di Giulietto Chiesa
Adesso sappiamo con assoluta precisione che sono gli Stati Uniti e non la Russia a minacciare l'escalation. Adesso sappiamo con assoluta precisione che sono gli Stati Uniti e non la Russia a minacciare l'escalation. E' il vice-presidente in carica, Joe Biden, l'amico dei nazisti ucraini, a esplicitare le cose. L'abbiamo visto e ascoltato nell'intervista rilasciata al giornalista Chuck Todd, conduttore del programma NBC "Meet the Press", andato in onda domenica 16 ottobre.
Vediamo come lo ha fatto tenendo sott'occhio le immagini televisive (che ormai sono il principale testimonio della politica mondiale). Joe Biden emette gorgoglii a mezza voce, facendoli eruttare dal limaccioso laghetto delle sue idee elementari. Alcune brevi frasi smozzate. Che alludono, senza ben chiarire: un classico messaggio in stile mafioso. Dobbiamo dunque interpretare, ma le interpretazioni possibili, purtroppo, non sono molte. E nessuna di esse invita alla tranquillità.
Chuck Todd è già stato informato e chiede: "Perché [Obama] manderà un messaggio a Putin?". La risposta viene dopo una pausa che vorrebbe essere solenne. L'espressione del viso è seria come la smorfia che accompagna le parole: "Gli abbiamo già mandato il messaggio". La risposta alla domanda non viene, tuttavia: il "perché" di un tale messaggio non viene spiegato, per ora.
Altra pausa: "Noi siamo in grado di farlo". Fare cosa? E' evidente che si tratta di una qualche azione che seguirà il messaggio. L'Intervistatore, approfittando delle pause, sempre più inquietanti, interrompe: "Lui [Putin] lo saprà?" Risposta: "Lo saprà e sarà il momento delle nostre scelte, e [hum] in condizioni che avranno il più grande impatto".
Il senso diventa inequivocabile: "La gente non sa fino a che punto si possono cambiare le elezioni in modo fondamentale...". Dunque il nostro vice-presidente sta parlando delle elezioni americane (altre in vista non ce ne sono) e sta dicendo che Putin può alterarne il risultato "in modo fondamentale". E annuncia che loro reagiranno "in modo proporzionale" a ciò che Putin farà.
A questo punto un'unica cosa è chiara in questo delirio: che l'Amministrazione USA in carica sa che Donald Trump è in vantaggio, e potrebbe vincere le elezioni. E, in caso di vittoria di Trump è decisa a incolparne Putin, ovvero la Russia. Ci descrive una situazione in cui la Russia avrebbe in mano il destino dell'America. Così si capisce quale sia l'idea di una risposta "proporzionata" a una tale minaccia. Naturalmente di prove di un tale complotto russo non ce n'è nessuna. Ma di prove Biden non ha alcun bisogno. Ecco così spiegata la forsennata campagna russofobica di attacchi cibernetici della Russia contro la povera America.
A questo punto c'è da chiedersi cose ne sarà di Trump in caso di vittoria. Sulla base di questi "ragionamenti" si può immaginare un colpo di stato, l'invalidazione delle elezioni, l'arresto di Trump per connivenza con il nemico. Ma la questione riguarda il contenuto del messaggio: che riguarda ciò che Washington si appresta a fare, su scala internazionale, in quel caso. Sarà un bombardamento massiccio contro Assad in Siria? Di una no-fly zone unilaterale americana, sempre sulla Siria? Di una provocazione sul Baltico? Di un'altra provocazione in Ucraina? Di un attacco diretto su obiettivi russi? Di un attacco cibernetico contro installazioni militari o civili russe?
In tutti questi casi si tratta di un annuncio di guerra vera e propria.
Tratto da: sputniknews.com
Foto © Ap Photo/ Matt Rourke