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adorazione-vitello-dorodi Saverio Lodato - 12 dicembre 2014
New York Times: "Non c'è angolo d'Italia immune dal crimine". In altre parole: l'Italia nel cesso.

E’ almeno dalla fine del cinquecento, a voler prestare fede al Manzoni, che in Italia si affronta l’emergenza inasprendo la legislazione, moltiplicando le pene, nella convinzione che la repressione giudiziaria sia la via maestra per bonificare la vita pubblica e la vita politica. Le "gride", le chiamava l’autore dei "Promessi Sposi"; riferendosi alle ripetute leggi, e sullo stesso argomento, degli spagnoli che occupavano la Lombardia; e le "gride manzoniane" sono giunte sino a noi, nel linguaggio corrente, a definitivo epitaffio di una nazione che, facendo finta di voler cambiare tutto, riesce invece - con caparbietà, astuzia, e tantissimo dolo - a non cambiar nulla.
"Riformeremo la giustizia": forse faremmo prima a incidere questo motto nelle aule di giustizia, staccando dal chiodo quello che attualmente ci sta: "la legge è uguale per tutti".
(Ma qui, nello specifico, intendiamo riferirci, cinque secoli dopo, alle "gride renziane".
Tutti assolti per la Eternit? Tranquilli. Faremo una legge per allungare i tempi della prescrizione.
Roma Capitale dello Stato-Mafia? Tranquilli. Faremo una legge per aumentare le pene per la corruzione.
Nel frattempo in Parlamento si blocca l’iter della legge sul conflitto d’interessi. Si negano le autorizzazioni all’uso delle intercettazioni telefoniche a carico di due senatori coinvolti in vicende e inchieste di malaffare). In altre parole: l'Italia nel cesso.

E sentite ancora il Manzoni, quando si riferisce ai "bravi di Don Rodrigo" cui andava incontro il povero Don Abbondio, e pronti a sbarrargli il passo: "Che i due descritti di sopra stessero ivi ad aspettare qualcheduno, era cosa sin troppo evidente".
(Cinque secoli dopo, "i due descritti di sopra" chiamiamoli, per comodità, Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. A tutti i cittadini, che se li fossero veduti parar davanti, il Carminati e il Buzzi, sarebbe stato del tutto evidente che di brutti ceffi si trattava; ma non agli uomini politici, equamente di destra e di sinistra (arrestati e finiti sotto inchiesta della Procura romana), che con "quei bravi" già c’erano andati a cena, si erano fatti fotografare, avevano fatto affari o erano lì lì per farli, salvo poi dire che "tutto potevano immaginare, tranne chi fossero"). In altre parole: l'Italia nel cesso.

Quello però che neanche quel geniaccio di Manzoni riuscì a immaginare, era la furbata delle cene di finanziamento PD, con "quota mille euro" pro capite, per avere l’onore di banchettare a un tiro di sedia dal premier Matteo Renzi.
Nessuno sapeva chi era il suo vicino di tovagliolo. Nessuno conosceva nessuno. Nessuno dei banchettanti aveva il benché minimo sospetto su qualcuno degli altri convitati.
"Zitto, non guardare in faccia nessuno, mangia e paga mille euro", pare sia diventata la nuova forma di reclutamento nel PD renziano del terzo millennio. (Il Manzoni – va ribadito - non ci arrivò, neanche a questo). In altre parole: l'Italia nel cesso.

E’ davvero uno spasso, in questi giorni, leggere commenti e seguire talk show su Roma che finalmente si svela per essere Capitale dello Stato-Mafia. La verità scappa via da tutte le parti, come è vero che una rete non può nascondere il sole.
E come si fa a spiegare e giustificare il cursus honorum criminale del Carminati, uomo d’arme d’estrema destra, che da vent’anni girava indisturbato per Roma, se i suoi stessi ex compagni della Banda della Magliana, altrettanto liberi, intervistati in prima serata, ci raccontano che Carminati ha sempre goduto di appoggi dello Stato e dei servizi segreti? E che proprio per quelle referenze, la galera non se la fece mai? E che il "colpo" che fece la sua fortuna fu lo svuotamento di cassette di sicurezza di magistrati, avvocati, poliziotti, carabinieri, cancellieri, eccetera eccetera, custodite nel caveau della Banca del Palazzo di giustizia romano, che gli mise in mano un micidiale "arsenale ricattatorio"?
E come si fa a negare che esista lo Stato-Mafia quando - in altrettanti servizi tv - si scopre che tutto il litorale romano, dalla concessione delle spiagge, ai ristoranti, agli alberghi, alle pompe di benzina, è in mano a ex detenuti per traffico internazionale di stupefacenti, rapine a mano armata, furti e quant’altro? In altre parole: l'Italia nel cesso.

E poi viene il dibattito. E vengono gli ospiti.
E chi dice che i criminali avevano "asservito" la politica. E chi dice che la politica deve fare un passo indietro. E chi dice che la politica deve fare un passo avanti. E chi dice che la politica deve rinnovarsi al suo interno. E che i criminali sono "ladri" e "delinquenti"! E che ci sono le mele marce. E che non tutte le mele sono marce. E chi dice che a Roma è stata scoperta "la mafia senza la mafia". E chi dice che a Roma, invece, "ci stanno tutte le mafie, nessuna esclusa". Troppa grazia!
E così via, di scoperta in scoperta di quei mondi "di sotto", "di sopra" e "di mezzo" enunciati dal "teologo" Carminati, che tanto riecheggiano la "scala" che Pico della Mirandola immaginava salisse dalla terra su su sino alle "volte celesti".
Teologia suggestiva, se è vero che persino nella prosa di un "insospettabile", come il ministro Giuliano Poletti, fotografato a cena con "lorsignori", se ne coglie larvata infiltrazione: "noi che viviamo in questi mondi…".
Ma in quanti mondi vive il ministro Poletti? Persino Leonardo Sciascia, che qualcosa la capiva, volle sulla sua tomba questa frase: "ce ne ricorderemo di questo mondo". "Un" mondo. Ché se i mondi diventano troppi, inevitabilmente  le contabilità si complicano…     
Ma torniamo per terra.
E’ concepibile, ammissibile, logico, che cooperative di servizi per extracomunitari, campi nomadi, mense per i poveri, che vivono grazie a finanziamenti pubblici destinati a quegli scopi, divengano - durante la stessa commedia - soggetti finanziatori dei politici dai quali, a tempo record, torneranno a ricevere valanghe di finanziamenti, sotto forma di appalti?
Che titolo hanno le cooperative per finanziare i politici? I Partiti?
Qualcuno, in trasmissione, si è lasciato sfuggire che essendo stata abolita la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, andavano trovate altre strade per riempire di noci la bisaccia dei partiti… (ma quel geniaccio del Manzoni, che riferisce l’episodio della questua, garbatamente estorta da fra Galdino alla buona Lucia, non andò all’idea che la bisaccia di noci potesse diventare forma di finanziamento dei partiti…).
Sguardo a volo d’uccello sull’Italia di questi ultimi anni: scandalo Lega, scandalo Margherita, scandali Sicilia, scandalo Lazio, scandalo Lombardia, vagonate di schede elettorali fasulle un po’ dappertutto, Expò, Mose, caso Scajola, caso Matacena, caso Dell’Utri, persino, in questi giorni, salta fuori la 'ndrangheta in Umbria, sino al duo Carminati-Buzzi… In altre parole: l'Italia nel cesso.

Vogliamo dire: le "gride", dopo cinque secoli, non servono più. Ed è il recente voto delle regionali dell’Emilia Romagna dove, non dimentichiamolo, quasi il 70 per cento non è andato a votare, a fornircene indirettamente la prova.
"Vota e fai votare partito …": era la colonna sonora delle campagne elettorali della prima repubblica. La nuova colonna sonora è diventata: "Ruba e fai rubare partito …". In altre parole: l'Italia nel cesso.

Ma quale qualunquismo! Ma quale antipolitica!
Se ne faccia una ragione, il buon Giorgio Napolitano, capo dello Stato. Meglio farebbe, giunto al termine del suo mandato, a rinchiudersi in uno sdegnato silenzio.
Il suo ultimo "monito", mosso senz’altro da nobili ideali, francamente ci è sembrato infatti un po’ prolisso. Che c’entrava l’intemerata contro l’"antipolitica"?
Bastava dicesse: "Questi stanno lì per rubare. Cittadini, diamoci tutti da fare". In fondo, quello venuto alla ribalta nella città di Roma, non è il primo "vitello d’oro" nella storia dell’umanità. E Mosè, per mandarlo in frantumi, non ebbe bisogno di due mandati.

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