L'Unità - 9 ottobre 1986
Un killer della mafia, uno dei tanti, ha indossato un giubbotto di pelle, i guanti, il casco voluto dai regolamenti, e ha messo il colpo in canna nella sua pistola. Lo ha fatto tante volte, questa volta sarà ancora più facile. Eccolo in strada, anonimo, imprendibile.
A un tratto accelera, ha visto la sua preda. Si lancia verso il mondo dei bambini, fatto di sogno e di colori. Missione compiuta: per terra, stecchito come un uccellino, c'è un bambino di 11 anni. Ora sì che la mafia ha toccato davvero il fondo.
Al campionario granguignolesco mancava l'ultima raffinatezza: avvicinare un bambino di 11 anni mentre sta giocando. Allontanarlo, con un pretesto, dal suo compagno di svaghi, centrarlo con un solo colpo di pistola in mezzo alla fronte. E fuggire, come fugge la iena dopo il pasto. La lacuna è stata colmata alle 20.45 di martedì 7 ottobre, 1986. A Palermo, tanto per cambiare.
Fa buio presto, a San Lorenzo. San Lorenzo è una delle più antiche borgate, una volta zona di nobili e di giardini. Oggi scheggia tortuosa e molesta in una Palermo nuova, tutta protesa verso grattaceli ed eroina, Volvo e Pepsi cola.
Qui, quasi in pieno centro, sta sopraggiungendo un bel bambino di 11 anni che se ne torna a casa, in via Florio. E' biondo, paffutello, va in prima media, si chiama Claudio Domino. Con lui un solo coetaneo, Giuseppe. Entrambi raggiungono uno slargo tra palazzotti immensi e cumuli di rifiuti. Certamente stanno chiacchierando. Tornano a casa dalla cartoleria del padre di Claudio, in via Astorino, dove i genitori di Claudio hanno deciso di indugiare ancora qualche minuto.
Lo sgommare improvviso di una motocicletta di grossa cilindrata. Quell'uomo che si rivolge a Claudio dicendogli: "Ehi tu, vieni qua". Il secco colpo di pistola. A questo punto le ricostruzioni non valgono più nulla. I genitori, lo strazio, notte insonne in via Florio, luci accese fino all'alba al civico 31. Il tavolo di marmo all'obitorio. Chissà se si chiama "morgue" anche quando è un bambino a finirci dentro.
E' trascorsa una nottata e siamo a chiederci perché.
Mi intrufolo nella scuola Ignazio Florio. Vedo la classe di Claudio. Conosco la sua insegnante. Mi dice che l'anno scorso, quando ebbe Claudio tra i suoi alunni, assegnò loro parecchi compiti contro la mafia e contro la guerra. Claudio era uno dei migliori. Sveglio, ma non litigioso.
Oggi, intanto, i suoi compagni stanno scrivendo alla lavagna: "Il limone è giallo, la luna è nel cielo, nel mare ci stanno i pesci".
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La rubrica di Saverio Lodato
Foto © Paolo Bassani
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