Oggi in plenum si è svolta la discussione generale sul parere, elaborato dalla Sesta Commissione, con il quale si sono espresse numerose criticità in relazione agli emendamenti presentati dal Governo al disegno di legge di riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. Nello specifico la Sesta Commissione del Csm ha dato un parere molto critico sulla riforma della ministra Cartabia, a partire proprio dal nuovo sistema elettorale presentato, che anziché realizzare il suo obiettivo, arginare lo strapotere delle correnti, finirà con rafforzarlo.
Tra i pareri più duri c'è stato quello del consigliere togato Nino Di Matteo: "Si è parlato di riforma senz'anima, senza un segno, senza una direzione precisa. Io dico di più, a mio avviso, nel suo impianto complessivo è una pessima riforma perché accentua la deriva carrieristica, perché è stata inizialmente spinta dalla riforma dell'ordinamento giudiziario del 2006” perché “accentua la burocratizzazione del ruolo del magistrato, il controllo politico del pubblico ministero, anche attraverso quelle disposizioni di cui ha illustrato il grande significato il consigliere Cascini, è una riforma che con molte sue disposizioni accentua a discapito della esigenza di approfondimento giurisdizionale e di possibile interpretazione evolutiva delle norma, esclusivamente la logica produttivistica ed efficientista". Secondo Di Matteo si tratta di una riforma “che accentua la possibilità di conflittualità interna ai vari uffici e questo è un aspetto molto preoccupante. E' una riforma che in alcune sue previsioni accentua il pericolo di una magistratura o di magistrati che ricerchino la compiacenza dell'avvocatura, non nella funzione di doveroso rispetto dell'avvocatura ma di acquisizione del consenso. Quindi io ringrazio tutti coloro che sono intervenuti.
Un'ultima annotazione in questa fase riguardano gli interventi sulla riforma del sistema elettorale. Ho condiviso molte parti dell'intervento del consigliere Cascini sui temi di cui ora ho fatto cenno. Non sono d'accordo con il suo intervento quanto si sostiene che il male oscuro del correntismo o delle sue degenerazioni non possa essere efficacemente combattuto con una buona legge elettorale. Sono d'accordo che probabilmente una buona legge elettorale non potrà essere risolutiva. Ma una buona legge elettorale potrà servire a scompaginare i piani di coloro i quali hanno in tutti questi decenni causato, avallato, inseguito e purtroppo ottenuto il risultato di un correntismo esasperato. E a mio avviso - ha continuato - il sorteggio nella sua forma temperata, sarebbe un metodo efficace, non risolutivo, sono d'accordo con il consigliere Cascini, ma efficace per mettere in crisi un collaudato meccanismo per il quale è il gruppo, anzi, non il gruppo ma i suoi apparati interni nazionali e forse ancor di più locali a selezionare i candidati, a selezionarli nel tempo, a costruire percorsi predeterminati che passano da incarichi nella Anm, che devono portare poi a distanza di molti anni alla candidatura nel consiglio superiore della magistratura. Questo in un'ottica, a mio avviso, di compatibilità costituzionale del sorteggio nella sua forma temperata, quindi del sorteggio degli eleggibili, sarebbe il risultato più importante che l'eventuale adozione di un sistema di sorteggio temperato potrebbe far conseguire: verrebbero scompaginati gli schemi, verrebbe messo in crisi un meccanismo collaudato e che ha mortificato non solo l'autonomia e l'indipendenza dei singoli consiglierei o comunque messo in pericolo l'autonomia e l'indipendenza della magistratura ma anche la nobiltà - e lo dico anche se non ho mai fatto parte di gruppi associativi - dell'impegno di tutti i colleghi che hanno fatto parte, o fanno parte dei gruppi". Il magistrato ha voluto anche ricordare l'importanza di una buona legge elettorale in quanto "è una vicenda che riguarda la magistratura, gli assetti di potere complessivi nel nostro paese e la tutela dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura".
Quella di Di Matteo è una opinione niente affatto isolata. Anche il consigliere Sebastiano Ardita ha detto infatti che "in sostanza ci vorrebbe un pò più di determinazione nel dire che il sorteggio non sarebbe una forma scandalosa di scelta dei componenti dell'autogoverno". Per Ardita ,inoltre, la nuova legge elettorale proposta del Governo "amplierebbe il controllo del voto da parte delle correnti che sono delle realtà che esistono" dentro "l'organo di autogoverno" e "il rischio che i gruppi possano operare in maniera non coerente col fine costituzionale è molto evidente".
Inoltre secondo il consigliere togato l'aumento dei consiglieri del Csm da 24 a 30 rappresenta una modifica insufficiente "a garantire una reale pluralismo piuttosto che una reale esigenza di funzionalità dell'ufficio".
Un'altro commento molto forte è arrivato da Giuseppe Cascini, togato di Area, che giudica "gravissima" l'introduzione di illeciti disciplinari per i magistrati del pubblico ministero che informano la stampa dei risultati dell'attività di indagine, "nel 90% dei casi per ristabilire la verità dei fatti". E parla di "un fucile puntato sui pm, in particolare sui procuratori, suscettibili di finire sotto procedimento disciplinare", con effetti pesanti sul "diritto all'informazione" e “sull’autonomia dei pm". Non ha usato giri di parole il consigliere Antonio D'Amato di Magistratura Indipendente: "E' una riforma di basso respiro, che tocca il suo culmine nel controllo politico dei magistrati e soprattutto dei pubblici ministeri, anche perché vuole sottoporre i progetti organizzativi delle procure alle osservazioni del ministro della Giustizia" . "Se tutte le disposizioni della riforma fossero attuate ne verrebbe fuori una magistratura più debole e un organo di governo autonomo più fragile". Allarga il campo delle critiche Michele Ciambellini di Unicost, che teme la trasformazione del Csm in "organo di irrilevanza costituzionale". Tante le critiche anche dal togato di Autonomia e Indipendenza Giuseppe Marra, "non trova nessun consenso neanche da parte delle forze della maggioranza di governo". "Invece di temperare, favorisce il correntismo" è stata infine l'osservazione del laico dei 5S Fulvio Gigliotti.
Il parere definitivo verrà discusso e votato lunedì 21 marzo. La nuova riunione dell'assemblea plenaria voterà il documento che, una volta approvato, sarà inviato alla ministra della Giustizia Marta Cartabia.
Foto © Imagoeconomica
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