di Giorgio Bongiovanni
La voce profonda. Gli occhi curiosi di chi, di fronte ai grandi misteri che hanno interessato la storia del nostro disgraziato Paese, non si accontenta delle verità di comodo. La capacità di porre le domande giuste. Senza fronzoli e retorica. Quanto manca oggi Andrea Purgatori al mondo dell'informazione.
Nel corso della trasmissione di La7, “In Onda”, lo hanno ricordato ancora una volta il figlio Edoardo ed il direttore del Corriere della SeraLuciano Fontana.
Un'occasione anche per parlare dell’uscita del libro “Volevo fare il giornalista-giornalista” (ed. Solferino).
Nella pubblicazione vi sono le testimonianze di diversi giornalisti con cui ha condiviso percorsi e pensieri, come Tiziana Ferrario, Saverio Lodato, Enrico Mentana, Sigfrido Ranucci, Andrea Salerno e Fiorenza Sarzanini.
"Se uno fa bene il suo mestiere il cambiamento può avvenire - ha ricordato ieri Edoardo - e questo mi rende fiero. Ad un certo punto il muro di gomma crollerà”.
Nel corso degli anni sono stati davvero tanti i “muri di gomma” contro cui il padre, giornalista dalla schiena dritta, si è sempre battuto.
A cominciare da quello che da sempre circonda la verità nascosta dello storico abbattimento del Dc9 esploso ad Ustica il 27 giugno 1980.
Secondo Purgatori dietro a quel delitto c'era sempre stata “una verità inconfessabile” nascosta dai depistaggi di Stato. Nelle sue inchieste puntava il dito contro la Francia che a suo parere puntava ad uccidere il dittatore libico Muammar Gheddafi, ed evidenziava l'esistenza di “un patto stretto intorno a un ricatto costruito sulla minaccia (la vergogna) di essere costretti a dichiarare l’incapacità dello Stato a garantire la sovranità nazionale, dunque la sicurezza del nostro spazio aereo, e sulla dipendenza politico-militare da altri Stati, alleati o nemici (ma indispensabili partner commerciali) rispetto ai quali mantenevamo un atteggiamento di grande ambiguità, giocando come al solito su più tavoli”.
Resti del DC9 espoloso ad Ustica il 27 Giugno 1980 © Imagoeconomica
Purgatori denunciava anni di omertà, false ricostruzioni, depistaggi a opera di uomini dello Stato, militari e politici.
A lungo, per il Corriere della Sera, si è occupato di terrorismo, intelligence e criminalità.
Docente di sceneggiatura, consigliere degli autori, tra i suoi ultimi lavori va necessariamente ricordata la sua partecipazione da protagonista, assieme a Pietro Orlandi, della docuserie “Vatican Girl”, andata in onda su Netflix, sul caso di Emanuela Orlandi.
Un caso, anche questo, a cui si stava dedicando anima e corpo e che aveva approfondito anche nella trasmissione di La7, Atlantide, dove era autore e conduttore.
Proprio ad Atlantide ha dedicato diversi speciali ad argomenti scomodi come la Trattativa Stato-mafia, i mandanti esterni delle stragi del 1992 e del 1993, la strage ed il depistaggio di Stato di via d'Amelio, la latitanza del boss trapanese Matteo Messina Denaro (arrestato dopo trent'anni il 16 gennaio 2023 e deceduto lo scorso settembre).
Emanuela Orlandi
Si è occupato dell'attentato al magistrato Nino Di Matteo, che proprio Messina Denaro aveva detto che doveva essere ucciso perché “si era spinto troppo oltre”.
Ricordiamo la lunga intervista a “tu per tu” per parlare della Riforma della Giustizia Cartabia e dei Sistemi di potere, che vide anche l’intervento dello scrittore e giornalista Saverio Lodato.
O ancora la puntata dedicata alla memoria di Giovanni Falcone, ucciso a Capaci il 23 maggio 1992, in cui porprio Lodato rivelò per la prima volte che il giudice, quando parlava di “menti raffinatissime” nella storica intervista a L'Unità dopo l'attentato fallito all'Addaura, faceva riferimento all'ex Alto funzionario del Sisde, Bruno Contrada.
A noi piace ricordare Purgatori con le sue stesse parole.
Andrea Purgatori con Nino Di Matteo © Imagoeconomica
Quelle che abbiamo ascoltato l'ultima volta che ci siamo incontrati a Roma, in occasione della presentazione del libro del suo amico e collega Saverio Lodato“Il patto sporco e il silenzio” (ed. Chiarelettere), scritto insieme a Di Matteo, magistrato.
In quell’occasione Purgatori lanciò un messaggio di speranza a tutti coloro che cercano la verità sulle stragi di mafia del 1992 e del 1993 e tutte le altre vicende buie piombate nell’oblio.
“Questo palco è speciale - aveva detto Purgatori al teatro Garbatella di Roma - perché più di dieci anni fa io qui sopra venni a parlare per cercare di aiutare la famiglia di Cucchi e Aldrovandi. Molto prima che ci fosse qualche pentito che finalmente riuscì ad aprire un varco per spiegare quello che era accaduto. C’era poca gente ma l’energia positiva che quella poca gente riusciva a trasmettere nel suo impegno civile ma soprattutto nella richiesta di verità e giustizia è riuscita poi a far sì che quelle due famiglie, pur nella tragedia della scomparsa dei due ragazzi, trovassero la risposta alle domande che si facevano e che erano assolutamente legittime”.
“E vi dico - concludeva il giornalista - che noi finché non riusciremo a trovare quelle risposte che stiamo cercando, continueremo a picchiare con il martello per cercare di aprire un varco e portarci a casa la verità”.
Ecco chi era Andrea Purgatori: un Giornalista-Giornalista che cercava la verità.
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