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borsellino-salvatore-web7di Salvatore Borsellino - 15 maggio 2013
Stamattina il post "Ciao Agnese" ha superato il milione di visualizzazioni.
Il pensiero di quanta gente sia emotivamente coinvolta dal coraggio e insieme dalla dolcezza con cui questa donna ha saputo affrontare il martirio degli ultimi suoi anni di vita già sconvolta da quella strage in cui ventuno anni fa era stato massacrato suo marito e il padre dei suoi figli, Paolo Borsellino, mi ha aiutato a superare l'indegno spettacolo a cui ho dovuto assistere oggi nell'aula bunker di Caltanissetta.
Due testimoni di quella strage, il colonnello Giovanni Arcangioli e l'ex magistrato Giuseppe Ayala che hanno continuato a disseminare di ostacoli la strada della Verità e della Giustizia su quella strage costellandola dei macigni dei loro "non ricordo", delle contraddizioni rispetto alle testimonianze degli altri testi e delle loro stesse testimonianze rese in passato arrivando all'assurdo, nel caso di Ayala di bollare come "clamoroso errore di verbalizzazione" una testimonianza da lui stesso resa e, ovviamente, regolarmente sottoscritta, come unica via per negare una incontrovertibile contestazione del Pubblico Ministero.

Per tacere degli squallidi tentativi di Giovanni Arcangioli di sollecitare la benevolenza della Corte con parole come queste: "Da otto anni vivo in questa situazione che ha distrutto me, la mia famiglia. Da otto anni sono sui mass-media. Per voi e' la prima volta, per me no. Io sono distrutto dentro. Non so che ho fatto per meritarmi questo".
Forse dimenticando di parlare davanti a chi da oltre venti anni vive una situazione che ha distrutto ben più di una famiglia. Da oltre venti anni è spesso attaccato o addirittura dipinto come insano di mente dai mass media solo perchè continua a chiedere Verità e Giustizia. Da chi ha sentito per troppe volte menzogne spacciate per verità. Da chi non può più accettare di sentire descrivere l'orrore di quello che c'era il 19 luglio in via D'Amelio per giustificare quelle che sempre più appaiono non come amnesie ma come evidenti menzogne. Se tante persone descrivono gli stessi momenti, le stesse situazioni, gli stessi gesti in maniera così assolutamente differente tanto da far credere di parlare di posti e di momenti diversi, pur ammettendo che almeno uno di loro dica la verità non che una sola possibilità, CHE TUTTI GLI ALTRI, O FORSE ANCHE TUTTI, MENTANO.

Tratto da: 19luglio1992.com

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