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Non vorremmo essere, e solo un incosciente la penserebbe diversamente, al posto di Donald Trump. Abbiamo visto i suoi primi “cento giorni” di governo degli Stati Uniti; una politica economica che sta scuotendo le radici di occidente e dei paesi asiatici; e gli indicatori economici che iniziano a virare al peggio; la sua tecnica del colpo di stato permanente; licenziamenti di quei vertici dello Stato che non gli aggradano; feroci persecuzioni di immigrati di altre razze e altri paesi; politica estera all’insegna della spregiudicatezza e della inconcludenza; guerre che dovevano essere chiuse in 24 ore e che si sono prolungate di oltre “cento giorni”.
Si. Ormai il mondo si è fatto un’idea del personaggio. Ricordiamo che era già stato eletto una prima volta, che aveva gridato ai brogli elettorali quando aveva vinto Biden, la pagina impresentabile dell’assalto a Capitol Hill, i cui responsabili sono stati recentemente graziati proprio da Trump.
Non va però anche dimenticato che Trump è vivo per miracolo, essendo sopravvissuto per un soffio a un attentato. Causa non secondaria, l’essere sopravvissuto, alla sua vittoria elettorale.
C’è un problema che non va ignorato.
La recente storia americana ha visto un ricorso al delitto politico che non si è visto in alcuna parte del mondo civilizzato. O che definiamo tale.
Fu assassinato John Kennedy. Fu assassinato Lee Oswald che lo aveva ammazzato. Fu assassinato Malcom X. Fu assassinato Martin Luter King.
Fu assassinato Robert Kennedy, fratello di John.

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Grandi delitti che sconvolsero il mondo. Grandi commissioni d’inchiesta per accertare le verità. Americani, invece, ancora oggi divisi sulle responsabilità dei mandanti che armarono le mani dei killer di allora.
Estrema destra e mafia americana fecero sentire la loro presenza in quei delitti. Ma un conto è il senso comune, il sentito dire, altro conto sono le “prove” che, come dicevamo, traballano ancora oggi.
In conclusione.
Fbi, Cia, servizi segreti e segretissimi, devono tenere gli occhi bene aperti. A maggior ragione dopo il primo attentato. Potremmo sbagliarci, ma Trump, in questo momento, ha da temere di più gli umori conservatori, i cui interessi non coincidono affatto con la “stagione dell’oro” promessa, più che i colpi di coda dei democratici che si stanno ancora leccando le ferite per la sconfitta elettorale.
E’ un quadro da tenere ben presente.
In America quando qualcosa non va per il giusto verso c’è “licenza d’uccidere”.
Per questo all’inizio dicevamo che la posizione di Trump non è affatto invidiabile. E i sondaggi la dicono lunga su quanto può essere breve una luna di miele anche negli Stati Uniti.

Foto © Imagoeconomica

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La rubrica di Saverio Lodato

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

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