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di Giorgio Bongiovanni

Non c'è vergogna, dopo il 23 maggio, tra i nuovi "fascisti" che oggi sono al potere. Non c'è vergogna per il silenzio della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e per il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che in queste settimane nulla hanno detto su quanto avvenuto in via Notarbartolo dove a giovani studenti e cittadini, a colpi di manganello, non è stato permesso di onorare la memoria del giudice Falcone e di esprimere il proprio dissenso contro le istituzioni che accettano compromessi, trattative e rapporti di varia natura con le mafie.
Non c'è vergogna per la neoeletta Presidente della Commissione Parlamentare Chiara Colosimo e quelle sue relazioni con l'ex Nar Luigi Ciavardini, che come ha ricordato il presidente dell'associazione dei parenti delle vittime del 2 Agosto 1980, Paolo Bolognesi, "di qualsiasi natura siano, sono gravi" aggiungendo provocatoriamente che "tanto valeva mettere Messina Denaro alla Commissione Antimafia".
Non c'è vergogna per il "picchiatore fascista" Ignazio La Russa, che nel suo incarico di Presidente del Senato ha persino negato che la Costituzione sia antifascista.
Non c'è vergogna neanche per il suo vice, Maurizio Gasparri, autore di nuovi ignobili attacchi nei confronti di quei magistrati che oggi sono in prima linea nella ricerca della verità sulle stragi.
Così il 23 maggio ha messo nel mirino Nino Di Matteo "reo" di aver condotto in primo grado, assieme a Vittorio Teresi, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia il processo sulla trattativa Stato-mafia. In maniera infima ha auspicato le dimissioni di Di Matteo dalla magistratura intervenendo a margine di un convegno a Roma.
Lo ha fatto citando le assoluzioni in Cassazione di tutti gli imputati istituzionali, affermando che è stata restituita l'innocenza di "eroi della legalità", affiancando agli uomini del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, Marcello Dell'Utri.
Gasparri, il fascista ex Msi, ed ex An, oggi in Forza Italia che di Silvio Berlusconi è sempre stato un fedelissimo ("Io sto con Berlusconi dal suo primo governo, di cui mi onoro di aver fatto parte come giovane sottosegretario all’Interno, e sono con lui nel centrodestra, sia che abbia avuto ruoli di primo piano o meno”) ovviamente tace l'esistenza di ben altra sentenza di Cassazione: quella che riguarda il suo amico Marcello, condannato definitivo per concorso esterno in associazione mafiosa (pena estinta).
Lui sa che il partito di cui fa parte è stato fondato da un criminale, uomo della mafia come Marcello Dell'Utri (che resterà tale finché non collaborerà veramente con la giustizia) e da uno che la mafia la pagava (Silvio Berlusconi).
Entrambi pregiudicati. Entrambi oggi indagati per essere stati mandanti delle stragi del 1993. La ricerca della verità sul biennio delle stragi dovrebbe essere interesse di tutti e invece i fascisti al Governo si preoccupano che possano essere scoperchiati nuovi veli di Maya.
Indegni non sono i magistrati che hanno portato al processo gli uomini delle istituzioni. Un concetto che Antonio Ingroia, intervenendo nel nostro convegno a Palermo ha chiarito abbondantemente: “Nessuna sentenza, neppure della suprema corte di Cassazione, può cancellare i fatti. E i fatti sono che lo Stato ha trattato con la mafia, ha compiuto una trattativa scellerata e criminogena che ha prodotto stragi e morti innocenti”.
Indegno non è il magistrato che indaga (in Parlamento ha chiesto al ministro Nordio l'ispezione della Procura di Firenze contro il procuratore aggiunto Luca Tescaroli ed ha attaccato l'ex magistrato, ed oggi senatore, Roberto Scarpinato). Indegno è ricoprire cariche dello Stato accettando l'amicizia di criminali che sono stati in rapporti con la mafia.
Non ha nulla da dire su Nicola Cosentino? Nulla da dire su Antonino D'Alì? No, non c'è vergogna tra gli indegni che oggi rappresentano le istituzioni in Parlamento.
Dovrebbero essere i Gasparri di turno, che con tanta spavalderia chiedono le dimissioni di magistrati che hanno semplicemente fatto il proprio dovere, lottando contro la mafia in maniera seria e che oggi rischiano ancora la vita, a dimettersi e chiedere scusa a noi cittadini per aver sfigurato la nostra amata Patria.

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