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toga borsa 0Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo sull’arresto di Marcatajo.


Egregio dott. Lodato, trovo molto ingiuste e gratuitamente dure le parole da Lei espresse nell'articolo pubblicato il 14 gennaio su Antimafia 2000 nei confronti dell'avvocatura palermitana a proposito della gravissima vicenda giudiziaria che vede coinvolto l'avv. Marcello Marcatajo.

Il Suo tentativo, neanche celato, di fare apparire l'avvocatura palermitana, e chi la rappresenta, come indifferente alla gravità del caso in questione o alla problematica inerente il coinvolgimento di avvocati in reati di concorso nell'associazione mafiosa, scegliendo la strada comoda e facile dell'adagiamento ad una burocratica attività che si limita a dichiarare l'apertura del procedimento disciplinare, piuttosto che, come Lei auspica, fare comunicati stampa, offende me e tutti i colleghi che, nella quasi totalità - se non per qualche sparuta mela marcia, che purtroppo esiste in ogni categoria - si adoperano quotidianamente con correttezza nello svolgimento del proprio lavoro con serietà, nel rispetto della legge, delle istituzioni, del potere costituito dello Stato e della deontologia.

Evidentemente, mi consenta, non l'hanno informata di tutte le volte in cui, in pubbliche occasioni, quali le inaugurazioni dell'anno giudiziario, ho dichiarato che l'avvocatura palermitana è al fianco della magistratura e delle forse di polizia nella lotta alla criminalità organizzata, al malaffare ed alla corruzione.

Evidentemente, mi perdoni, non l'hanno informata di tutte le volte in cui, in occasione delle varie commemorazioni delle stragi di Capaci o di via D'Amelio, ho pubblicamente ringraziato Nino Di Matteo che ha scelto una vita blindata, rinunciando alla propria libertà, per dare a noi palermitani (e non solo) una possibilità di libertà; perché quella contro la mafia, contro la `ndrangheta, contro la camorra, è una battaglia per la libertà. Non è libero un Paese dove gli imprenditori sono soffocati dal racket del pizzo, dove la politica è infiltrata dalla mafia, dove i cittadini hanno paura di ribellarsi e i magistrati devono vivere una vita blindata. Quella che Nino Di Matteo sta conducendo, insieme alla Procura della Repubblica di Palermo ed alla forze di Polizia, è una battaglia di libertà. Io sogno che le mie figlie un giorno vivano in una terra libera dalla mafia e da ogni forma di criminalità, e le assicuro che il mio sogno è comune alla quasi totalità degli avvocati palermitani, salvo le poche mele marce di cui ho detto.

Evidentemente, mi scusi, non l'hanno informata che in numerosi convegni, organizzati anche insieme alla magistratura, ho detto che gli ordini professionali debbono impegnarsi con tutte le proprie forze nella lotta alla mafia, collaborando con la magistratura attraverso una sinergica attività di formazione dei professionisti e veicolando le informazioni - ovviamente, nel rispetto della legge e del segreto professionale - che si possono diffondere.

Evidentemente, mi scusi ancora, non l'hanno altresì informata, con riferimento ai caso Saguto-Cappellano Seminara, che ancor prima della pubblica uscita del prefetto Caruso, avevo incontrato lo stesso per affrontare i problemi successivamente venuti a galla e che quando la presidente Bindi sbrigativamente aveva liquidato la pubblica denuncia del prefetto Caruso avevo scritto una lettera aperta (ancora leggibile sul web), dove esprimevo grande greco francesco pres avv.padisappunto; così come evidentemente non sa che successivamente ho avuto ben due audizioni al CSM, dove ho denunciato, senza omettere nomi e cognomi delle persone che ritenevo responsabili. ciò che poi si è saputo (come potrà verificare accendo ai verbali delle mie audizioni); forse nemmeno sa che, ancor prima dell'iniziativa giudiziaria della Procura di Caltanissetta nei confronti dell'avv. Cappellano Seminara, avevo incontrato il presidente del Tribunale, dott. Di Vitale, ponendo il problema della trasparenza negli incarichi giudiziari, ricevendo dallo stesso assicurazioni che si sarebbe personalmente occupato della questione, per come ha effettivamente fatto; probabilmente neppure sa che appena tre giorni prima delle perquisizioni disposte dalla Procura dl Caltanissetta presso lo studio e l'abitazione dell'avv. Cappellano Seminara e della dott.ssa Saguto, avevo detto, senza remore o peli sulla lingua, in occasione di un convegno sulle misure di prevenzione quale strumento di lotta alla mafia, ed alla presenza di alcune delle persone poi risultate interessate, che il metodo delle amministrazioni giudiziarie era immediatamente da mutare, perché i patrimoni sottratti alla criminalità non possono rimanere per un tempo indefinito nella disponibilità di pochi “beneficiati”, ma vanno restituiti alla società.

Evidentemente, devo dedurre che non l'hanno informata che il Consiglio dell'Ordine, a tutti i giovani che iniziano la professione forense, in pubblica seduta e sempre alla presenza dei vertici della magistratura, con la quale vi è una sinergica collaborazione, rivolge il monito di rispetto ferreo, categorico ed assoluto della legge, che professiamo proprio per fare vedere, anche chi non vuoi vederlo, l’impegno dell'ordine forense sulla legalità.

Il consiglio dell'ordine degli avvocati non fa comunicati stampa, perché non ne ha il compito. Il nostro compito è quello di controllare l'operato degli avvocati, di formarli, di adoperarci per la legalità e di collaborare con le istituzioni dello Stato. Me se lo ritiene utile o necessario per la comune causa contro la criminalità organizzata potrà utilizzare questa mia come un comunicato stampa, in cui l’avvocatura palermitana, per bocca del suo presidente, dichiara apertamente - come ho detto sopra - di essere al fianco della magistratura nella lotta ad ogni forma di criminalità organizzata e non.

Sono consapevole che queste mie parole, a chi si ritiene monopolista del verbo contro la mafia, desteranno dispetto e provocheranno altri attacchi mediatici, ma le anticipo che, seppur inevitabilmente dolendomi di ciò qualora dovesse accadere, non muteremo il nostro atteggiamento e continueremo nella strada intrapresa di collaborazione e sostegno alla magistratura ed alle forze di polizia senza clamori e senza comunicati stampa, ma con l'unica strada che gli avvocati palermitani sanno percorrere, che è quella dell'impegno quotidiano.

Per quanto riguarda la vicenda Marcatajo, non volendo certo sfuggire all'argomento, La Informo che probabilmente non l'hanno informata che, oltre avere attivato lo stesso giorno dell'arresto il procedimento disciplinare e richiesto alla commissione di disciplina la sospensione dalla professione, ho anche pubblicamente dichiarato che - stante la gravità dei fatti contestati - qualora le accuse risulteranno vere dovrà essere applicata la più grave delle sanzioni disciplinari, ovvero la radiazione dall'ordine forense ed applicata senza alcuna attenuante, ma con tutte le aggravanti, la più grave delle pene detentive previste in tali ipotesi dal codice penale. Quanto agli and casi esemplificativamente citati nel suo articolo, posso solo assicurarle che in tutte le relative vicende, dopo la sospensione cautelare dall'esercizio della professione, è stata sempre comminata agli avvocati Interessati, una volta accertata la responsabilità penale, la radiazione dall'albo.
Cordiali saluti.

Avv. Francesco Greco
Presidente Ordine Avvocati Palermo



In tanti anni di lavoro giornalistico, non ci era mai capitato di leggere un’''excusatio non petita'' di due pagine, perfino più lunga dell’articolo che avevamo scritto (dal titolo: “L’Antimafia fra il suono della tromba e il silenzio della tomba”) e che l’ha provocata. L’avvocato Francesco Greco, Presidente dell’ Ordine degli avvocati palermitani, nel dirsi “offeso" per quanto da noi scritto (le "mele marce" - cerca di cavarsela - ci sono dappertutto), acclude infatti un lungo elenco di  prese di posizione alle inaugurazioni degli anni giudiziari, in dibattiti, cerimonie, commemorazioni per stragi di mafia, nel corso di incontri istituzionali, che lo hanno visto protagonista e in cui si stigmatizzavano la mafia e i suoi comportamenti. Non abbiamo motivo di dubitarne.
lodato saverio big0Ma il puntiglioso elenco dei suoi "meriti" - non ce ne voglia l’avvocato Greco - con la questione sollevata nell’articolo, non c’entra nulla. La questione è rappresentata dall’avvocato Marcello Marcatajo che parlando al telefono con i suoi sodali mafiosi, come da intercettazioni della guardia di finanza che lo ha arrestato, ammette apertamente di essere al loro servizio.
L’avvocato Greco, presidente dell’Ordine degli avvocati palermitani, ha avviato nei suoi confronti un "provvedimento disciplinare". Di quest’informazione invece - e lo precisiamo, visto che l’avvocato Greco sembra preoccuparsi del fatto che non saremmo debitamente "informati" su tutta la sua attività antimafia - eravamo in possesso. E infatti l’abbiamo resa nota. Ma la domanda è: "una volta accertata la responsabilità penale", significa che l’avvocato Greco intende attendere una decina d’anni, sin quando cioé arriverà il verdetto di Cassazione sul "caso Marcatajo", prima di correre ai ripari?
A questo l’avvocato Greco non risponde. Forse un giorno lo farà.  
Ma se le cose stanno così, come sfuggire alla sgradevole sensazione che ancora una volta stia prevalendo il "suono della tromba"?  

Saverio Lodato



Egregio dott. Lodato,
sono dispiaciuto, ancora una volta, delle Sue parole, anche se avevo messo in conto (e l’avevo pure scritto) una Sua risposta, che nella migliore delle ipotesi immaginavo sarcastica.
Non credo di aver meriti particolari nella mia attività di rappresentante di un ordine professionale nella lotta alla mafia. Se è questo che ha inteso dalla indicazione di alcune delle cose da me fatte mi dispiace, perché non era quello che volevo. Ho fatto quello che Lei definisce il puntiglioso elenco dei miei meriti solo per farLe comprendere che sono tutt’altro che indifferente al problema del ruolo dei professionisti  e degli ordini professionali nella battaglia contro la criminalità.
Al Suo interrogativo  (“Ma la domanda è: "una volta accertata la responsabilità penale", significa che l’avvocato Greco intende attendere una decina d’anni, sin quando cioé arriverà il verdetto di Cassazione sul "caso Marcatajo", prima di correre ai ripari? A questo l’avvocato Greco non risponde. Forse un giorno lo farà”) rispondo immediatamente. Ciò che la legge mi consente di fare, ovvero aprire il fascicolo disciplinare e chiedere al Consiglio di disciplina la sospensione dell’avv. Marcatajo (la legge ha sottratto la potestà disciplinare al Consiglio dell’Ordine, attribuendola ad un organismo di competenza distrettuale denominato Consiglio Distrettuale di Disciplina) l’ho fatto senza attendere neanche un giorno dal momento dell’arresto. Nelle mattinata del 12 gennaio le Forze di Polizia avevano effettuato la retata, traendo in arresto l’avv. Marcatajo, e nel pomeriggio dello stesso giorno avevo già aperto il fascicolo disciplinare a carico di Marcatajo. Certamente se – come si duole – passeranno una decina d’anni per avere la sentenza definitiva ne sono preoccupato quanto lei, perché oltre che esserlo da cittadino, lo sono anche da giurista. E dei problemi del sistema giudiziario e della giurisdizione  mi faccio carico collaborando con i vertici della magistratura palermitana nel cercare ogni tipo di soluzione per rendere più efficiente e veloce il processo, come le sarà facile verificare interloquendo con i presidenti del tribunale o della corte di appello. Non credo, quindi, sia corretto attribuirmi la responsabilità dei tempi della giustizia per accertare la responsabilità di un imputato per fatti gravissimi, anche se comprendo quanto sia, dal Suo punto di vista, giornalisticamente comodo.
Per il resto, tornando al caso Marcatajo, Le assicurò che solleciterò il Consiglio Distrettuale di Disciplina a dare corso al procedimento disciplinare a prescindere dall’esito del procedimento penale, in applicazione dell’art. 54 L.247/2102.
Cordiali saluti.

Avv. Francesco Greco
Presidente Ordine Avvocati di Palermo



Con l’avvocato Francesco Greco, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo, ci siamo detti tutto quello che c’era da dire. Prendiamo atto con soddisfazione che ha preso atto - e questo va a suo merito - della necessità di "dare corso al procedimento disciplinare a prescindere dall’esito del procedimento penale" che riguarderà l’avvocato Marcello Marcatajo. E’ proprio vero che la stampa, qualche volta, serve a qualcosa.

Niente di personale.

Cordiali saluti.

Saverio Lodato

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