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dimatteo lodato politicadi Saverio Lodato
Recentemente abbiamo scritto poco di Nino Di Matteo, per la semplice ragione che non vogliamo ripeterci all’infinito, essendo tutto ormai talmente chiaro che, persino in Sicilia - secondo sondaggi di giornali non proverbiali per il loro impegno antimafia - il gradimento verso il P.M. simbolo, suo malgrado, del processo sulla trattativa Stato-Mafia, supera il 90%.
Segno che la gente ha capito. Che cosa ha capito la gente?
La gente ha capito quello che di Nino Di Matteo pensa la gentaglia.
E, da questa, ha preso abbondantemente le distanze.
Per gentaglia - non allarmatevi: pochissime persone, una fazzolettata di amici che hanno sempre visto la lotta alla mafia come fumo negli occhi, e sin dai tempi di Falcone e Borsellino - si intendono quei commentatori (anche la gentaglia ha diritto al commento) che vorrebbero far deragliare per sempre il processo di Palermo sulla trattativa Stato-Mafia.
Costoro dicono, quindi, che il processo è basato sul nulla. È un pentolone ribollente di sospetti. È il carro di Tespi di una magistratura che, sconfitta nei fatti, ha imbastito una gigantesca luminaria di illazioni, fanfaluche create ad arte per rovinare la reputazione di funzionari dello Stato, per bene, assai per bene; persino di un emerito (bis) capo dello Stato, come Giorgio Napolitano; e in assoluto disprezzo di quelle che loro, la gentaglia, invocano a ogni piè sospinto: le prove e le "prove regine".
Naturalmente, poiché il tema degli sprechi di danaro pubblico è tema che la fa da padrone nel dibattito politico in Italia, dove qualche ladro in circolazione pare ci sia - gridano allo scandalo, perché questo processo son tutti soldi buttati.
Ora, ascoltate bene questa domanda: vogliono far deragliare il processo perché queste cose le pensano davvero? O queste cose le dicono ossessivamente, anche se in cuor loro non ci credono affatto, semplicemente perché vogliono far deragliare il processo? La domanda è tutt’altro che oziosa.
Secondo noi, la risposta giusta è la seconda, altrimenti non ci sarebbe motivo di parlare di "gentaglia".
E d’altra parte quale motivo avrebbe "la gente", che si stringe al 90% attorno a Di Matteo, di pensarla così, se non pensasse davvero che ci fu, c’è, e c’è sempre stata una trattativa sporca fra uno Stato sporco e una mafia altrettanto sporca?
E su un tale argomento, in un paese civile, un processo non andrebbe fatto?
E quanto alle prove e alle "prove regine", perbacco, non son proprio i processi a dover dire l’ultima parola? Se no a che servono i processi?
Chiederete: ma allora perché la gentaglia ce l’ha a morte con Di Matteo e il processo vorrebbe farlo deragliare senza indugio?
Forse perché questo processo fa paura. Forse perché ci sono cose inconfessabili che sono già emerse, che stanno emergendo e altre - si teme - emergeranno, poiché, come si dice, una parola tira l’altra. Forse perché a qualcuno non piace che si vada a cercare cosa c’è oltre i mafiosi con coppola e lupara. Ma non sappiamo dirvi altro.
Se volete, chiedetelo direttamente alla gentaglia, perché ce l’ha tanto con Di Matteo, e con il processo sulla Trattativa.
Ora però, al campionario dei veleni, la gentaglia ne sta aggiungendo un altro. Niente di nuovo, per carità.
Fecero lo stesso giochetto anche con Giovanni Falcone, quando ad ogni elezione gli attribuivano simpatie di destra, di centro o di sinistra. E lui se la rideva, dicendo che sapeva fare il magistrato e quello voleva continuare a fare.
La gentaglia, infatti, dà per scontato che Nino Di Matteo sarebbe sul punto di scendere in politica. Lo danno "vicino" ai 5 Stelle, interpretando così il fatto che Di Matteo ha apprezzato pubblicamente il codice etico di questo movimento.
Ma il bello è che, almeno a quel che se ne sa, i 5 Stelle, in proposito, non si sono espressi. Lo faranno? Non lo faranno? Staremo a vedere.
Ma è già partita l’orchestrina della gentaglia.
Di una cosa siamo sicuri: la gentaglia sarebbe persino disposta a digerire la presenza di un Di Matteo Onorevole, a patto che appenda la toga al chiodo. Ma quanta paura hanno di questo processo, loro che dovrebbero essere solo semplici "osservatori"!

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La rubrica di Saverio Lodato

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