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Il segretario del Pd risponde da vecchio democristiano ai giovani attivisti

Come si può stare al governo con un partito che è stato fondato da un uomo condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e da un uomo che pagava la mafia?
A questa semplice domanda la politica, o forse dovremmo dire certi partiti, non sembra voler dare una risposta. Giuseppe Conte, Presidente del Movimento Cinque Stelle, il 21 marzo, a Napoli, ci disse che "eravamo distratti" che questo "è un governo di unità nazionale e quindi non lo abbiamo scelto noi per affinità politica, per sensibilità etica alle altre forze politiche. E' nato in un contesto del genere. Abbiamo risposto ad un appello per non voltare le spalle alla comunità dei cittadini".
Oggi Enrico Letta, segretario del Pd, ha risposto ai giovani attivisti ed artisti del Movimento Culturale Internazionale Our Voice, presenti in via Li Muli in occasione della commemorazione del segretario del Pci siciliano Pio La Torre e del suo autista Rosario Di Salvo, alla stessa maniera.
Ipocritamente, prima di andarsene con la coda tra le gambe, ha cercato di giustificare l'ingiustificabile.





"Perché siete al Governo con un partito che è stato fondato da un uomo della mafia?" hanno chiesto i giovani. "Perché questo è un governo unico, emergenziale e non si può fare altrimenti" la risposta di Letta.
"Non si scende a patti con la mafia. E' ipocrita e incoerente con noi giovani. Ed è ipocrita ed incoerente che siete qua in questo momento alla commemorazione di Pio La Torre" hanno detto ancora i giovani attivisti. "Non è ipocrita. E' la nostra storia e la testimonianza che vogliamo continuare a portare avanti" ha detto ancora il segretario dem, prima di salire in auto, nonostante i giovani continuassero a chiedere il confronto.
Ecco cosa accade in questo Paese.
Se dovessimo fare un viaggio nel tempo è come se in piena Seconda guerra mondiale fosse scoppiata una terribile peste che eliminava indistintamente le popolazioni.
E siccome c'è la pandemia, mentre Hitler prosegue il suo progetto di Olocausto e dominio, i vari Churchill, Roosevelt e Stalin, scelgono di sedersi al tavolo con lui prendendo provvedimenti congiunti per sconfiggere la “peste” in nome dello “stato di necessità”.
Seguendo queste logiche nefaste tutto diventa lecito.
Diventano leciti i patti, le trattative ed i compromessi con quei soggetti che con la mafia hanno avuto a che fare.
Quella stessa mafia che ha posto in essere le stragi, che ha ucciso tante vittime innocenti, sciolto nell'acido bambini e fatto affari sulla pelle dei cittadini,
"Commemorare La Torre è la nostra storia" ha detto Enrico Letta. Un modo strano di farlo appoggiando un governo che promuove l'invio di armi in Ucraina alimentando un conflitto che rischia di trascinarci nella terza guerra mondiale.
La Torre si era schierato contro la Nato e l'installazione dei missili nella base di Comiso. Ed è chiaro che il delitto La Torre fosse il frutto di una convergenza di interessi che andava oltre Cosa nostra.
Ma di questo nessun politico ne parla.


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E siamo curiosi di vedere cosa accadrà domani, quando si terrà la commemorazione della strage di Portella della Ginestra.
La prima strage di Stato, frutto anche di quel compromesso con mafie e sistemi criminali, iniziato già ai tempi dello sbarco degli alleati e l'armistizio di Cassibile.
Come abbiamo detto in altre occasioni, ammesso e non concesso che il governo attuale sia nato solo sull'onda della crisi pandemica, non è scritto da nessuna parte che ci sia l'obbligo di sedere allo stesso tavolo con quei partiti fondati da un uomo della mafia come Marcello Dell'Utri (condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa) e da Silvio Berlusconi, pregiudicato, che la mafia ha pagato, come è scritto nelle sentenze, almeno fino al 1992.
Oggi entrambi, Berlusconi e Dell'Utri, si trovano indagati come mandanti esterni delle stragi, eppure nessuno grida allo scandalo.
E' tutto questo che i due ex Premier fanno finta di ignorare.
Un modo, forse, per giustificare le loro gravi mancanze quando sedevano in Parlamento come quarta carica dello Stato.
Oggi li vediamo presenziare ai grandi eventi dedicati all'antimafia, alla memoria.
Li vediamo riempirsi la bocca di grandi discorsi sulla questione morale, sulla legalità, sulla giustizia.
Rispondendo ad una domanda sulla riforma Cartabia, il segretario Pd ha dichiarato che "le riforme sono importanti" per avere “più efficienza e capacità della giustizia di funzionare” dato che “la mafia ha sempre prosperato su una giustizia inefficiente". Per questo motivo, quindi “lo sforzo di riforma deve continuare".
Ma di quale sforzo di riforma parliamo? Non quello chiesto dagli addetti ai lavori.


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Evidentemente a Letta l'opinione dei magistrati, che in ogni latitudine hanno criticato questa riforma della giustizia, non interessa.
E poiché anche Conte, sul punto, resta silente, dobbiamo dedurre che acconsente?
Questo è l'anno del trentennale delle stragi e nel silenzio generale stiamo assistendo allo smantellamento delle principali normative antimafia.
Ergastolo ostativo, 41 bis, collaborazioni con la giustizia. Tutte normative e istituti che sono finiti nel mirino del legislatore.
A tutto questo si aggiunge l'attacco continuo contro la magistratura, che è in prima linea contro i sistemi criminali, o la volontà perpetua di mettere un bavaglio alla libertà d'informazione.
Anche così si spegne la memoria in un Paese che sta dimenticando la propria storia, ma anche il proprio presente.
Enrico Letta e Giuseppe Conte dovrebbero sapere della forza delle mafie con i miliardi provenienti dal traffico di stupefacenti e dagli appalti.
Letta e Conte dovrebbero denunciare l'omertà di Stato su stragi e delitti efferati che hanno segnato la nostra Repubblica.
La lotta alla mafia nelle agende politiche dei loro governi era relegata particolarmente in basso e nell'attuale è addirittura scomparsa.
Nel frattempo è ancora libero il boss stragista Matteo Messina Denaro, latitante da 29 anni e detentore di segreti di Stato.
Enrico Letta e Giuseppe Conte dovrebbero impegnarsi affinché siano desecretati tutti gli atti ed i documenti sulle tante (troppe) stragi, sui depistaggi ed i delitti che ancora attendono una verità completa.
Ricordare stragi e delitti eccellenti senza chiedersi il perché certe morti siano state eseguite o chi, oltre Cosa nostra, le ha volute è anch'esso un tradimento.
Per tanti giovani e cittadini onesti tutto ciò è inaccettabile.
Ancor di più se si pensa che tutto ciò avviene mentre è in corso una campagna elettorale che pian piano ci porterà alle politiche del 2023.
Un tale, oltre duemila anni fa, si chiamava Gesù di Nazareth, gridava contro scribi e farisei, "razza di vipere" e "guide cieche": "Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati”.
La speranza è che gli italiani sappiano finalmente riconoscere il volto di questi "scribi e farisei" del terzo millennio, senza cadere nell'inganno al momento del voto.

Foto di copertina originale © Imagoeconomica

Foto interne © Davide de Bari

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