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Esclusi gli altri candidati indipendenti

"Con le correnti bisogna convivere". Così si potrebbe dire volendo parafrasare l'ex ministro Pietro Lunardi. Detto fatto: dopo due giorni di spoglio, il Csm ha i suoi 'nuovi' consiglieri togati. A vincere, senza sorpresa, sono stati in assoluta maggioranza gli esponenti delle correnti. In particolare si tratta in tutto di venti magistrati: sette tra le fila di Magistratura indipendente, la corrente conservatrice, sei gli eletti in Area, quattro in Unicost, uno a testa per Magistratura democratica, un indipendente e uno per il Comitato Altra Proposta. Si tratta di Andrea Mirenda, giudice di Sorveglianza di Verona, storico magistrato “anti-sistema” che – per una strana coincidenza – è stato sorteggiato per correre grazie al meccanismo previsto dalla riforma Cartabia per assicurare la parità di genere. Non ce l'ha fatta invece il pm di Napoli Henry John Woodcock, candidato come indipendente. E neanche Gregorio Capasso, il procuratore di Tempio Pausania, titolare del processo a carico del figlio di Beppe Grillo.

Rimane forte il sospetto che la carenza di magistrati indipendenti possa in qualche modo far riaffiorare quel meccanismo clientelare che ha dominato le nomine per i posti di vertice. Nel 2018 avevano fatto molto discutere le parole usate dal magistrato veronese Andrea Mirenda: aveva parlato di "metodi mafiosi" all’interno del Consiglio superiore della magistratura nel corso di un’intervista rilasciata a Riccardo Iacona in occasione della presentazione del suo libro “Palazzo d’ingiustizia - Il caso Robledo e l’indipendenza della magistratura”. Nello specifico aveva detto che "il Csm ormai non è affatto un padre amorevole per i magistrati, non è più l’organo di autotutela, non è più garanzia dell’indipendenza, ma è diventato una minaccia, perché non vi siedono soggetti distaccati ma faziosi che promuovono i sodali e abbattono i nemici, utilizzando metodi mafiosi". Sempre Mirenda, in una intervista rilasciata a questo giornale aveva ripreso il concetto spiegando che quell’espressione “colorita” (metodi mafiosi ndr) si riferiva alla “pervasività condizionante delle correnti della magistratura nel governo delle nomine”. “Le cose non venivano discusse all'interno della Quinta Commissione – aveva detto - Commissione o al Plenum, ma all'esterno, di fronte a un Csm parallelo ed occulto”.Dunque quello che è accaduto è la conseguenza fisiologica di qualcosa che c'è sempre stato: i cittadini devono esserne consapevoli. E il rischio non si è certo esaurito ora che questo scandalo è venuto a galla”.


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Il giudice di Sorveglianza di Verona, Andrea Mirenda


E poi ancora: “Il problema di tutta questa situazione è che non siamo di fronte ad un banale ‘gioco di poltrone’. L'effetto finale di questo meccanismo è proprio l'asservimento culturale della magistratura. Si è creato un modello di magistrato speranzoso, disponibile per carrierismo a piegare la schiena o a voltarsi dall'altra parte pur di conseguire vantaggi personali. Così abbiamo magistrati ambiziosi, sensibili alle sirene correntizie a scopo carriera, il cui grado di indipendenza è facile immaginare quale possa essere. E' questo il problema che ravviso”.

Queste dinamiche malate sono state descritte anche dal consigliere togato Nino Di Matteo in un suo intervento a ‘Piazzapulita’. Parlando proprio delle pericolose derive all'interno del Csm Di Matteo ha detto che "quando operavo da magistrato alla Procura di Palermo e poi alla Procura nazionale antimafia, avevo contezza che le dinamiche all'interno del Csm fossero dinamiche purtroppo in gran parte condizionate e malate. Condizionate dal prevalere di logiche torrentizie. Prima di essere eletto consigliere al Csm io dissi che alcune logiche del Csm, in particolare quelle che privilegiavano l'appartenenza di un magistrato ad una cordata, o una corrente, assomigliavano ai metodi delle logiche mafiose. Sono stato criticato per questo – aveva detto il magistrato - ma oggi a maggior ragione lo ripeterei. Questo non significa che la magistratura è malata, però noi dobbiamo impegnarci - ha aggiunto -. Quando io ero dall'altra parte e conducevo il procedimento sui mandanti occulti delle stragi o sulla trattativa Stato-mafia io avevo paura del Csm perché in certi momenti mi appariva come un organismo che voleva controllare i magistrati 'non affidabili', cioè non sensibili al richiamo del sistema, dell'opportunità politica. Il Csm dovrebbe essere il baluardo dell'autonomia e dell'indipendenza di ogni magistrato".
Lo scandalo Palamara, tuttavia a messo in mostra tutto ciò che si era tentato di nascondere: un sistema in cui politici e magistrati si spartivano tutto lo spartibile.
E fin qui la versione dei fatti è nota a tutti.
Ma il problema è sorto quanto il governo dei 'Migliori', in particolare il ministro della giustizia uscente Marta Cartabia aveva introdotto la 'riforma ospedaliera' delle correnti.


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I consiglieri togati del Csm, Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo © Imagoeconomica


Come d’altra parte avevano avvertito alcuni magistrati come Nino Di Matteo, Sebastiano Ardita, Nicola Gratteri e altri come loro, la riforma Cartabia ha letteralmente sbarrato la strada alle candidature indipendenti e tolto i freni alle correnti.
Possiamo quindi dire addio, almeno per ora, alla possibilità di avere un organo di autogoverno della magistratura libero dalle "logiche mafiose" e dai tanti 'Palamara' che non sono stati scoperti. Dopo i molteplici scandali, non solo quelli di oggi ma anche quelli ai tempi di Falcone e Borsellino, il Csm continua, purtroppo, ad essere fortemente influenzato dalla politica e dall'appartenenza correntizia.

Saprà il nuovo Consiglio superiore della Magistratura proteggere i magistrati più esposti nella lotta contro le mafie e i loro alleati politici, come ad esempio Nino Di Matteo, Sebastiano Ardita, Luca Tescaroli, Nicola Gratteri, Giuseppe Lombardo, il nuovo Procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e altri come loro.
I fatti finora esposti non fanno ben sperare.
L'ultima speranza rimane comunque nei nuovi movimenti e nei candidati politici onesti, come Roberto Scarpinato, Antonio Ingroia, Luigi de Magistris e pochissimi altri.
Volti puliti ed onesti che potrebbero contribuire ad un cambiamento positivo e di respiro nazionale, affinchè nel nostro amato e disgraziato Paese possa finalmente trionfare la giustizia e la libertà.
In seguito l'elenco completo dei nuovi consiglieri togati. Tutti gli eletti non entreranno subito a Palazzo dei Marescialli: per l'avvio della nuova consiliatura, infatti, bisognerà attendere l'elezione dei 10 laici da parte del Parlamento che si formerà dopo le elezioni politiche di domenica prossima.


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L'urna per le votazioni del Csm © Imagoeconomica


Magistratura Indipendente:

- Paola D’Ovidio, sostituto pg alla Suprema Corte

- Eligio Paolini, pm di Firenze

- Dario Scaletta, pm a Palermo

- Maria Luisa Mazzola, giudice a Bergamo

- Bernadette Nicotra, giudice del tribunale di Roma

- Edoardo Cilenti, consigliere della sezione lavoro della Corte d'appello di Napoli

- Maria Vittoria Marchianò, presidente del tribunale di Crotone


Area

- Antonello Cosentino, consigliere in Cassazione

- Maurizio Carbone, procuratore aggiunto di Taranto

- Maria Francesca Abenavoli, giudice a Torino

- Tullio Morello, presidente di sezione del tribunale di Napoli

- Genantonio Chiarelli, giudice del tribunale di Brindisi

- Marcello Basilico, presidente della sezione lavoro del tribunale di Genova


Unicost

- Marco Bisogni, pm a Catania

- Michele Forziati, consigliere della sezione lavoro della Corte d'appello di Roma

- Roberto D’Auria, giudice del tribunale di Napoli

- Antonio Laganà, consigliere della Corte d'appello di Reggio Calabria


Magistratura democratica

- Domenica Miele, presidente di sezione alla Corte d'appello di Napoli


Altra Proposta

- Andrea Mirenda, magistrato di sorveglianza a Verona, sorteggiato dal Comitato


Indipendente

- L'unico candidato eletto tra gli indipendenti, appoggiato da Md, è il pm di Milano Roberto Fontana


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