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cancellieri-lodatodi Saverio Lodato - 31 ottobre 2013
Sappiamo di abbaiare alla luna.
Ma cosa aspetta il guardasigilli Anna Maria Cancellieri a presentare irrevocabili dimissioni? Avrebbe già dovuto dimettersi oggi. O qualche giorno fa, quando sono iniziate a circolare le notizie del suo interessamento, di natura "umanitaria", per Giulia, una delle figlie di Ligresti che, dalle cronache imbarazzate di certi giornali, non si capisce bene se fosse anoressica di suo o lo diventò in carcere di proposito, rifiutando il pasto dello Stato. La verità è che si stanno superando tutti i limiti nel perverso vizietto delle telefonate che intercorrono in Italia fra indagati, imputati, poco di buono e i rappresentanti delle massime istituzioni. Sembra quasi che chi telefona tenga in mano un guinzaglio al quale la povera preda istituzionale, che risponde dall’altra parte, non può sottrarsi.
Comunque sia, molti hanno subito messo le mani avanti ripetendo, anche in questo caso, il mantra del "non c’è nulla di penalmente rilevante". E chi oserebbe affermare il contrario? Naturalmente, i magistrati di Torino che indagano sulla "Ligresti dynasty", quando si sono imbattuti nelle telefonate fra la "famiglia siciliana" e il ministro di grazia e giustizia non hanno potuto far altro che chiedere conto all’interessata del suo ripetuto e proficuo darsi da fare. Già. Perché il ministro, circostanza che lei stessa ammette candidamente, dopo le ripetute insistenze, trovò normalissimo alzare la cornetta per coinvolgere due dirigenti del Dap affinché si attivassero per lenire le condizioni di sofferenza di Giulia Ligresti. La quale (troppa grazia Sant’Antonio) venne addirittura scarcerata appena undici giorni dopo il gran ballo delle telefonate. Ma in questo, ci spiegano sempre certe cronache imbarazzate, la Cancellieri non c’entra nulla. E chi oserebbe mai affermare il contrario?

Ora poiché si è anche appreso che la Cancellieri e i Ligresti sono amici da lunga data e hanno avuto interessi in comune, visto che lo stesso figlio del ministro ha goduto nel 2012 di una buonuscita milionaria per un anno di lavoro nella Fondiaria Sai di Salvatore Ligresti, ci sarebbero state tante buone ragioni (non una sola), etiche, ancor prima che istituzionali, per chiudere immediatamente ogni conversazione telefonica.  
Ma non bisogna credere alla Befana.
Cosa aspettarsi infatti dopo la telefonata in cui Berlusconi, presidente del consiglio, doveva convincere i funzionari della Questura di Milano che Ruby era la nipote di Mubarak?
Cosa aspettarsi dopo le telefonate fra l’imputato Nicola Mancino e Loris D’Ambrosio, consigliere del Quirinale, in cui il primo cercava di ottenere un alleggerimento della sua posizione giudiziaria nell’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia? Niente di penalmente rilevante, per carità. Come nulla di penalmente rilevante c’era nelle telefonate intercorse persino fra il solito Mancino e il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Tanto è vero che furono mandate al rogo.
Ora restiamo in trepida attesa dell’editorialista domenicale che ci metterà in guardia - anche nell'"affaire Cancellieri" - dal prestare ascolto al combattivo manipolo dei "faziosi" che attaccano le istituzioni per prendere di mira il progetto delle larghe intese, fare cadere il governo Letta e dileggiare il lavorio costante e paziente del nostro Capo dello Stato. Ci atterremo prudentemente a questi bonari consigli.
Però che si avverta un tanfo da putredine che emana dal degrado in cui stanno precipitando le massime istituzioni repubblicane, questo dovrebbero riconoscerlo sia gli editorialisti dei giorni festivi che gli editorialisti dei giorni feriali.
Almeno per una questione di "olfatto".
(Ovviamente la Cancellieri non si dimetterà. Tutti le chiederanno di restare al suo posto per non darla vinta ai "faziosi").

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