Aveva proprio ragione Giorgio Bongiovanni, qualche giorno fa su questo giornale. Fascisti sono, c’è poco da fare. E come vorreste chiamarli diversamente? Fascistelli? Fascisti del tempo che fu? Fascisti dell'era moderna? Fascisti del buon ricordo?
Inutile girarci intorno. Inutile cercare di cambiare lo stato delle cose, cambiando loro i nomi. E quanto è accaduto in questi giorni, con i clamorosi risultati dell’inchiesta di Fanpage, costituisce la prova del nove di uno scenario occulto che ormai sta finendo in prima serata nelle case degli italiani. Forse era inevitabile che accadesse. E, per certi versi, è anche un bene.
Perché, costretti come sono a difendersi per amor di telecamera, questi che chiameremo bonariamente i fascisti del buon ricordo, appaiono ancora di più per quello che sono.
Cosa dicono infatti a loro discolpa?
Dicono che gli intercettati sono “giovani minorenni”, che non sanno quello che dicono. E quello che dicono è “orribile”. Non c’è spazio per chi è razzista, discriminatore “razziale”, e “nostalgico”. Ma “nostalgico” di che? Ah, questo non si sa, non si ha il coraggio o la voglia di dirlo.
Passano i giorni, le settimane, i mesi, e il governo di centro destra continua a governare a modo suo. Alla sua maniera: perché il governo ha vinto le elezioni.
E ci tiene a evitare strappi significativi, le abiure definitive, il rifiuto con il passato nero e fascista che si preferisce coccolare contro ogni evidenza.
L’Italia è un paese messo male.
Non solo e non tanto per le oscenità che vengono dette nei sottoscala, nelle portinerie, nei retrobottega di Fratelli d’Italia e persino di quella che una volta fu la Lega antifascista di Umberto Bossi. Ma perché la catena si sta troppo allungando.
Quanti sono ormai i casi di cronaca che puntualmente, inesorabilmente, sconcertatamente, sbattono in faccia agli italiani l’evidenza che in questo governo si annidano estese fasce di fascistoni vecchia maniera? Tanti? Troppi? Solo l’Istat saprebbe rispondere a domanda del genere.
Sicuramente più del necessario.
E Giorgia Meloni, che con una mano bacchetta i discoli della “sua” gioventù (“queste cose non si dicono e non si fanno, e per queste cose non c’è posto”) e con l’altra pretenderebbe persino di chiamare a far da “arbitro” il capo dello Stato, Sergio Mattarella, appare sempre più come una Madamina Nera che non vuole mai pagare dazio.
Ma sì, la Madamina Nera ha proprio ragione.
Il problema sono quelli di Fanpage, con i loro metodi poco convenzionali, non il fascistume che via via vanno scoprendo dentro i condomini di casa sua.
Piuttosto, il problema ci sembra un altro: certe scoperte dovrebbero essere fatte dalla grande stampa e dalla grande televisione italiana.
Finché durerà così, la Madamina Nera tirerà a campare.
Foto © Paolo Bassani
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La rubrica di Saverio Lodato
Giorgia Meloni, la Madamina Nera che cade sempre dalle nuvole
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