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attentato berlino 20161220 REUTERS umit bektasdi Giulietto Chiesa
Due attentati terroristici in un solo giorno nella settimana che precede il Natale cristiano: uno contro la Russia, l’altro contro l’Europa. Ma con significati diversi e intenti parzialmente diversi.

L'assassinio terroristico in cui ha trovato la morte l'ambasciatore russo ad Ankara ha un significato preciso: colpire la Russia, che è stata protagonista della cruciale sconfitta della Jihad islamica ad Aleppo e, più in generale, in Siria. E, nello stesso tempo, minare il difficile negoziato in corso tra Russia e Turchia per una soluzione definitiva della guerra contro il morente "Stato Islamico".

E' infatti evidente che il progressivo (e incerto) venire meno dell'appoggio turco ai terroristi dell'ISIS e a quelli di Al Nusra e al Qaeda, è stato anch'esso decisivo per tagliare le retrovie alla jihad terroristica. Dunque tutto è tragicamente chiaro. Coloro che hanno alimentato il terrorismo in Siria e Irak non hanno gettato le armi e stanno alzando la posta.

Diverso sembra essere il caso dell'altro massacro, questa volta inscenato a Berlino ripetendo l'idea del camion scagliato contro la folla ignara. Di nuovo è toccato alla Germania. Ma, mettendo in fila la serie degli attentati terroristici, a partire dal Charlie Hebdo, passando per il Bataclan, arrivando all'aeroporto belga di Zaventem, fino a Berlino, non è difficile scorgere un obiettivo unico: colpire le due colonne portanti dell'Europa, Francia e Germania, terrorizzare le loro popolazioni, disarticolando le loro difese e le loro istituzioni, gettando nel panico le loro leadership.

La "logica" di questa linea, per quanto perversa essa sia, appare diversa da quella dei kamikaze fanatici. Certo, anch'essa ha bisogno di kamikaze, che possono essere lanciati, come bombe umane, verso la loro stessa distruzione, come condizione essenziale per creare il terrore diffuso. Ma tutta la concatenazione di massacri qui elencata dimostra l'esistenza di un piano politico di più vasta portata, che richiede una lunga e complessa preparazione; che implica l'esistenza di un centro di comando assai esperto e ben protetto. Mentre per l'assassinio di Ankara può trattarsi della reazione furente di una cellula isolata, nel caso di Berlino e dei precedenti, sembra trattarsi di un vero e proprio piano strategico di destabilizzazione dell'Europa. Dunque si dovrebbe mettere in conto (e i poteri attuali europei dovrebbero trarne tutte le conseguenze organizzative) altre tappe di un tale piano. Con ogni probabilità sono già in azione altri gruppi, altri camion, altri stratagemmi destinati a colpire di sorpresa altri obiettivi. Resta da individuare chi, quale forza sovranazionale, si proponga (e stia centrando, indisturbata) l'obiettivo di accelerare lo sfaldamento psicologico e politico di questa Europa.

La risposta che i media e i portavoce dell'elite occidentale danno a questa domanda è palesemente inadeguata: sarebbe lo Stato Islamico? Ma ormai sappiamo in modo assolutamente incontestabile che lo stesso "Stato Islamico" è stato, in gran parte, una creatura dei servizi segreti occidentali e arabi (che, a loro volta) sono vere e proprie filiali dei servizi segreti occidentali). L'ultima prova, davvero eclatante, viene dalla scoperta, in un bunker sotterraneo di Aleppo, di un'intera squadra di ufficiali della coalizione occidentale — tra cui americani, israeliani, turchi, giordani, qatariti, arabo-sauditi, e probabilmente inglesi e francesi.

Dunque l'Occidente, insieme ai finanziatori arabi, è stato, come minimo, direttamente coinvolto nelle attività militari (e dunque terroristiche) dell'Isis, di Al Qaeda, di Al Nusra, e sicuramente di quella parte del terrorismo islamico che, non a caso, proprio l'Occidente ha cercato di accreditare come "moderato". La materia è talmente inquinata ed esplosiva da non consentire a nessuno risposte facile e semplicistiche. Dire che l'ISIS attacca l'Europa equivale a dire, alla luce di questi dati, che c'è qualcuno, in Europa e altrove, che aiuta a destabilizzare l'Europa. Sta diventando inevitabile sciogliere questo nodo e colpire i responsabili. Non solo i fanatici islamisti che si suicidano, ma chi li manda a suicidarsi, massacrando decine di innocenti.

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © REUTERS/ Umit Bektas

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