Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il pozzo nero dell'Italia Repubblicana

“Il Boss” Silvio Berlusconi è tornato. Prima in Parlamento come Senatore, a nove anni dall’espulsione dopo la condanna definitiva per le frodi Mediaset (pena scontata). Poi al Governo, a sostegno della neo premier Giorgia Meloni, come leader di quel partito, Forza Italia, da lui fondato assieme a Marcello Dell'Utri, un uomo della mafia a tutti gli effetti (condannato in via definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa).
Con l'Amico Dell'Utri condivide l'iscrizione nel registro degli indagati, a Firenze, come mandante esterno delle stragi del 1993.
Ma Silvio Berlusconi è anche molto altro. E' amico dei mafiosi. Si è incontrato, come riferito dal collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo (testimone oculare), con boss di primissimo piano come Stefano Bontade, Gaetano Cinà e Mimmo Teresi. Ha avuto come “stalliere” Vittorio Mangano, il boss di Porta Nuova assunto da Berlusconi e Dell’Utri nel 1974. Quel Mangano, che Berlusconi e Dell’Utri hanno definito più volte come “un eroe” dopo la morte.
Quello stesso Mangano che, a loro dire in un’intercettazione del 29 novembre 1986, metteva “bombe affettuose”.
Altro che uomo politico “responsabile” e “moderato”. Ha difeso interessi personali, sempre e comunque, portando il Parlamento ad approvargli 60 leggi ad personam, alcune bocciate dalla Consulta perché valutate come incostituzionali. Ha elevato a sistema il conflitto d’interessi, di fatto rendendo legittimo un tal modus operandi.
E' stato iscritto alle liste della loggia massonica occulta P2, di Licio Gelli. Spesso è stato salvato nei processi dalla prescrizione. Ha corrotto parlamentari. Ha più volte strizzato l'occhio al fascismo, elogiando Benito Mussolini.
Ha giustificato l’evasione fiscale e varato condoni tributari, edilizi e ambientali.
Ci ha reso ridicoli agli occhi del mondo tra “Bunga bunga”, “Papi girl” e mozioni come quella su “Ruby nipote di Mubarak”.
Ha epurato giornalisti e artisti a lui sgraditi dalle reti del Servizio Pubblico Rai.
Ha calunniato, offeso e delegittimato, tramite i propri “mezzi di disinformazione” cartacei e televisivi, magistrati, giornalisti, intellettuali che avevano l'unico difetto di raccontare i fatti o cercare la verità.
In questi giorni è tornato a fare il “buffone” parlando della guerra in Ucraina e della sua amicizia con Putin. Lo ha fatto il giorno prima di salire al Quirinale per le Consultazioni di Governo.
No, non capiremo mai come sia possibile che il Presidente della Repubblica abbia accettato di ricevere un personaggio simile.
Non capiremo mai come sia possibile che gli italiani possano tollerare tutto questo.
C'è gente per bene che, facendo finta di non vedere, lo sopporta.
Poi ci sono quelli che inneggiano alla sua figura, dimostrando una certa “passione criminale” per il pregiudicato. Ma tutto ciò non si spiega con la semplice “sindrome di Stoccolma”.
E' questo il pozzo nero dell'Italia Repubblicana.
Abbiamo già accennato alla sentenza Dell'Utri. Nelle motivazioni della sentenza è scritto che per diciotto anni, dal 1974 al 1992, l’ex senatore è stato il garante “decisivo” dell'accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”. E sempre la Corte scrive nero su bianco della “continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all’imprenditore”.
Alla luce di questo rapporto stretto tra i due fondatori di Forza Italia, Berlusconi e Dell'Utri, lascio a voi immaginare se questo partito possa essere considerato o meno, della mafia.
Cosa possiamo dire ancora? Che oggi più che mai possiamo affermare che i nostri martiri caduti, che hanno versato il sangue nelle strade, uccisi a colpi di Kalashnikov o che sono saltati in aria con le bombe, sono offesi e traditi.
L'Italia senza memoria della propria storia diventa italietta e agli occhi del mondo, come diceva Agnelli, è la “Repubblica delle banane”. E se lo diceva uno come lui, si vede che se ne intendeva.

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Berlusconi si ritira, la mafia perde una battaglia

Auguri a Berlusconi e alla mafia

No Mafia! No Berlusconi Presidente!

Elezioni Politiche: l'Italia senza memoria si consegna alla destra

Elezioni politiche: Italia nella morsa della mafia e della corruzione
Di Giorgio Bongiovanni

Berlusconi e i miliardi della mafia

Tra mafia e P2, il senso (s)pregiudicato di Berlusconi per la giustizia

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos