Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

lodatosav purgatori addaura

Ieri era il 21 giugno. Trentacinque anni fa, all'Addaura, veniva compiuto un attentato nei confronti del giudice Giovanni Falcone.
Sugli scogli della spighetta della villa venne ritrovato un borsone pieno di tritolo.
Assieme al magistrato, quel giorno erano presenti anche i colleghi elvetici Carla Del Ponte e Claudio Lehmann, giunti a Palermo per una rogatoria sul riciclaggio dell’inchiesta “Pizza connection", relativa al riciclaggio di denaro sporco collegato al traffico di droga di cui Cosa Nostra aveva il controllo.
Proprio il "fallimento" dell'attentato aprì contro Falcone una vera e propria campagna di delegittimazione. 
"Questo è il paese felice in cui se ti si pone una bomba sotto casa e la bomba per fortuna non esplode, la colpa è la tua che non l'hai fatta esplodere" disse lo stesso Falcone, ucciso poco tempo dopo a Capaci il 23 maggio 1992, in un intervento televisivo.  
Lo stesso magistrato lo ricordava in un intervento televisivo.
Quelli erano gli anni dei veleni, del “corvo” di Palermo, delle lettere anonime, con accuse alla Procura di Palermo.
Saverio Lodato, giornalista storico de L'Unità, fu un testimone di quel tempo. Nel 2021 venne intervistato da Andrea Purgatori in occasione dello speciale di Atlantide dedicato proprio alla commemorazione della strage di Capaci.


50 anni mafia 1 4

Fu proprio lui a raccogliere dopo l'attentato la celebre dichiarazione di Falcone sulle cosiddette "menti raffinatissime".
Oggi noi riproponiamo l'intervista di Purgatori a Lodato tenutasi proprio su un’imbarcazione davanti alla villa di Falcone situata all’Addaura. 
"Il giorno del fallito attentato all’Addaura è l’inizio dell’agonia di Falcone. Ma è anche l’inizio del tramonto della favola che Cosa nostra facesse o potesse fare tutto da sola”, affermava Lodato a La 7. 
“Da quel momento in avanti sarà sempre più chiaro che Cosa nostra era il braccio armato, il braccio militare di pezzi deviati dello Stato, dei servizi segreti, delle istituzioni, di pezzi della massoneria, di pezzi di un’imprenditoria siciliana e non solo. Questo blocco di potere viene in qualche modo svelato dall’attentato all’Addaura perché Falcone capisce che non è solo la mafia”.
“Il fatto stesso - aggiungeva Saverio Lodato - che a 32 anni di distanza non abbiamo ancora la certezza sul giorno esatto in cui dovesse accadere l’agguato, se cioè doveva accadere il giorno della scoperta del tritolo, quando in questa villa erano presenti ospiti di Giovanni Falcone la dottoressa Carla Del Ponte ed il giudice Claudio Lehman che venivano dalla Svizzera per incontrare Falcone, o il giorno prima, ci dice quanto sia stato difficile individuare questa verità”.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

La rubrica di Saverio Lodato


ARTICOLI CORRELATI

Atlantide e le ''menti raffinatissime'' dietro la strage di Capaci

Lodato: dall'agenda rossa ai mandanti esterni, c'è chi trema con arresto di Messina Denaro

Saverio Lodato: ''Falcone era convinto che dietro i delitti politici ci fosse Gladio''

Nelle parole di Giovanni Falcone il peso di ''Cinquant'anni di mafia''

Lodato: ''Falcone mi disse: 'Sica e La Barbera venuti a Palermo per fottermi'''

Saverio Lodato: ''Falcone considerava Contrada regista delle 'menti raffinatissime'''

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos