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letta-enrico-bigdi Saverio Lodato - 2 novembre 2013
Il "silenzio congiunto" di Letta e Napolitano sull’"affaire Cancellieri" è un’ulteriore riprova, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che gli appartenenti all’esclusivo "club del potere" si tengono per mano nella buona e nella cattiva sorte, almeno sin quando defenestrazione, decadenza, mancata elezione, non li separi. Sono tutti appiccicati uno all’altro, come un’ infinita catena di gemelli siamesi resi simili e uguali dal rango istituzionale, dalla ricchezza, dalle parentele, dai trascorsi, dai salotti, e dagli scheletri che, molti di loro, non tutti, conservano gelosamente nei propri armadi. Avevamo scritto, appena due giorni fa, del "tanfo da putredine che emana dal degrado in cui stanno precipitando le massime istituzioni repubblicane". Né ci facevamo illusioni, tanto che davamo per scontato che,  alla fine,  tutta la vicenda sarebbe finita in cavalleria e la guardasigilli sarebbe rimasta saldamente in poltrona. Ci piacerebbe essere smentiti. Ma con l’aria che tira, quest’ultima sembra ipotesi di scuola.
 Dicevamo del "silenzio congiunto". Questo - ammettiamolo - non lo avevamo preventivato.
Che un Presidente del consiglio e un Capo dello Stato lascino trascorrere giorni e ore senza pronunciare una parola una su un ministro di grazia e giustizia che risponde ubbidiente a domanda dei parenti di una detenuta che pretendono favori, e che poi si dà da fare, non fa altro che alimentare quel "tanfo istituzionale" di cui abbiamo già detto.

Prendiamo il silenzio di Letta. Ogni volta che il PDL ha minacciato di staccare la spina, si trovava negli Stati Uniti. In tal modo fa sapere che affronterà i casi esplosi "in sua assenza" al "suo rientro". Tanto il tempo è galantuomo e lo scandalo di dopodomani caccerà nel dimenticatoio quello di ieri e quello di oggi ( ricordate Alfano e il Kazakistan?). Ma questa volta Letta è "silenzioso in sede".
Quanto all’odierno silenzio di Napolitano basterebbe ricordare il suo fragoroso "non ci sto" di fronte alle intercettazioni dei pubblici ministeri della trattativa Stato- Mafia che lo avevano sorpreso a colloquio con l’imputato Nicola Mancino. Rimbombo assordante allora, silenzio assordante oggi: insomma, l’esclusivo "club del potere" va difeso,  come avrebbe detto la buonanima di Andreotti, "ventre a terra".
Poi, sotto il grande cielo del silenzio istituzionale, c’è spazio (televisivo) per i loquaci di lesta parola. Pensiamo alla nutrita compagine dei dirigenti PDL, guidati da Alfano e dalla Santanchè (anche "colombe" e  "falchi" quando il gioco si fa duro, aderiscono insieme alla stessa catena dei gemelli siamesi) vorrebbero subordinare la loro solidarietà alla Cancellieri all’emanazione di una legge che equipari il trattamento umanitario a favore di Giulia Ligresti a quello in favore di Ruby attivato da Silvio Berlusconi.
Poi viene il Pd, che sull’argomento è "diviso" Poi vengono i 4 candidati alle primarie PD che sull’argomento sono "divisi". Ma tutti, pare di capire, aspettano "chiarimenti". Ma "chiarimenti" su che?
Infine, Luigi Manconi che non ha bisogno di chiarimenti: infatti nell’intera storia (dopo sperticati complimenti alla Cancellieri, della serie: ma quanto è "umana" lei) rinviene nientepopodimeno che la solita "cultura del sospetto" che storicamente ha condizionato la mai sopita natura forcaiola e giustizialista della sinistra.
Quanto a Grillo, unico ad aver chiesto le dimissioni della Cancellieri, viene trattato come il solito rompicoglioni che non sa rispettare il bon ton del "club del potere".
Per quanto sintetico sia, il "catalogo" è questo.
Ora immaginiamo per un attimo cosa accadrebbe se un pubblico ministero o un giudice fossero intercettati mentre ricevono la telefonata con un imputato che raccomanda loro la sua posizione. E che immediatamente dopo si attivano per mantenere i patti. Ricordate quel povero giudice che fu messo in croce per molto meno, perché aveva  i "calzini turchesi"?
Scatterebbe la santa alleanza fra i "silenziosi" di concetto e i "loquaci" di lesta parola. Tutti pretenderebbero l’intervento su quel pubblico ministero o giudice intercettati per infliggere loro sanzioni esemplari. E chi dovrebbe intervenire contro i malcapitati? Ma è ovvio: il ministro di grazia e giustizia. Cioè: Anna Maria Cancellieri.
Lasciateci dire che tutto questo ci fa un po’ schifo.

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