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agenda-rossa-mano-paolodi Salvatore Borsellino - 4 luglio 2015
Bisogna convincersi. Se hai la sventura di essere fratello, figlio o congiunto di un poliziotto, di un magistrato, di un giornalista ucciso dalla mafia, o peggio, dalla mafia insieme allo stato deviato, non ti restano che due possibilità. O sparisci, taci, ti nascondi, non fai sapere neanche che esisti, ed allora, se sei parente di una vittima di serie A (!), ti toccherà soltanto, ad ogni anniversario, di essere cercato da qualche giornalista che ti chiederà qualche ricordo, possibilmente toccante, del tuo congiunto, per fare commuovere i suoi lettori, o, se sei parente di una vittima di serie B (!) non ti cercherà nessuno, così come verrà ignorato e dimenticato il tuo congiunto. Oppure, se sceglierai di cercare con tutte le tue forze la VERITA’ e la GIUSTIZIA e di lottare per la memoria del tuo congiunto, allora rassegnati, non avrai scampo, sia che tu sia congiunto di una vittima di serie A che di una vittima di serie B. Ti accuseranno di sfruttare la tua condizione privilegiata (!) di congiunto di una vittima, di fare di professione il fratello o il figlio dello stesso, terranno d’occhio tutte le tue mosse, chi abbracci, chi saluti, chi frequenti, ti accuseranno di avere dei problemi mentali, ti diranno che il tuo congiunto si rivolterebbe nella tomba a fronte dei tuoi comportamenti, ti diranno che il tuo congiunto non avrebbe mai detto quello che tu dici, che non si sarebbe mai comportato come te, e questo anche se sono moralmente complici di quelli che lo hanno ucciso per non fargli più dire quello che diceva, per non farlo più parlare e potere essere loro, e soltanto loro, gli interpreti o meglio i mistificatori del suo pensiero e delle sue parole.

Non ti mancheranno poi le accuse reiterate di cercare di fare carriera con l’antimafia, anche se ti sei sempre rifiutato di fare politica attiva, di candidarti per un partito e se la tua carriera credevi di averla fatta prima raggiungendo posizioni di eccellenza tecnica nelle ditte dove hai lavorato e poi avviando un attività imprenditoriale che non riesci a chiudere anche dopo avere raggiunto la pensione tanto i tuoi clienti sono soddisfatti dei prodotti che tu hai progettato e che continuano ancora ad usare con soddisfazione. Se poi ti arrischierai a volere fare qualcosa che resti, per onorare la memoria di tuo fratello, una “Casa di Paolo”, nel quartiere dove siete nati e avete vissuto la vostra adolescenza, qualcosa che possa strappare i ragazzi a rischio del quartiere alla perversa spirale povertà-emarginazione-criminalità- criminalità organizzata ti arriveranno anche le accuse di volere lucrare su questa attività o di utilizzare i fondi raccolti per costruire questa casa, “i soldi di Borsellino”, come se quello non fosse anche il tuo cognome, per altri scopi, per esempio per pagare una penale a cui sei stato condannato per avere “diffamato” un giudice, cioè per avergli detto quello che pensavi di lui, al di la di quello che penalmente ha potuto essere accertato. E questo anche se per pagare quella penale era stata avviata una sottoscrizione dalla poetessa Lina La Mattina insieme a tanti altri che aveva in poco tempo raggiunta la somma necessaria. Somma che peraltro è stata depositata sul conto della Associazione Le Agende Rosse cui sono affluite anche tutte le somme successivamente raccolte specificatamente per la Casa di Paolo come lo pseudo giornalista che si firma Luca Rocca avrebbe potuto verificare soltanto guardando su FB i resoconti minuziosi che periodicamente pubblico sull’evento “Realizzare un sogno: La Casa di Paolo”. Anche il bonifico che ho fatto per pagare la penale è stato pubblicato su FB e sarebbe bastato controllare per vedere che è stato emesso dal mio conto personale. Ma i controlli, prima di pubblicare oscenità li fanno i giornalisti veri, se ancora se ne trovano in questo nostro disgraziato paese, non i “troll”, che sono peggiori degli anonimi perché si presentano sotto falsa identità e questo dovrò verificarlo prima di sporgere la querela che intendo avanzare nei suoi confronti perché qualcuno mi ha detto che dietro la ‘firma’ Luca Rocca si cela un altro nome che non è nuovo a portare nei miei confronti attacchi di ogni tipo.
Così fanno certi criminali, non gli basta pugnalarti alle spalle ma nascondono anche il viso sotto un cappuccio nero.

Info: Salvatore Borsellino su facebook

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