di Giulietto Chiesa
Sono in molti a scrivermi affinché io dia una mia valutazione sulla cosiddetta “riforma delle pensioni” in Russia. Non è ancora stata approvata formalmente, ma la Duma ha già espresso un voto favorevole. Sono in corso le consultazioni con le regioni e le repubbliche della Federazione. La proposta viene dal premier Dmitrij Anatol’evič Medvedev (Putin non si è ancora pronunciato). La sostanza, che ha sollevato un vespaio di polemiche, è l’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni (per gli uomini, che oggi vanno in pensione a 60 anni) e addirittura a 63 anni per le donne (che oggi vanno ancora in pensione a 55 anni: 8 anni in più).
Peggio della Fornero. Ho già definito altrove questo provvedimento come un grave passo falso di Putin, nel caso esso venisse approvato e ratificato. Ma un amico russo mi ha fatto arrivare una nota illustrativa molto efficace, che circola sul web in Russia, e che io voglio proporvi. È materiale informativo molto interessante, che potrebbe essere utilizzato anche per un qualche decreto dignità prossimo venturo in Italia (ma bisognerà trovare il tempo per fare i corrispondenti calcoli italiani. Spero che qualcuno lo faccia e me lo comunichi.
La domanda è cruda: ma è vero che lo Stato paga le pensioni (in Russia)? Seguono i seguenti calcoli: il salario medio, in Russia, è oggi di 36mila rubli (non fate raffronti perché il costo medio della vita in Russia è di gran lunga inferiore a quello italiano). La pensione media si può definire statisticamente con la cifra di 13mila rubli. Se una persona comincia a lavorare a 21 anni e va in pensione a 60, avrà lavorato 39 anni. Poiché il prelievo pensionistico è mediamente del 22% (7.920 rubli al mese), moltiplicato per 468 mesi, vorrà dire che egli ha versato al fondo pensioni la cifra di 3.706.560 rubli.
Per ricevere dallo Stato l’equivalente di ciò che ha anticipato nella sua vita lavorativa, la persona in questione (considerando un lavoratore russo che con la norma vigente va in pensione a 60 anni) dovrebbe vivere 23 anni oltre il suo pensionamento. Cioè solo dopo il suo 84esimo compleanno comincerà a vivere a spese dello Stato.
Ma quanti sono in Russia gli uomini che arrivano a 84 anni? Sempre statisticamente parlando, sono una esiguissima minoranza, visto che l’aspettativa media di vita alla nascita in Russia, oggi, è di 66 anni. Già oggi è un palese inganno collettivo. Se passasse la “riforma” (ahinoi, come è cambiato il significato delle parole, in Russia come in Italia!) , per ricevere un rublo dallo Stato, il lavoratore dovrebbe vivere fino a 93 anni. Auguri.
Tutto questo ci dice che in Russia, come in Italia, la distribuzione della ricchezza collettiva è non solo ingiusta,ma predatoria. Adesso sarebbe utile verificare come stanno le cose in Italia. Francamente, tutti i calcoli della Fornero e di Cottarelli, oltre a quelli di Mario Monti, di Renzi e di Berlusconi, mi hanno sempre lasciato perplesso. Chi mi aiuta?
Tratto da: ilfattoquotidiano.it
Foto © Imagoeconomica
Pensioni, in Russia sono un inganno collettivo. E forse anche in Italia
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