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vespa davigo la7di Saverio Lodato
L’Europa ci rimprovera perché siamo indebitati, non perché siamo mafiosi. L'Europa si lamenta da anni perché non riusciamo a contenere le spese, perché non facciamo nulla per rientrare, perché spendiamo ben oltre le nostre possibilità; non ci rimprovera perché le mafie di ogni regione e di ogni colore e di ogni nome, da decenni, si sono incuneate in maniera pervasiva e duratura nel Sistema Italia, drenando risorse pubbliche che a quel debito hanno contribuito in maniera gigantesca.
Se l'Europa, qualche volta, ci ricordasse che da noi c'è “troppa mafia”, e che gradatamente faremmo bene a “rientrare”, o che lo Stato farebbe meglio a tenersi alla larga dalle Mafie, state sicuri che gli europeisti convinti diminuirebbero a vista d'occhio. Siccome ciò non accade, in Italia il diavolo può tranquillamente convivere con l’acqua santa. Tanto tutti sanno benissimo che non pagheremo mai i nostri debiti, e che delle mafie non riusciremmo mai a farne a meno. Quindi va bene così.
Il recente match televisivo fra Bruno Vespa e Piercamillo Davigo, enfatizzato da tutti i media con candido stupore, andato in onda qualche sera fa, e con la prescrizione si o no come pretestuoso oggetto del contendere, cosa ci dice in fondo?
Ci dice che l'Italia non è un Paese per i Davigo, è un paese per i Vespa. E poco importa se per un ascoltatore non compromesso in qualche modo con la palude italica, la logica e gli argomenti addotti fossero tutti dalla parte di Davigo.
Da noi, proverbialmente, quasi atavicamente, la furbizia se ne fa polpette della logica. E il discorso potrebbe concludersi qui.
Poi, lasciando da parte la trasmissione, e se proprio volessimo essere pedanti e petulanti, potremmo continuare.
Dicendo che: chi si trova in Italia ai vertici delle istituzioni, avverte un prurito da orticaria al solo sentir parlare di giustizia e legalità; che i magistrati, quelli che fanno i magistrati si capisce, vengono percepiti come una perniciosa escrescenza del sistema democratico; che non solo “comandare è meglio che fottere” (made in Sicily), ma persino rubare è un piacere superiore a quello dell’onestà (addio Pirandello); che persino la vista della Verità, da noi, si presenta come qualcosa di eccessivamente accecante, che è sempre meglio temperare con gli occhiali neri delle menzogne, calunnie, veleni, carte e testimonianze false, silenzio a palate (“L’Italia è un Paese senza verità”, sintetizzò Leonardo Sciascia).
E dicendo che: l’Italiano Delinquente appare sempre più coriaceo, convinto delle sue buone ragioni, più dalla parte della legge, motivato e convincente, di quanto non lo sia l’Italiano Onesto, timido, insicuro dei suoi valori, istintivamente fragile, pieno di dubbi e ripensamenti, trovandosi fra vasi di coccio di tal portata.
I Delinquenti di ogni risma in tv fanno ottimi ascolti. Gli Onesti fanno precipitare l’audience. È l’Italia, bellezza. E i Davigo, farebbero bene a farsene una ragione... in generale, s'intende. E scherzando, anche; ma non troppo, e si intende, anche in questo caso.

VIDEO Guarda il botta e risposta a Dimartedì (La7) tra Piercamillo Davigo e Bruno Vespa


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La rubrica di Saverio Lodato

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