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Il Foglio attacca Gratteri e altri magistrati

Ai tempi dell'Ancien Regime francese, quello dei cardinali-ministri Richelieu e Mazzarino e di Luigi XIV, apogeo dell'assolutismo dell'epoca, i potenti solevano servirsi dei libellisti (una sorta di “giornalisti del tempo”) per scagliarsi contro e screditare tutti i Voltaire di turno, i pensatori illuministi ed i filosofi che osavano sfidare il potere stesso, portando avanti quella che può essere definita come una vera e propria rivoluzione culturale e filosofica.
Oggi, nell'anno domini 2021, accade la stessa cosa, solo che i "nemici" del "Re Sole" hanno il volto di quei magistrati che, senza fare sconti a nessuno, seguono il principio sancito dall'articolo 3 della nostra costituzione ("Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali").
E così accade che certi giornalucoli arrivano a gettare fango sul loro operato.
Oggi è il turno del Foglio, fondato da Giuliano Ferrara ed oggi diretto da Claudio Cerasa che nel suo editoriale, in maniera assolutamente preventiva e pretestuosa, attacca il Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, in un editoriale dal titolo "Resistere alla Gratteri Associati si può. Da Roma a Milano, le procure cambiano. La spallata che serve (anche dal Colle) contro il virus giustizialista". Una lunga disquisizione, parlando degli ormai imminenti pronunciamenti del Csm sulle nomine dei ruoli di vertice nelle Procure di Roma, Milano, e per la Procura nazionale antimafia (in successione a Federico Cafiero de Raho), in cui viene data una "dritta" al Capo dello Stato e al Consiglio superiore della magistratura, di cui il capo dello stato è presidente: "Resistere alla Gratteri Associati".
Quindi, dopo aver indicato i "favoriti" per ogni sede (Lo Voi per Roma, Viola per Milano e Melillo per la Procura nazionale antimafia) festeggia, perché "grazie al cielo, tra i posti che contano, il rischio di avere un figlioccio di Davigo, di Di Matteo, di Mani pulite e di Gratteri è quasi inesistente".
Ed è assolutamente indicativo che gli elogi per Lo Voi e Melillo sono per essere riusciti, il primo "a far dimenticare a Palermo l’epoca degli Ingroia e dei Di Matteo" ed il secondo "nel miracolo in questi anni di aver trasformato Woodcock in un mezzo garantista".
Nomi chiari e precisi per indicare coloro che vengono visti come i "nuovi nemici del Re Sole". E non sia mai che possano in qualche modo arrivare ad avere certi incarichi.
Ecco perché, nel finale, dunque, si arriva a chiedere a Mattarella l'ultimo sforzo contro i giustizialisti.
E' questo il lavoro dei "libellisti, leccaculo del Re Sole", del resto.
Attaccare i "giusti", magistrati con la schiena dritta e "liberi pensatori" di oggi che rappresentano l'ultimo baluardo a difesa della Costituzione e che vogliono riformare quella vecchia magistratura obsoleta che si è piegata al correntismo, al carrierismo ed all'opportunismo politico e che in molti casi si è corrotta eticamente (se non anche penalmente).
Quelli che vengono definiti come "giustizialisti" non sono altro che quei magistrati che hanno il coraggio di compiere indagini contro un Sistema criminale che è sempre più integrato con il potere e che vogliono cercare la verità su stragi, delitti, fatti e misfatti che hanno riguardato (e riguardano) la storia del nostro Paese.
Loro sì, degni eredi di quei magistrati e martiri (28 dal 1969 al 2015) che sono stati uccisi dalle mafie (Cosa nostra, 'Ndrangheta e Camorra) e dal terrorismo, nero o rosso che sia.

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani - Opera originale: ritratto di Daniel Lambert, autore sconosciuto

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