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È entrata in circolazione giorni or sono la moneta da 2 euro con incisa la celebre fotografia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, scattata da Tony Gentile il 27 marzo 1992, durante un evento pubblico al palazzo Trinacria di Palermo, nel rione della Kalsa.
Una foto che nell’immaginario collettivo è diventata un simbolo, strumento di memoria di due martiri che hanno sacrificato loro stessi nella lotta alla mafia e al sistema criminale.
Due esempi di morale ed etica per tutte le generazioni del passato, del presente e del domani.
Potrà anche essere questo lo spirito con cui la moneta è stata coniata, specie se si tiene conto che siamo entrati nel trentennale delle stragi, ma a ben vedere c’è qualcosa di beffardo dietro a questo gesto.

Fresco è ancora il ricordo di quando i magistrati, della direzione distrettuale antimafia di Milano, hanno raccontato di un summit di 'Ndrangheta a Paderno Dugnano, al circolo anziani, intitolato ai giudici “Falcone e Borsellino”. I boss si ritrovavano a scegliere insieme il novo capo, parlando senza remore sotto il quadro con i volti dei due magistrati.
Ed oggi quella stessa foto, ignorata dai mafiosi, viene mercificata dallo Stato. O forse dovremmo dire dallo Stato-mafia.
Tanto la strage di Capaci, quanto quella di via d’Amelio, sono ancora avvolte da una cortina di misteri e verità negate tanto che entrambe possono essere considerate come delle vere e proprie stragi di Stato.
Anche per questo la nuova moneta può apparire un vero e proprio sfregio al martirio di Falcone e Borsellino, ai loro corpi, ai loro spiriti e ai parenti delle vittime a cui la verità è sempre stata negata.

Per fortuna non tutto lo Stato è marcio. Vi sono rappresentanti delle istituzioni come i magistrati Nino Di Matteo, Nicola Gratteri, Luca Tescaroli, Giuseppe Lombardo, Roberto Scarpinato, Sebastiano Ardita e tanti altri come loro, che, invece di seguire la scia della sterile retorica, continuano a onorare la Costituzione facendo ogni giorno il loro dovere impegnandosi proprio nel contrasto ai sistemi criminali, raccogliendo idealmente quel testimone lasciato da Falcone e Borsellino.
Quella stessa Costituzione di cui è garante il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (da poco rieletto), il quale nel suo discorso di insediamento del 3 febbraio 2015 aveva classificato la lotta alla mafia e alla corruzione “come priorità assolute”.
I governi e la maggioranza della classe politica hanno fatto orecchie da mercante alle indicazioni di Mattarella e i mandanti esterni delle stragi di Capaci e Via D'Amelio, così come gli eventuali attori di origine Oltreoceanica presenti e il super latitante Matteo Messina Denaro, non sono ancora stati individuati né arrestati.

La moneta è entrata in circolo e tutti i cittadini non potranno che usarla.
Ma in questo Paese non sempre ciò avverrà per scopi ordinari: ad esempio è facile immaginare "Falcone e Borsellino" mentre passano di mano in mano per pagare una dose di droga o mentre finiscono nelle tasche di un capo mafia, di un politico, oppure di un imprenditore legato al malaffare.
Ecco dunque l’amara beffa.
Sembra proprio che ai nostri due martiri uccisi da Cosa Nostra e non solo abbiano riservato, quasi a voler 'fotocopiare' il Paese dello Zio Sam, lo stesso destino del presidente John Fitzgerald Kennedy: morto in odor di Stato deviato, senza verità, e infine stampato sulla moneta da mezzo dollaro.

ANTIMAFIADuemila
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