Ci ha lasciati Luca Giurato, indimenticabile collega di una televisione che fu. Volto e sorriso che foravano lo schermo, come dicono quelli che se ne intendono. Pare non abbia sofferto e questo ci conforta, ché immaginare un Luca Giurato triste sarebbe adesso un autentico contro senso. Ebbi modo di incontrarlo professionalmente, e ne scrivo visto che tutti non hanno potuto fare a meno di sottolineare le sue gaffe leggendarie, in diretta, sostenute però da una verve professionale impetuosa che risultava irresistibile agli occhi degli spettatori. Una mattina di tanti anni fa invitò me e un sacerdote antimafia di Palermo in collegamento dalla sede Rai siciliana nel programma intitolato “Unomattina” che lui dirigeva con grande successo. E per discutere - tanto per cambiare - di mafia, mafiosi, e lotta alla mafia.
Il racconto di quella mattinata è presto detto. Luca Giurato si rivolse agli ascoltatori dicendo: vi presento “don” Saverio Lodato, sacerdote antimafia e il dottor (scusatemi ma dopo tanti anni il nome non mi sovviene più), giornalista e corrispondente dell’Unità...
Nella stanzetta della sede Rai di Palermo, restammo di sasso.
Il sacerdote alzò lo sguardo al cielo. Io presi il coraggio a quattro mani e precisai: “Luca guarda che il giornalista sono io e lui è il sacerdote...”.
Giurato non fece una piega: “Certo, anche perché lui è vestito di nero" e rise di gusto.
E tutti scoppiamo in una allegra risata, compresi i colleghi dello studio. E la trasmissione filò via alla grande.
Luca Giurato mi ricorda gli anni di una televisione “pulita”, se così si può dire. Dove, per dirla con Paolo Conte, si poteva anche sbagliare. Ma si sbagliava da professionisti.
Ciao Luca.
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La rubrica di Saverio Lodato
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Luca Giurato, se andava in diretta una ragione c'era
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