Non so,
non riesco,
non mi sento di parlare
del dramma dei palestinesi,
di questo immenso buco nero
aperto nella storia dell’uomo,
di crudeltà illustrate,
macerie documentate,
tutto in un silenzio ipocrita,
senza due parole di solidarietà pelosa,
niente,
storcersi degli occhi per guardare altrove,
indifferenza, condivisione dei massacri,
cinica alzata di spalle.
E se qualcuno solidarizza
partecipando a una manifestazione,
Palestina libera,
l’ordine agli sgherri
è di massacrarli a botte, così imparano.
I morti buoni sono israeliani.
I terroristi si annidano negli ospedali,
nelle scuole, nei pubblici uffici, nelle sedi ONU,
nei posti in cui si distribuisce il cibo,
è lì che bisogna colpire,
bisogna farli fuori tutti.
Ne sono morti ufficialmente 50 mila,
quattro volte tanto sono i feriti,
oltre 500.000 gli sfollati
i numeri non dicono niente,
il disgusto è altra cosa
davanti alla sete di sangue
della belva di Tel Aviv e dei suoi strateghi
bravi ad uccidere la popolazione inerme,
a ballare sulle carni dei bambini.
Ci hanno fatto credere
che l’era delle crudeltà era finita,
che esistevano diritti garantiti da convenzioni,
e invece calpestano questi pezzi di carta,
tanto nessuno parla,
nessuno obietta niente.
Sono arrivati anche a Beirut.
In attesa del giornaliero massacro
ci nascondiamo dietro il dito,
con la testa nella sabbia del nostro benessere,
tanto, quel che succede non ci tocca!
Io piango,
dentro il cuore ho un peso d’angoscia
pari alla mia impotenza,
al mio non poter fare niente.
28.9.2024