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di Giorgio Bongiovanni

Se c'è qualcosa che abbiamo capito dalle ultime elezioni del Presidente della Repubblica è che la politica, quella con la "p" minuscola, ha dato il peggio di sé, tra proposte indecenti (vedi quella per la nomina del pregiudicato Silvio Berlusconi, che pagava Cosa nostra ed ha fondato un partito con un uomo della mafia), giochi di potere, trattative e tradimenti incrociati. 
Per uscire dall'impasse l'unica via era chiedere a gran voce a Sergio Mattarella di restare alla guida dello Stato. Una condizione che, lo abbiamo scritto più volte, abbiamo auspicato su questo giornale assieme al nostro editorialista Saverio Lodato. Mattarella avrebbe voluto altro. Lo ha detto più volte negli ultimi mesi. Però, vista la situazione di crisi politica, con una maggioranza di governo frammentata, la pandemia ed uno scenario internazionale delicatissimo (con tanto di una possibile guerra alle porte in Ucraina), "si è messo a disposizione". 
Vedremo per quanto tempo resterà alla guida del Paese. Sulla Carta dovrebbe rimanere in carica per altri sette anni, ma le voci su un mandato con "scadenza anticipata" sono risuonate forti in queste settimane. 
Certo è che la scelta di confermare Sergio Mattarella appare come la più logica, che ci salva anche agli occhi della critica internazionale. 
In questi due anni di pandemia è stato il Presidente che ha compattato il popolo italiano invitando anche l'Europa ad esercitare valori di solidarietà. 
Non solo. In un tempo in cui la magistratura si è trovata ad affrontare la sua crisi più grande, a causa di scandali come quello del caso Palamara, aveva denunciato "l'inammissibile commistione tra politici e magistrati". 
In qualità di Presidente del Consiglio Superiore della magistratura ha espresso la propria vicinanza e solidarietà nei confronti di Nino Di Matteo e Nicola Gratteri, in quel momento  colpiti da gravissime minacce mafiose. Uno dei due (Di Matteo) addirittura condannato a morte dal capo di Cosa nostra Totò Riina (deceduto) e dal superlatitante Matteo Messina Denaro
Due interventi, quelli del Capo dello Stato, a favore di quei magistrati in primissima linea nella lotta ai sistemi criminali. 
Un segnale importante se si considera che certe parole vengono da un familiare vittima di mafia. E la speranza è che certe prese di posizione possano essere sempre più forti. 
Questo è l'anno del trentennale delle stragi. 
In Parlamento sono in discussione importantissime leggi che andranno a formare la nuova normativa antimafia sull'ergastolo ostativo. 
In questi anni, nei vari discorsi di fine anno, la parola mafia è stata pronunciata poco o niente. 
La nostra speranza è che nel suo nuovo discorso di insediamento possa far capire, una volta per tutte al Paese, che quello della criminalità organizzata è uno dei problemi più urgenti da affrontare e che deve essere la "priorità assoluta" nell'agenda politica di qualsiasi Governo. 
Sarebbe un segnale a tutta la politica per un cambio di marcia reale. 
Del resto Mattarella non ha nulla da perdere. 
E' la politica che lo ha richiamato a gran voce.  
A lei, Presidente, non resta che augurarle un buon lavoro.

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