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Messina Denaro, Baiardo e le domande che restano

Gentile Procuratore Maurizio de Lucia,
per prima cosa mi permetta di esprimerle il rispetto nei suoi confronti e per il lavoro che ha svolto in questi anni, tanto a Palermo quanto a Messina.
La cattura di Matteo Messina Denaro, grazie all'instancabile lavoro di tante forze dell'ordine, coordinate da lei e dal Procuratore aggiunto Paolo Guido, sono sicuramente un risultato importante per la storia della nostra Repubblica, ma soprattutto per questa terra che è stata bagnata dal sangue di tanti e troppi martiri.
Come lei ha ribadito più volte dal giorno della cattura c'era un debito nei confronti delle vittime di mafia che in qualche misura è stato sicuramente ripagato e come tanti italiani abbiamo gioito per il risultato raggiunto.
Le nostre forze di polizia hanno ampiamente dimostrato di essere le migliori del mondo, proprio nel contrasto alle mafie ed il terrorismo.
Gioire, però, non ci esime dal porci delle domande su alcuni fatti che sono avvenuti in questi anni e negli ultimi mesi.
Perché quando si parla di Matteo Messina Denaro, boss stragista, autore di delitti efferati, condannato a più ergastoli, non possiamo certo fermarci ai quadri del Padrino, a quelli del Joker, ai medicinali e siamo d'accordo con lei quando mette in evidenza l'inutilità delle troppe "note di colore" rappresentate in questi giorni dagli organi di informazione.
Lo ha fatto anche durante l'incontro-dibattito con gli studenti organizzato presso l'istituto Gonzaga di Palermo.
Condividiamo le sue considerazioni sulle intercettazioni, sul 41 bis, sui collaboratori di giustizia che "sono e rimangono indispensabili nel contrasto alle mafie".
Tuttavia mi permetto di dissentire su alcuni concetti da lei espressi rispetto ad altri argomenti.
Lo faccio con quello spirito di confronto che abbiamo sempre cercato di avere con magistrati ed addetti ai lavori, senza riserve mentali. Anche per evitare fraintendimenti.
Abbiamo letto la sua critica ai media sul fatto che "un minuto dopo l'arresto già c'erano i 'murmurii' (i sussurri, ndr)”, che “si lascia spazio ampio alle dietrologie” e che "soggetti che non fanno indagini da tempo compaiono per disquisire sulla cattura”.
L'allusione a magistrati storici della lotta alla mafia che recentemente sono andati in tv è chiara.
Come lei sa Procuratore, noi da anni ci occupiamo dello studio del fenomeno mafioso. Abbiamo seguito inchieste, processi, abbiamo dato voce a tanti addetti ai lavori. Abbiamo intervistato collaboratori di giustizia. Abbiamo cercato anche di dare il nostro contributo nella ricerca della verità sulle stragi, portando anche elementi che potessero essere utili alle indagini, senza guardare a scoop di sorta.
Con questo spirito abbiamo sempre cercato di analizzare i fatti e fare domande.
Capiamo, come ha detto, che rispetto ad alcune vicende vi sono delle indagini in corso e che ancora non può esprimersi nel merito.
Tuttavia liquidare con poche parole sulle "dietrologie" il quesito che un giovane studente ha fatto ci è sembrato ingeneroso.
A nostro avviso non c'è nulla di male nell'affermare che ciò che è avvenuto con Salvatore Baiardo è quantomeno anomalo. Rispondendo ai giovani giustamente ha ricordato che parliamo di un uomo che è stato condannato anni fa per favoreggiamento.
Ed è proprio da questo presupposto che, a nostro avviso, ciò che ha dichiarato in televisione appare inquietante e merita di essere approfondito in sede giudiziaria.
Non è fare dietrologia domandarsi come questi abbia potuto affermare, quasi con certezza, che Matteo Messina Denaro sarebbe stato catturato da lì a poco.
Chi gli ha permesso di dire ciò che ha detto in diretta tv? Qualcuno lo ha informato delle indagini che i carabinieri, sotto il vostro coordinamento, stavano conducendo in maniera sempre più stringente?
Chi lo ha avvisato della malattia grave che il latitante trapanese aveva? Che fosse così gravemente malato non era certo un dato risaputo tra l'opinione pubblica. Quindi chi lo ha avvisato? Era in contatto con i mafiosi palermitani?
Vogliamo escludere che la "fonte" di Baiardo sia stata di tipo istituzionale. Perché se così fosse sarebbe un fatto gravissimo che potenzialmente poteva anche compromettere l'operazione stessa.
Lo ribadiamo. Nessuno mette in dubbio l'operazione che è stata condotta né l'accuratezza dell'intera indagine. Ma da giornalisti che da anni si occupano di mafia abbiamo notato alcuni atteggiamenti che indubbiamente possiamo definire anomali da parte del capomafia e che non possono essere giustificati solo dal fatto che il boss potesse sentirsi sicuro della propria rete di protezione.
I "selfie", l'automobile comprata in prima persona, le chat tenute con compagne di terapia, la spesa, gli scontrini conservati sono delle anomalie rispetto ad altre latitanze che vi sono state e che hanno riguardato altri boss.
Azioni che alimentano il sospetto che lo stesso capomafia negli ultimi tempi abbia in qualche maniera allentato la propria accortezza.
Può essere presumibile che lui stesso avesse accettato l'idea di poter essere arrestato?
E la previsione che Baiardo ha fatto lo scorso novembre sull'imminenza dell'arresto del boss Matteo Messina Denaro è un'ulteriore anomalia proprio perché parliamo di un soggetto che è vicino agli stragisti di Brancaccio, Filippo e Giuseppe Graviano.
Quest'ultimo, così come Matteo Messina Denaro, è depositario dei segreti indicibili di Totò Riina. Lo sappiamo bene. Giovanni Brusca, al processo Capaci bis, ha affermato: “Totò Riina mi ebbe a dire che, qualora lui fosse arrestato o che gli succedeva qualche cosa, i picciotti, Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano, sapevano tutto. Queste cose me le dice alla fine del 1992, tra novembre e dicembre. Era il periodo in cui non avevamo più notizie e lui iniziava a preoccuparsi che poteva essere arrestato”.
Siamo certi che le indagini che state portando avanti anche nella ricerca dei preziosissimi documenti di cui hanno parlato decine e decine di collaboratori di giustizia, che un tempo erano in possesso di Totò Riina, saranno a 360°.
Ed è proprio per questo motivo che rispettosamente non possiamo condividere la sua posizione sulla questione Baiardo e sulle dietrologie.
Si può essere giornalisti, magistrati o anche semplici cittadini.
Di fronte a certi fatti, che possono anche essere delle inquietanti coincidenze, farsi delle domande non è illecito.
Del resto, mi perdoni l'uso della terminologia calcistica, cosa si sarebbe pensato se mesi prima della Coppa del Mondo di calcio qualche ultras con buoni contatti con le squadre fosse andato in televisione ed avesse pronosticato con esattezza che la partita finale sarebbe stata tra Francia ed Argentina; che sarebbe terminata ai rigori, che Messi avrebbe segnato due gol e che proprio lui avrebbe alzato il trofeo a fine match? Il sospetto che la finale sarebbe stata predisposta a tavolino sarebbe stato legittimo.
Ed è ciò che è avvenuto con il caso Baiardo, con tutto il rispetto che giustamente si deve avere delle indagini su cui, lo ribadiamo per l'ennesima volta, non nutriamo alcun dubbio.
Baiardo desta sospetti perché è stato preciso nelle tempistiche delle sue previsioni ("C'è anche un nuovo governo e chi lo sa che non arrivi un regalino. E chissà che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso? E così arrestando lui esca qualcuno che c'ha l'ergastolo ostativo senza che ci sia clamore..."). Parole gravissime ed inquietanti, ancor di più se si tiene conto che alla sua previsione sull'arresto mancava solo il giorno e l'ora. Si può ragionare su questi argomenti nel dibattito pubblico senza essere definiti dietrologi?
Per questo ci saremmo aspettati una risposta diversa alla curiosità del giovane su Baiardo. Perché comunque la si guardi, è chiaro che quelle sue dichiarazioni sono anomale nella tempistica e meritano di essere approfondite.
Così come vanno approfondite le alte ed altre protezioni avute in questi anni da Messina Denaro.
Come lei ha ricordato una latitanza lunga e complessa come quella che ha avuto il boss trapanese non si può realizzare senza particolari servizi che lo hanno sostenuto.
Lei ha ribadito l'esistenza della "borghesia mafiosa" che con Cosa nostra dialoga ancora oggi.
Noi sappiamo che tra mafia ed istituzioni vi sono sempre stati punti di contatto e non dimentichiamo i ruoli che in passato hanno avuto soggetti come Marcello Dell'Utri, Tonino D'Alì, Totò Cuffaro e così via.
Tornando a Messina Denaro, come ben sa, la dottoressa Teresa Principato, che per anni si è occupata proprio dell'inchiesta per la cattura del boss di Trapani e che oggi è in pensione, ha parlato della rete occulta del boss, fatta di faccendieri, politici, funzionari di Stato e persino membri della massoneria. Inoltre ha denunciato gli ostacoli ricevuti durante le indagini.
Per questo non sottovalutiamo nulla.
E' presumibile pensare che attualmente, dopo l'arresto di Messina Denaro, la mafia stia giocando una nuova partita? E' possibile che ancora una volta, mentre si discute a livello politico di temi come il 41 bis, l'ergastolo ostativo e le intercettazioni, vi sia un ricatto in corso da parte di quelle componenti mafiose che sanno la verità sulle stragi?
Domande che poniamo sul tavolo e che speriamo, ovviamente senza violare il segreto istruttorio, possano trovare riscontro in un suo parere.

Foto © Deb Photo

Dossier Arresto Matteo Messina Denaro

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