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lodato-cancellieri-bigdi Saverio Lodato - 21 novembre 2013
E’ sorprendente l’euforia manifestata da Enrico Letta per l’ennesima blindatura di Anna Maria Cancellieri nel ruolo di ministro di grazia e giustizia nonostante i suoi sconcertanti comportamenti che sono ormai diventati di dominio pubblico. Non sorprende per niente, invece, che la Cancellieri non abbia avuto neanche un minimo di resipiscenza, e che, al contrario, abbia insistito e insista nel definirsi vittima di un "complotto politico", "innocente" e "umanitaria".  La poltrona su cui siede è comoda e lei non ha alcuna intenzione di lasciarla.  
Il 31 ottobre, quando la storia era alle sue prime battute, avevamo concluso così un nostro articolo ("Tanfo istituzionale", e chi vuole può andarselo a leggere in questo sito): "Ovviamente la Cancellieri non si dimetterà. Tutti le chiederanno di restare al suo posto per non darla vinta ai "faziosi"."
Esattamente quello che è successo. Abbiamo doti di chiaroveggenza? No. Il buon giorno, infatti, si era visto dal mattino: che un ministro di grazia e giustizia trovasse naturalissimo intrattenere intensi rapporti, da decenni,  con un condannato per corruzione in via definitiva per tangentopoli e con la sua intera famiglia; che suo figlio avesse percepito una buonuscita milionaria per un anno di lavoro alle dipendenze proprio del condannato in via definitiva;  telefonare per esprimere solidarietà di fronte alle nuove vicissitudini giudiziarie dell’ intera "famiglia", la diceva lunga sulla concezione assai elastica che Anna Maria Cancellieri ha dei doveri di un guardasigilli. Inutile farla lunga: questi sono i ministri che ci ritroviamo in Italia.

Quanto a Letta, il discorso è più complesso. Letta pretende, a dispetto dei santi, che il suo governo resti in vita sino al 2015. Non gli interessa il come e il perché. Periodicamente finge di interessarsi alla riforma del "porcellum", ma sa benissimo che ogni giorno di "porcellum" in più gli allunga la vita. Nato come un governo di scopo, che dovesse mettere mano a una nuova legge elettorale e a un pacchetto di riforme economiche volte a non far precipitare l’Italia nel vortice della Grecia, questo esecutivo si sta trasformando in uno stucchevole  cewingum che Letta  vuole allungare a dismisura. Letta lo dice apertamente, se ne vanta, e non fa mistero della sua euforia ad ogni "ostacolo" scavalcato, appunto, a dispetto dei santi. In ultimo, l’"ostacolo Cancellieri".
Non si ritrova da solo in questo abbrivio: il capo dello Stato sta dalla parte sua, ne condiziona quotidianamente mosse, dichiarazioni, tattiche e, anche se la parola sembra roboante, strategie.
Togliatti, a proposito del vecchio PCI, era solito dire: "veniamo da lontano e andiamo lontano". E qualche mese fa pensavamo, di questo PD, che si potesse dire: "veniamo da Napolitano e andiamo da Napolitano". Che era pur sempre una ragionevole ragione di vita. Ma in politica, si sa, le stagioni cambiano in fretta. Oggi la frase si attaglia più a Letta che al Pd. E’ lui infatti che può dire con orgoglio: "vengo da Napolitano e vado da Napolitano". E il Pd allora, che fine ha fatto? Da dove viene e dove va?
Lo si è visto in questi giorni di passione sul "caso Cancellieri".Il Pd viene da Letta e va da Letta che, a sua volta va e viene da Napolitano. E questa – lo riconoscerete – non è una ragionevole ragione di vita. Ma così é.
Certo. I quattro candidati alle primarie sognavano un futuro politico personale diverso. E ora imprecano, si prendono a pesci in faccia fra loro, si maledicono per la decisione da loro stessi presa un attimo prima. Ma chi li ha costretti?
Renzi, il più gettonato fra i quattro candidati alle primarie, aveva sfidato Letta a "metterci la faccia", salvo scoprire che anche certe "facce di cuoio" possono "metterci la faccia".
Infine, quanto al PDL, che contribuisce non poco alla galleria italica delle "facce di cuoio", ha manifestato determinazione e unità sin dal primo momento: per noi le "facce di cuoio" non si toccano.
Con questo PD e questo PDL, ecco finalmente spiegata l’"euforia" di Letta.

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