Mentre l’opulento Occidente continua a cercare di preservare una democrazia basata sulla disuguaglianza sociale e reddituale, la Russia ha messo in allerta le proprie forze di deterrenza dopo aver iniziato, lo scorso 24 febbraio, le operazioni di demilitarizzazione dell’Ucraina. L’UE ha bloccato sul proprio territorio le trasmissioni di RT e Sputnik. La piattaforma YouTube, seguendo i dettami della colonia dalle stelline gialle, ha seguito a ruota chiudendo i canali delle suddette piattaforme. Sempre l’UE ha fatto sapere che sosterrà l’Ucraina con l’invio di attrezzature e armi, per un valore di 450 milioni di euro. Anche l’Italia sosterrà gli interessi dell’Impero, inviando missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici e munizioni.
Continuano le facili proteste del “No guerra a tutti i costi”, senza che però vengano individuate le cause del conflitto in atto, le responsabilità occidentali e dell’Alleanza Atlantica, le colpe degli Stati Uniti e delle fazioni deviate dei servizi segreti nell’aver portato l’Ucraina in questa situazione. Poche le voci che ricordano il Colpo di Stato in Piazza Maidan del 2014, l’iniquità delle sanzioni imposte alla Russia in seguito alla hollywoodiana “annessione della Crimea”, e la creazione di battaglioni neofascisti in Ucraina, addestrati, finanziati e fatti nascere dalla CIA e da altre potenze dell’Impero. Putin è certamente un uomo da condannare per la sua vicinanza alla mafia russa, all’oligarchia del paese ed all’azione militare in corso. Ma, sul piano internazionale, il dato oggettivo da tenere in considerazione è uno ed uno soltanto: la Russia non si è mossa di un centimetro quadrato dal crollo del Muro di Berlino, a differenza della NATO.
L’Italia, dal canto suo, continua a dare il proprio contributo ad un conflitto che, ormai avremmo già dovuto capirlo, può solo tagliarci le gambe già indebolite da decenni di Neoliberismo spinto. Dall’alto del trono della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ci fa sapere però che “questo è un costo che siamo disposti ad accollarci, perché la pace non ha prezzo”. Del resto, questa è una retorica alla quale siamo ormai abituati: sacrifici su sacrifici richiesti ai più, per la preservazione degli interessi di pochi.
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