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di Saverio Lodato
Dall’indiscrezione alla notizia, sono trascorsi due anni.
Durante i quali, l’indagato per stragi ha fatto politica, ha diretto le sue aziende, è stato riverito da giornali e tv come esponente delle istituzioni, ha trattato e poi venduto ai cinesi il “suo” Milan, è sgattaiolato via, con codazzo di difensori, fra i suoi processi più pruriginosi, ha detto la sua sulle crisi di governo, è stato ricevuto dai presidenti della Repubblica di turno, si è fatto parecchie lampade, ha tirato le fila dei direttori dei suoi giornali, ha raccontato in tv decine di barzellette, ha dato pane a comici e imitatori, si è dedicato con passione alla riesumazione della sua creatura politica, Forza Italia, tenuta più in vita dall’ossigeno virtuale dei sondaggisti che dalle legioni elettorali di un tempo, eccetera.
Un’indiscrezione, quando non è una notizia, ti allunga la vita. Se poi ti chiami Silvio Berlusconi, il gioco è fatto: in ogni ambito della tua esistenza, la longevità è destinata a rarefarsi in eternità.
Ora è ufficiale, essendo diventata una notizia, che Silvio Berlusconi è nuovamente indagato dalla Procura di Firenze per le stragi di Mafia e Stato del 1993, a Roma, Milano e, per l’appunto, Firenze.
I magistrati vogliono capire meglio il significato di alcune intercettazioni fra il mafioso Graviano e il camorrista Adinolfi, in cui il primo cita più volte il nome di Berlusconi, mentre, secondo la difesa, dice: “bravissimi”.
Saranno i processi a decifrare l’ennesimo audio della discordia.
Nel frattempo, sono stati proprio i difensori di Berlusconi (i quali, anche loro, sembrano destinati all’eternità, più che alla quotidianità), Niccolò Ghedini e Franco Coppi, a depositare l’atto, che riguarda il loro assistito, presso la Corte di Assise di Appello di Palermo, dove si sta celebrando il secondo grado del processo per la Trattativa Stato-Mafia.
Berlusconi, la cui presenza in dibattimento era stata richiesta dalla difesa di Marcello Dell’Utri, pesantemente condannato in primo grado (12 anni), potrà dunque avvalersi della facoltà di non rispondere. Indisponibilità a lasciarsi interrogare, magari per scagionare il suo ex sodale ad Arcore e in Forza Italia (la fondarono insieme) che ha provocato “sorpresa, rabbia, incredulità e grande amarezza” da parte della moglie di Dell’Utri, il quale è attualmente agli arresti domiciliari per motivi di salute, e per mafia.
Si può capire il disappunto della famiglia Dell’Utri che sperava in una parola “buona” del cavaliere.
Ma si deve anche capire la posizione di Silvio Berlusconi: se è vero che un’indiscrezione che non si fa notizia ti allunga la vita, è ancora più vero che la facoltà di non rispondere ai giudici può persino ringiovanirti.
Qui è gara per l’eternità: e Silvio Berlusconi ci sembra di gran lunga il più favorito.
Elisir inarrivabile, quello degli indagati per strage.

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???? La rubrica di Saverio Lodato

???? Foto originale © Imagoeconomica

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