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di Salvatore Borsellino - 18 Novembre 2009
Già quando il 1 aprile 2008 il GUP Paolo Scotto di Luzio aveva prosciolto il colonnello dei carabinieri dei ROS Giovanni Arcangioli dall'accusa del furto dell'Agenda Rossa di Paolo Borsellino...
  

...avevo manifestato il mio sconcerto per il fatto che il processo si fosse chiuso in fase di udienza preliminare impedendo cosi ad un procedimento di tale importanza di arrivare alla fase dibattimentale nel corso della quale, con una analisi approfondita delle prove (addirittura fotografiche) e delle testimonianze (incerte e contraddittorie) avrebbe potuto essere accertata l'innocenza o la colpevolezza dell'imputato.
Avevo poi sperato, grazie al motivato e circostanziato ricorso presentato dalla Procura di Caltanissetta avverso a questa sentenza di assoluzione che la Corte di Cassazione annullasse questa abnorme sentenza di proscioglimento affermando che "il procedimento in oggetto è un classico caso in cui è necessario un vaglio dibattimentale" per "colmare i vuoti" e le contraddittorie testimonianze attraverso un "approfondimento dibattimentale".
Era poi arrivato il 17 febbraio 2009 il macigno della dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte della Corte di Cassazione, evento con il quale, come dichiarai all'epoca, era stato posta una pietra tombale sulla ricerca della verità in questa vicenda, la sparizione dell'Agenda Rossa del Giudice che è a mio avviso uno dei motivi fondamentali dell'assassino del Giudice e delle modalità con cui è stata effettuata la strage: uccidere Paolo senza fare sparire anche la sua Agenda non sarebbe servito a nulla perché in quell'agenda sono sicuramente contenute le prove di crimini e di complicità che possono inchiodare alle loro terribili responsabilità una intera classe politica.
Le motivazioni della sentenza emessa dalla tristemente nota sesta sezione penale della Corte di Cassazione, oggi riprese da APCOM, vanno addirittura al di là di questo già di per sè osceno quadro di evidenze negate, di verità nascoste e di crimini occultati. Si arriva addirittura a negare che la borsa del Giudice contenesse l'Agenda Rossa asserendo che "gli unici accertamenti compiuti in epoca prossima ai fatti portavano addirittura ad escludere che la borsa presa in consegna dal Capitano Giovanni Arcangioli contenesse un'agenda". Si prendono cioè per buone le dichiarazioni contraddittorie date in tempi diversi dall'imputato chiamando in causa testimoni che lo hanno smentito, come l'ex magistrato (al momento del fatto) Giuseppe Ayala o addirittura non presenti sul luogo della strage, come Vittorio Teresi, e non si da alcun valore alla testimonianza della moglie del Giudice, Agnese Borsellino, che vide Paolo riporre l'agenda nella borsa, dopo averla consultata nel pomeriggio di quel 19 luglio, prima di andare all'appuntamento con la sua morte annunciata.
A questo punto non resta che trarre le inevitabili conseguenze da questa sentenza della Corte di Cassazione, incriminare la moglie del Giudice per falsa testimonianza e processare tutti i familiari del Giudice, figli, moglie, fratelli e sorelle per la sottrazione e l'occultamento dell'Agenda. Dato che Paolo non se ne separava mai solo i suoi familiari possono averla sottratta e occultata. Contro la madre del Giudice non si potrà procedere per sopravvenuta morte dell'imputato.

Salvatore Borsellino


Le tappe dell´inchiesta sulla sottrazione dell´agenda rossa di Paolo Borsellino

Le principali tappe dell´inchiesta della procura di Caltanissetta conclusasi con il proscioglimento in udienza perliminare del col. Giovanni Arcangioli sono le seguenti:

1. primavera 2005: l´inchiesta per il reato di furto a carico di ignoti parte dopo una perquisizione nello studio del fotografo palermitano Franco Lannino dove viene recuperato uno scatto sul quale si vede un uomo in abiti borghesi in via D´Amelio a Palermo il 19 luglio 1992 allontanarsi dal punto dell´esplosione poco dopo la strage con in mano una borsa di cuoio. La perquisizione scatta in seguito alla segnalazione di una fonte riservata. L´uomo ripreso nello scatto si accertera´ essere l´allora cap. del ROS dei carabinieri di Palermo Giovanni Arcangioli e la borsa di cuoio quella appartenuta a Paolo Borsellino. La borsa fu ritrovata successivamente al suo posto, cioè sul sedile posteriore dell’auto del Magistrato. All’interno non fu pero´ rinvenuta l’agenda personale di Borsellino, un’agenda rossa nella quale il Magistrato era solito scrivere i suoi appunti sulle indagini e dalla quale, a detta dei suoi familiari e di molti suoi collaboratori, non si separava mai.

2. 12 Ottobre 2006: si apprende che il col. Arcangioli e´ indagato per false dichiarazioni al PM. Il nominativo dell'ufficiale dell'Arma e´ stato iscritto nel registro degli indagati della procura nissena in seguito a quanto da lui dichiarato in due audizioni del maggio 2005 e febbraio 2006 in qualità di testimone. Tali dichiarazioni sono risultate vaghe e contrastanti con quelle di altri testimoni presenti sul luogo della strage (Fonte: La Sicilia, 12-10-2006).

3. 18 luglio 2007:
il GIP nisseno Ottavio Sferlazza si oppone alla richiesta di archiviazione del fascicolo iscritto a carico di ignoti per il reato di furto dell´agenda di Paolo Borsellino, richiesta presentata dal procuratore aggiunto di Renato Di Natale e dal PM Rocco Liguori della procura di Caltanissetta. Il GIP Sferlazza ordina alla procura di effettuare ulteriori accertamenti sulle fasi successive all’esplosione dell’autobomba in via D´Amelio e sul perche´ la relazione sulla scomparsa dell’agenda venne redatta solo a dicembre del 1992 (fonte: IL CORRIERE DELLA SERA, 24-07-2007).

4. Novembre 2007: Il GIP Sferlazza si oppone ad una seconda richiesta di archiviazione del fascicolo a carico di ignoti presentata dalla procura di Caltanissetta (fonte: ANTIMAFIADUEMILA).

5. 6 febbraio 2008: si apprende che il GIP Sferlazza ha ordinato alla direzione antimafia di Caltanissetta l’iscrizione nel registro degli indagati del col. Arcangioli per il reato di furto con l´aggravante di aver favorito l´associazione mafiosa. Viene esclusa quindi l’imputazione di false informazioni al PM che rimane ipotizzabile solo a carico dei testimoni. Da parte del procuratore facente funzioni Renato Di Natale, inoltre, vi è la contestazione rivolta al militare di “avere sottratto cose esposte alla pubblica fede e l’avere approfittato di circostanze di tempo, di luogo e di persone tali da ostacolare la pubblica difesa”. La Procura di Caltanissetta intanto ha notificato ad Arcangioli l’avviso di conclusione delle indagini (fonte: ANTIMAFIADUEMILA. Vedi anche il servizio di Chiara Cerqueti, SKYTG24, 06-02-2008).

6. 5 marzo 2008: gli avvocati del col. Arcangioli, Diego Perugini e Sonia Battagliese, presentano una memoria in cui chiedono, tra l´altro, di interrogare un lungo elenco di personalita´: dai principali pentiti di mafia ai vertici governativi, delle forze di polizia e dei servizi segreti. "Per fornire un contributo di chiarezza ad un procedimento che appare assolutamente carente". Sui funzionari dei servizi segreti presenti o assenti in via D' Amelio, lamentano gli avvocati, non risulta siano state svolte indagini adeguate. Così ora chiedono accertamenti presso l' ex Sisde, oggi Aisi, nonché di attribuire nomi e cognomi ad alcune persone inquadrate in altri fotogrammi tratti dai filmati girati sul luogo della strage, non ancora identificate o che sembrano muoversi con fare sospetto (fonte: "Agenda Borsellino, indagate sugli 007", Giovanni Bianconi, CORRIERE DELLA SERA, 05-03-2008. Vedi anche il servizio di Chiara Cerqueti, SKYTG24, 05-03-2008).

7. 1 aprile 2008: il GUP di Caltanissetta Paolo Scotto di Luzio dichiara il non luogo a procedere nei confronti del col. Arcangioli "per non aver commesso il fatto", ritenendo l´ufficiale estraneo alla vicenda relativa alla scomparsa del diario del Magistrato. La richiesta di rinvio a giudizio era stata sostenuta in aula dal PM Rocco Liguori. Il procuratore facente funzioni Renato Di Natale annuncia di attendere il deposito delle motivazioni della sentenza per decidere se presentare ricorso in Cassazione (fonte: ANSA).

8. 29 aprile 2008: il GUP Scotto di Luzio deposita le motivazioni della sentenza di proscioglimento a carico del col. Arcangioli.

9. 13 maggio 2008: i PM Renato Di Natale e Rocco Liguori della Procura di Caltanissetta si appellanno alla Corte di Cassazione contro la sentenza di non luogo a procedere emmessa dal GUP Scotto di Luzio nei confronti del col. Arcangioli. Il ricorso dei PM nisseni mette in evidenza la contradditorietà e la manifesta illogicità delle motivazioni della sentenza emessa dal GUP Scotto, nonchè il travisamento della prova fornita dall’ufficio del PM (fonte: ANTIMAFIADUEMILA, 18 luglio 2008) .

10. 17 febbraio 2009: la sesta sezione penale della Cassazione presieduta dal dott. Giovanni de Roberto respinge il ricorso presentato dalla Procura di Caltanissetta avverso la decisione del GUP Scotto. Il col. Arcangioli è definitivamente prosciolto per non aver commesso il fatto dall’accusa di aver sottratto l’agenda rossa di Paolo Borsellino con l’aggravante di aver favorito l’organizzazione Cosa Nostra (fonte: ANTIMAFIADUEMILA, 4 agosto 2009).

11. 18 marzo 2009: vengono depositate le motivazioni della sentenza emessa dalla sesta sezione penale della Cassazione a carico del col. Arcangioli.

Marco Bertelli

Tratto da: 19luglio1992.com

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