Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

"Dai loro frutti riconoscerete chi sono"

Joseph Ratzinger, 265º papa della Chiesa cattolica, si è spento il 31 dicembre del 2022.
Credenti e laici, com'è giusto che sia, hanno manifestato nei giorni scorsi la loro vicinanza e il loro rispetto.
Benedetto XVI si dimise nel 2013 e al soglio pontificio salì in seguito Papa Bergoglio.
Il conclave che lo elesse il 13 marzo 2013, gli chiese di avviare una radicale opera di riforma:  dalla Curia romana, di cui il 19 marzo 2022 è stata pubblicata la nuova costituzione apostolica, Praedicate Evangelium, al contrasto della pedofilia del clero. Nonostante ciò fu accusato di "idolatria" ed "eresia" da un'accozzaglia di personaggi importanti vicini al Vaticano e di figure altisonanti degli ambienti conservatori della Chiesa: storici, sacerdoti, nobili, studiosi e teologi nostalgici dell’anziano papa emerito. Aspre critiche vennero anche da altri "contestatori" illustri come i cardinali Brandmüller, Urosa Savino, Müller e Burke; o i vescovi Viganò, Azcona Hermoso, Schneider, Voderholzer ed Eleganti. Al tempo costoro criticarono apertamente il Papa per aver fraternizzato con il Grande Imam della moschea di Al-Azhar. Inoltre più di una volta Viganò ha paragonato Francesco ad un 'burattino' nelle mani della massoneria.
Ora che le spoglie mortali di Ratzinger riposano nelle Grotte Vaticane, una nuova e più spietata campagna di denigrazione è tornata a colpire Papa Francesco.
Nello specifico l’arcivescovo Georg Gänswein, segretario particolare del Papa emerito e seppure solo formalmente prefetto della Casa Pontificia, ha scritto un libro con il vaticanista Saverio Gaeta - "Nient’altro che la verità. La mia vita al fianco di Benedetto XVI" (Piemme) - che rischia di creare una vera e propria faida all'interno della Chiesa Cattolica.
Nel libro, monsignor Gänswein torna proprio al momento in cui, all’inizio del 2020, Francesco lo congedò di fatto da prefetto della Casa Pontificia. “Restai scioccato e senza parole”, ha scritto il presule definendosi “un prefetto dimezzato”. Secondo la sua ricostruzione, il Papa gli avrebbe detto: “Lei rimane prefetto, ma da domani non torna al lavoro". Decisione che Benedetto XVI, sempre secondo quanto riferito da Gänswein, avrebbe commentato ironicamente dicendo: “Penso che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode”.
Simbolica è stata la risposta di Francesco durante l’Angelus della festa del battesimo di Gesù: "Il chiacchiericcio è un’arma letale: uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza. Chiediamoci: io sono una persona che divide o una persona che condivide?"
In seguito il Pontefice e l’arcivescovo si sono incontrati in udienza privata nella biblioteca del Palazzo Apostolico per un primo chiarimento. Purtroppo gli attacchi a Francesco sembrano destinati a continuare anche nei prossimi mesi.
Certamente è legittimo esprimere opinioni o critiche, anche aspre, sull’operato del Pontefice. Tuttavia per onestà intellettuale è necessario riconoscere che Benedetto XVI non è stato un santo.
Non è possibile condividere, ad esempio, la sua posizione in merito al "celibato sacerdotale": "La possibilità di ordinare uomini sposati rappresenterebbe una catastrofe pastorale, una confusione ecclesiologica e un oscuramento della comprensione del sacerdozio" scrisse il papa emerito nel libro redatto con il cardinale guineano Robert Sarah.
Continuare ad obbligare preti, sacerdoti, vescovi e cardinali a rimanere nel celibato porta l'uomo a dominare un istinto umano: quello della creazione della vita che ha anche nell'atto sessuale una sua parte.
Coercire questo istinto ha portato preti, sacerdoti, vescovi e cardinali a compiere violenze inaudite ed atti sessuali contro tantissimi innocenti e bambini. Crimini spesso taciuti, nascosti e protetti dagli stessi alti organi della Chiesa. Fatti dimostrati da centinaia di inchieste.
Inoltre prima di divenire Pontefice, Ratzinger, dal 25 novembre 1981 al 2 aprile 2005, è stato Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Ovvero la "nuova veste" della Santa Inquisizione (successivamente conosciuta come Sant'Uffizio), quell'ordine criminale che fu carnefice ed assassino che portò alla morte, in nome della conversione, migliaia di Indios ai tempi della colonizzazione.
Atti contro l'uomo che si perpetrarono mandando al rogo decine e decine di pensatori liberi (su tutti ricordiamo l'uccisione di una figura come
Giordano Bruno) ed oppositori dello Stato Pontificio. Il tutto in nome di un'apparente tutela della dottrina della Chiesa cattolica.
Ricordiamo che nel suo ruolo di Prefetto, Ratzinger, non modificò mai il documento della Chiesa del 1962 chiamato 'Crimen Sollicitationis' emendato dal cardinale Alfredo Ottaviani -  al tempo Prefetto del Sant'Uffizio – e contenente le istruzioni per tutte le diocesi del mondo, su come svolgere i processi riguardanti gli abusi sessuali da parte dei preti.
Nel documento, in sintesi, si mira di più a proteggere l'immagine dell'istituzione della Chiesa che a fare realmente giustizia, poiché la condanna massima prevista per un sacerdote, in caso di abuso, è l’'allontanamento' dalla diocesi di appartenenza.
E poi ancora: sempre in base alle regole del Crimen Sollicitationis, tutto deve rimanere nel più totale silenzio.
Ratzinger, che ha sempre denunciato - a parole - la pedofilia all'interno della chiesa non solo non modificò mai quel documento ma, con una lettera, avocò su sé tutte le indagini per abuso sessuale ponendovi anche il segreto pontificio (in seguito rimosso da Papa Francesco). In base a questa direttiva tutti i fascicoli di indagini delle varie diocesi devono essere mandati in Vaticano, lontano dalle inchieste della magistratura.
Al contrario Papa Francesco in questi anni sta cercando di rinnovare la Chiesa dalle fondamenta.
La "rivoluzione" di Francesco si è resa manifesta quando, preso per mano da don Luigi Ciotti, ha incontrato e consolato, benedicendoli, i familiari delle vittime delle mafie. Un male, quest'ultimo, attaccato più volte dal Pontefice: in ben undici discorsi ufficiali ha sottolineato come la mafia sia il male e di conseguenza in antitesi a Dio. Ma soprattutto è l’unico Papa ad aver sentenziato come autorità suprema la scomunica dei mafiosi dalla Chiesa cattolica (la pena ecclesiastica più severa: implica l'esclusione di un suo membro dalla comunità dei fedeli a causa di gravi e ostinate infrazioni alla morale e/o alla dottrina riconosciuta, ndr). "Quando all'adorazione del Signore si sostituisce l'adorazione del denaro - aveva detto dall'altare della messa nella Piana di Sibari il 21 giugno 2014 - si apre la strada al peccato, all'interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore - aveva proseguito - si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La 'Ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo chiedono i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare". "Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati".
E poi ancora: sono note ormai le lotte del Pontefice contro la pedofilia e il malaffare all'interno della stessa Chiesa da lui presieduta.
Ci auguriamo quindi che il Papa possa proseguire la sua strada di evangelizzazione della Chiesa di Pietro e soprattutto speriamo che continui ad avere questo coraggio per riuscire finalmente a denunciare personaggi potenti che hanno occupato ed occupano indegnamente i luoghi del potere. Un potere che, purtroppo, è sempre stato ben visto e appoggiato da Benedetto XVI.

Realizzazione grafica by Paolo Bassani

ARTICOLI CORRELATI

Il Vaticano riapre l'inchiesta sul caso Orlandi, forse decisiva spinta del Papa


Papa Francesco e la lotta alla mafia
Di Giorgio Bongiovanni

Il Papa emerito, Benedetto XVI, sbaglia!
Di Giorgio Bongiovanni

Sacerdoti, nobili, e intellettuali si scagliano contro Papa Francesco: ''E’ un eretico, andrà all’Inferno''

Papa Francesco ai mafiosi: “convertitevi!”

Papa Francesco: ''I mafiosi non hanno nulla di cristiano, finiranno male''

Papa Francesco contro i mafiosi: ''Convertitevi! O la vostra vita andrà persa''

A sostegno di Papa Francesco

Papa Francesco contro la mafia, Bongiovanni: ''Messaggio politico della chiesa alla mafia''

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos