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L'elezione in Commissione giustizia dell'avvocatessa Giulia Bongiorno

La notizia è breve: con dodici voti la senatrice della Lega Giulia Bongiorno è stata eletta presidente commissione Giustizia. Vice presidenti sono stati eletti Ilaria Cucchi, di Alleanza Verdi Sinistra, e Sandro Sisler, di FdI. I segretari della commissione sono Walter Verini del Pd e Sergio Rastrelli di FdI.
Ecco come continua a colpire la destra fascista che siede nei banchi del potere. Prima l'elezione a Presidente del Senato di un "picchiatore" come Ignazio La Russa, poi il mandato a Giorgia Meloni per un governo che vede tra i suoi sostenitori un uomo che pagava la mafia (Silvio Berlusconi), come leader di quel partito (Forza Italia) da lui fondato assieme a Marcello Dell'Utri, un uomo della mafia a tutti gli effetti (condannato in via definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa).
Se l'emissione del decreto legge sull'Ergastolo ostativo poteva sembrare un bel segno, fermo restando, come affermato dal consigliere togato al Csm Sebastiano Ardita, "alcuni aspetti che vanno migliorati", le ultime scelte messe in campo nel settore giustizia non possono dirsi felici.
L'elezione della Bongiorno è una mossa garantista, assolutamente non antimafia e non anticorruzione e non a favore della giustizia.
Basta ricordare l'immagine dell'avvocatessa al termine del noto processo contro il sette volte Presidente del Consiglio Giulio Andreotti (da lei difeso nel processo per associazione mafiosa andato in scena a Palermo nella seconda metà degli anni Novanta), mentre urla al telefonino "Assolto! Assolto! Assolto!".
Una "fake news" bella e buona, la chiameremmo oggi senza mezzi termini, rispetto a ciò che pochi attimi prima era stato sancito con la lettura del dispositivo della sentenza della Corte d'Appello di Palermo. Un dispositivo che testualmente dichiarava “non doversi procedere… in ordine al reato di associazione per delinquere… commesso fino alla primavera del 1980, per essere lo stesso reato estinto per prescrizione".
Il nostro è un Paese in Guerra. Non solo per l'invio continuo e ripetuto di armi all'Ucraina, accanto alla Nato, contro la Russia.
Il nostro è un Paese in guerra contro la mafia che esiste da oltre 150 anni e che ancora non è riuscito a scoprire il volto dei mandanti esterni delle stragi che si sono sviluppate da Portella della Ginestra ad oggi.
Il nostro è un Paese in guerra contro i Narcos, che in Italia fatturano decine e decine di miliardi di euro nel giro di affari con Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Camorra.
Il nostro è un Paese in guerra contro la corruzione, la concussione, la malasanità, la pedofilia, contro il razzismo, contro quei criminali che non rispettano i diritti umani.
Il nostro è un Paese in guerra per far sì che sia riconosciuto lo Stato indipendente della Palestina per porre fine ai soprusi di Israele.
Il nostro è un Paese in guerra contro il capitalismo sfrenato e spesso illegale delle banche. Scandali indicibili come quelli che hanno riguardato il crac del Banco Ambrosiano, i casi Calvi, Sindona, o più recentemente il caso della morte di David Rossi.
Ecco, in un Paese che è in guerra, il governo fascista elegge un avvocato che è ben disposta a difendere tutti gli imputati eccellenti di queste "guerre" sopracitate.
Per carità, pieno rispetto all'avvocatessa Giulia Bongiorno che legittimamente fa il proprio lavoro nel rispetto del diritto alla difesa, che è costituzionalmente garantito e che difendiamo, nella consapevolezza che anche l'ultimo degli uomini ha diritto a difendersi in qualsiasi processo.
Tuttavia riteniamo che la senatrice Bongiorno, di cui non discutiamo l'onestà e la professionalità, sarebbe potuta essere un membro della Commissione giustizia.
Invece in questo Paese che scorre al contrario si sceglie lei come Presidente e come semplice membro viene nominato il magistrato Roberto Scarpinato che idealmente rappresenta l'accusa proprio in tutte quelle guerre di cui sopra.
Come al solito questa nostra Italia si allontana dalla verità sulle stragi, si allontana dalle verità sui misteri sanguinari della nostra storia. E continua a sprofondare nel suo abisso politico più profondo.

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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