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In questo grande ma disgraziato Paese ci sono momenti nella storia in cui si verificano svolte epocali e momenti di profonda crisi che mettono in risalto le contraddizioni e le ipocrisie di un sistema ormai alla deriva.
In questi momenti le 'parti' presenti sul campo prendono forme sempre più distinte: da una parte chi cerca di affrontare le sfide e promuovere il progresso sociale, economico e politico, e dall'altra chi si aggrappa al conservatorismo e alla difesa degli interessi consolidati.
Tutto questo è stato 'fotografato' alla manifestazione del 23 maggio a Palermo nella quale il Corteo "Non siete Stato voi, ma siete stati voi" organizzato da Our Voice, CGIL e altre associazioni studentesche è stato caricato dalla polizia in tenuta antisommossa in via Notarbartolo. Giovani, studenti e cittadini sono stati manganellati solo per aver esercitato il diritto di onorare la memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, degli agenti di scorta e per protestare contro passerelle e ipocrisie di Stato.
I fatti sono già stati ampiamente ricostruiti dal nostro giornale e la televisione pubblica ha documentato tutto con immagini che lasciano poco spazio ai dubbi.
Per dovere di cronaca è giusto ricordare che al mattino la Prefettura aveva fatto emettere alla Questura un'ordinanza che non esitiamo a definire fascista dal momento che limitava, per discutibili motivi di ordine pubblico, il diritto sancito dalla Costituzione di "manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
La vicenda non è passata inosservata: quotidiani nazionali e firme storiche hanno a più riprese attaccato duramente l'operato della polizia e dei loro superiori.


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Firme come Attilio Bolzoni, il quale sul 'Domani' ha scritto un editoriale dal titolo "Da Falcone ai manganelli. La giornata storica della nuova antimafia" in cui denuncia "questa giornata di vergogna e di resa dei conti, lugubre, sinistra, che cancella ogni ambiguità su ciò che è l'antimafia ufficiale oggi in Sicilia e anche a Roma"; Alessia Candito, firma di 'Repubblica', una delle prime a riportare il diktat "fascista" della questura.
L'Indipendente, articolo a firma di Stefano Baudino: i giovani "hanno sfilato fin dal primo momento in maniera assolutamente pacifica, non hanno voluto cedere a una celebrazione 'patinata'. Il loro scopo era, al contrario, quello di evidenziare il cancro delle contiguità tra mafia e pubblica amministrazione, chiedono a gran voce verità e giustizia sulle stragi degli anni Novanta. Hanno inoltre promosso l’istanza antimilitarista e antiatlantista e chiesto a gran voce segnali sul diritto alla casa, allo studio, al lavoro, alla sanità e a un ambiente pulito per togliere ossigeno alla criminalità organizzata".
Anche 'il Manifesto', quotidiano notoriamente comunista ha denunciato la carica della polizia; stessa cosa ha fatto Mondo Rivista titolando "Corteo per strage di Capaci, giovani buttati a terra dagli agenti".
A fare eco il 'Fatto Quotidiano' che invece ha riportato le parole di Jamil El Sadi, portavoce di Our Voice, tra le associazioni riunite nel Comitato 23 maggio: "Noi manifestanti e liberi cittadini dovevamo chiedere l’invito a qualcuno per poter passare? Il nostro corteo è scomodo per la politica perché non è una passerella, e parla di contenuti di antimafia, antimilitarismo e tutela dell’ambiente”. Evidentemente quella politica si sente autorizzata a non voler sentirne parlare. Specie in presenza di “striscioni ingiuriosi”.


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Nei giorni scorsi sempre 'Repubblica' ha anche pubblicato un documento di un gruppo di ottanta professori siciliani, docenti che fanno attività educativa antimafia nel contesto del No Mafia Memorial e in molti altri ambiti. Nella lettera hanno espresso "sdegno e disappunto per il maldestro tentativo politico che ha costretto le forze di polizia ad intervenire contro gruppi e associazioni che manifestavano in maniera pacifica".
Aspre critiche sono state riportate da Blog Sicilia alla Fondazione Falcone e alla sua presidente, Maria Falcone (sorella di Giovanni): “Già da tanti anni capita che è difficile provare a partecipare alle celebrazioni del 23 maggio – ha evidenziato Gabriele Rizzo del gruppo “Officina del Popolo -, facendo notare le contraddizioni di chi viene a sfilare. Come ha diritto la Fondazione Falcone a potere manifestare il proprio ricordo delle stragi, ne abbiamo diritto anche noi. Quello di cui non ha diritto è privatizzare un pezzo di città, decidendo cosa ci sta e cosa non ci sta. Non ne abbiamo diritto noi, non ne hanno diritto loro”. E proprio a proposito della memoria del magistrato caduto nella lotta alla mafia, Andrea La Torre del comitato “Attivamente” ha dichiarato al microfono: “Ogni manganellata ha ucciso ancora Giovanni Falcone".
Non è mancato nemmeno il Giornale di Sicilia, il quale anch’esso ha riportato le dichiarazioni dei giovani attivisti di Our Voce: "Il questore Leopoldo Laricchia deve prendersi le proprie responsabilità, così come qualsiasi persona abbia dato l’ordine di manganellare, anche se a farlo fosse stato il ministro Matteo Piantedosi. Sono forme di repressione della libertà di pensiero che accadono solo nelle dittature". Infine Live Sicilia ha riportato le denunce contro le violenze subite dagli studenti.


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Oltre ai giornali si sono mossi anche senatori e rappresentanti della politica: uno su tutti il senatore Roberto Scarpinato il quale ha annunciato che presenterà un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi; o l'avvocato Antonio Ingroia già leader di Azione Civile : "E' stato impedito ai giovani di ricordare Falcone sotto l'albero ed eventualmente esprimere la loro sacrosanta critica sulle istituzioni in Sicilia, e sul fatto che siano rappresentate da uomini appoggiati apertamente da chi è stato condannato per il sostengo a Cosa nostra. Parlo dell'ex senatore Dell'Utri e dell'ex Presidente della Regione Cuffaro".
Le testimonianze sin qui riportate sono la prova concreta che l'anima antifascista della nazione non è mai morta. In questi momenti cruciali, la lotta per la difesa dei valori democratici e dei diritti umani diventa ancora più urgente e necessaria.

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