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di Saverio Lodato
Sono molti, in questi giorni, che vogliono iscriversi, vent’anni dopo, al club degli estimatori del “caro estinto”. Ci vediamo ad Hammamet si dicono fra loro, un po' come fare il verso all'“andiamo a Durango”, cantata da Bob Dylan, facendola diventare un ritornello da rivolta messicana, dedicato a un Bettino Craxi che starebbe diventando, per volere di una certa politica italiana, un incompreso Zapata in sedicesimo, che solo la torva cecità dei giudici di Mani Pulite riuscì a demolire. Niente a che vedere, però, con la trama vera della storia raccontata da Durango...
Forse, ma è solo nostra opinione, al club degli amici del “caro estinto”, sta un po’ scappando la mano.
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, uomo politico non proverbiale per i suoi astratti furori, si è permesso di proporre una targa commemorativa in memoria del “caro estinto”, considerando l’eventuale intitolazione di una piazza, scelta opinabile e un po' sopra le righe.
Stefania Craxi ha bollato l’idea come “offensiva”.
Giorgio Gori, dirigente Pd, è già salito sul primo treno per Hammamet, in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa del “caro estinto”, con la giustificazione un po' bizzarra, e un tantino macabra, che lo fa perché la sinistra non “deve regalare alla destra” la memoria del morto illustre. Sarà. Magari la sinistra potesse rilanciarsi dalle sue ceneri, sottraendo un’urna funeraria, come fosse il palio di un tiro alla fune, ai suoi avversari.
Claudio Martelli ne fa questione linguistica, scagliando anatemi contro chi si permette di dire che Bettino Craxi morì da “latitante”, “esule”, semmai. Craxi, insomma, per Martelli, un po' Lord Byron, un po' Caravaggio.
Bobo Craxi, a Peter Gomez de "Il Fatto Quotidiano", che si era permesso, educatamente e sommessamente, di ricordare magagne e magagnone del “caro estinto”, per altro documentate per tabulas, ha ricordato, poco gentilmente e a muso duro, che l’esercito giustizialista è ormai in rotta.
Come si fa a venirne a capo?
In questi giorni, trovandomi ad Hanoi, ho avuto modo di visitare il gigantesco mausoleo in marmo che i vietnamiti vollero dedicare a Ho Chi Min (in foto a destra), venerato da un intero popolo come l'uomo simbolo della resistenza, prima ai francesi e poi agli americani. Mausoleo quotidianamente stracolmo di gente. Dov'è esposta la salma dello “zio Ho”, come qui affettuosamente lo chiamano tutti, che gli imbalsamatori sovietici resero gentilmente immortale per la memoria a venire delle nuove generazioni vietnamite.
Ecco.
Se davvero Craxi fu il nostro geniale liberatore incompreso, causa cecità giudici Mani Pulite, gli si faccia un bel mausoleo, e non se ne parli più. Stefania e Bobo Craxi potrebbero considerarlo un buon compromesso, politico e funerario.
Con l’occasione, però, se ne faccia un altro, intitolato alla memoria di Giulio Andreotti, ché anche lui, causa cecità giudici antimafia di Palermo, non poté assurgere a figura di grande Statista, come un par suo avrebbe meritato.
Ci sarebbe, infine, per un lavoro fatto bene, e a definitiva chiusura di quegli anni, la annosa questione di Silvio Berlusconi.
Anche lui, causa cecità giudici Mani Pulite e buon costume, un pizzico ridimensionato nelle sue legittime ambizioni lo fu.
Il quale Berlusconi però, essendo stato sempre un gran signore, non volendo gravare sull'erario pubblico e per evitare rogne post mortem, il suo mausoleo se lo è costruito da tempo e a spese sue: una bella cappella gentilizia, in quel di Arcore.
Ecco perché Berlusconi, dei tre, ci è parso sempre il più simpatico.

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???? La rubrica di Saverio Lodato

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