Il governo di centro destra non sa governare il Paese.
E la sinistra, o per meglio dire tutta l’opposizione, ha paura di governarlo.
Ci dispiace metterlo in evidenza, ma lo stallo è tutto qui.
Che il governo non sia cosa, lo dicono i fatti. Le televisioni ci restituiscono ormai da tempo la versione macchiettistica di una premier, Giorgia Meloni, che, per sua stessa ammissione, un giorno dice una cosa e l'indomani l'esatto contrario. Fateci caso. Sino a un po’ di tempo fa i programmi televisivi, quei pochi che osano criticare il governo, mettevano insieme dichiarazioni di esponenti politici in anni precedenti la campagna elettorale, facendone risaltare il contrasto con quelle odierne. Da opporsi a governare si sa che il passo è breve. Ormai infatti il contrasto si rivela nella stessa settimana, se non quando fra mattina e pomeriggio. Significherà pur qualcosa.
Il lettore può prendere a piene mani dalla lista della spesa.
La politica estera; la posizione in Europa; il giudizio su Trump e il trumpismo; la vicenda Ucraina; le tante margherite da sfogliare: dazi o non dazi, armi o non armi, esercito o non esercito, volenterosi o non volenterosi; altrettanti dilemmi e trilemmi che infiacchiscono – inesorabilmente, implacabilmente, impietosamente - la postura ginnica di chi fino a qualche settimana fa si era convinto di scrivere la Storia.
Finiti i Tik Tok, le dirette Facebook, i discorsi delle campanelle, le interviste a beneficio di tv di Stato e proprietaria, la Meloni sembra essere evaporata in una nuova dimensione che le ha cambiato persino il vocabolario. Non dice più, rivolta alla sinistra: “Fatevene una ragione, governeremo per i prossimi dieci anni”. Insomma, si è fatta scaramantica.
Ovvio, che in situazioni simili, anche i nani si farebbero giganti. Si spiega così la rissa continua fra ministri-coltelli che se le suonano di santa ragione.
Andiamo all'opposizione.
La quale reagisce verbalmente, e tumultuosamente, a tutte le provocazioni verbali dell'avversario. E fa benissimo, ci mancherebbe.
In difesa della sacrosanta sacralità della Costituzione.
In difesa del sacrosanto sdegno per la strage delle Fosse Ardeatine.
In difesa della sacrosanta pagina di Storia patria scritta a Ventotene.
In difesa di tutti quei sacrosanti diritti che in Italia vengono calpestati.
E anche in questo caso, come per il governo, potremmo continuare a lungo.
Ma non basta. Non può bastare. Prova ne sia che l'elettore convalescente non reagisce. I sondaggi languono.
E in più, la quantità di liti che si manifestano in seno all’opposizione è la cartina di tornasole del fatto che l'opposizione si guarda bene dall’affondare il colpo.
Quanto sta accadendo, e ci ripromettiamo di tornare a scriverne presto, in materia di giustizia e magistratura, stampa e potere, ha tutta l’aria di essere diventato il collante sotterraneo che tiene insieme chi ormai ha dimostrato di non saper governare e chi ha paura di governare.
Vedete.
Se l’opposizione dicesse agli italiani: stanno facendo scempio di settant’anni di vita repubblicana, ma appena torneremo al governo (prima o poi la statistica darà una mano) cancelleremo in un giorno questa valanga di leggi vergogna, troverebbero magari ascolto fra una larga fetta degli astenuti schifati da ciò che è diventata la politica in Italia. Toh: magari fra i giovani che oggi non votano.
Perché non lo dicono?
Perché siamo il Paese dove non deve accadere niente.
E se si riuscisse davvero a dare un bel colpettino a indipendenza della magistratura e indipendenza del giornalismo sarebbero tutti felici e contenti.
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Elaborazione grafica by Paolo Bassani
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