pare che in questo momento non faccia bene alla salute.
Sono gli scienziati a dirlo, e su questo sembrano tutti concordi, e ai comuni mortali, che scienziati non sono, non resta altro che adeguarsi e abituarsi, adattarsi e ubbidire. Che poi la strada maestra ci porti da qualche parte è tutto da vedere, poiché la fede cieca solo nelle scommesse vincenti è ingrediente base della ludopatia, che è, come è noto, malattia molto grave.
Lo stesso Cartesio, che di metodo ne capiva qualcosa, metteva in guardia quel viandante che, trovandosi smarrito in un bosco in piena notte, e improvvisamente preso dal panico, inizia a correre di qua e di là, abbandonando un viottolo per sceglierne improvvisamente un altro, e così via, all’infinito, sino all’esaurimento delle forze e al suo definitivo smarrimento.
Cartesio insegna a quel viandante a usare la ragione, cercando di ricordare la strada intrapresa all’andata, poi, quando si sarà definitivamente convinto, dovrà intraprendere il cammino a ritroso, con tutte le sue forze, senza ripensamenti, senza spirito di resa. Forse, conclude bonariamente Cartesio, avrà una chance di sopravvivenza, ma è certo, invece, che nel primo caso sarà sconfitto in partenza.
Ecco. Non sappiamo dove ci porterà l’autoisolamento. La quarantena, imposta o volontaria che sia. Stiamo già espiando qualcosa, stiamo pagando per qualcosa, questo è pacifico.
Verrebbe da dire che un’intera popolazione di 60 milioni di donne e uomini è stata messa per decreto, da un momento all’altro, agli arresti domiciliari, o, se preferiamo, a quelli ospedalieri. Con l’ora d’aria sostituita dal canto dal balcone. Se ciascuno di noi facesse un elementare esame di coscienza qualcosa da rimproverarsi la troverebbe senz’altro.
Qualcuno, però, non ci sta, manifesta fastidio, avanza dubbi, pretende di conoscere in anticipo un esito che non può, al momento, che restare sconosciuto. E contrappone salute a economia. Avanza catastrofici scenari futuri, distraendosi, così, da quelli in cui stiamo già infilati mani e piedi. Sino alla gola, verrebbe da dire.
È umano, e legittimo. Non si può pretendere che tutti si reagisca al terrore della morte rispettando il medesimo protocollo.
Lo è meno, umano e legittimo, invece, coltivare l’idea del bunker, dove il sedicente malato benestante si fa inquadrare a beneficio di telecamera per snocciolarci poi la pianta catastale di casa sua, tempi di cottura del riso basmati, e quanto può essere fresca e incontaminata, a tempo di Coronavirus, la sua - piccola (ma si capisce) - terrazza.
Ci piacerebbe, per completezza d’informazione, vedere anche la quarantena in un monolocale, le stanze con i letti a castello, le vicinanze spaventose fra bagni e piani cottura, il vecchietto costretto a lottare da solo. La quarantena di poveri e derelitti, tanto per parlar chiaro.
Il bunker sa di lusso, profuma di dentifricio e acqua di colonia, è l’autentica seconda casa a tempo di contagio, e alla base della sua filosofia esibisce il macabro motto: “Mors tua, vita mea”.
I bunker della Storia li conosciamo.
E non è che poi servissero a salvare la cerchia stretta dei suoi abitanti.
L‘Arca di Noè, rispetto al bunker, ci sembra idea più accattivante. Galleggia in mare aperto. C’è più spazio, circolano più aria e più mazzi di chiavi, e poi c’è pur sempre Noè, che forse ci porterà da qualche parte...
D’altra parte, non è che ci siano rimaste molte altre alternative. Stiamo in compagnia, insomma, vada come deve andare.

???? Foto © Paolo Bassani

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???? La rubrica di Saverio Lodato

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